Forza Italia è in crisi: beneficio per Salvini e problema per Meloni

ITALIA. Gli ultimi sondaggi dicono che Forza Italia, dopo il picco registratosi in occasione della scomparsa di Berlusconi, è tornata a calare nei sondaggi: siamo intorno al 7%, un punto in meno.

E siccome nello stesso tempo cala, sia pure di poco, anche Fratelli d’Italia (intorno al 28%) mentre cresce la Lega che torna a «vedere» la doppia cifra (9,4%), c’è da dedurre che è in corso un deflusso di voti dal partito azzurro privo del suo fondatore carismatico verso Matteo Salvini. Curioso, se non altro perché negli ultimi tempi - a parte la consonanza di posizioni con il Cavaliere su Putin - Salvini aveva più volte polemizzato e sfidato Berlusconi senza alcun timore reverenziale. In ogni caso, ora Silvio non c’è più: che fine farà Forza Italia?

Chi deve temere di più una crisi verticale degli azzurri non è Salvini (se, come pare, se ne potrebbe avvantaggiare) quanto Giorgia Meloni il cui governo poggia anche sulle gambe di senatori e parlamentari berlusconiani. L’appannamento della leadership del signore di Arcore aveva da tempo messo in crisi di identità Forza Italia ma finché lui era in vita, la casa è rimasta in piedi e la lotta delle correnti interne si è contenuta, ora invece le cose potrebbero precipitare in un tutti contro tutti assai poco favorevole alla stabilità del governo che potrebbe essere preso in ostaggio di volta in volta da questo o quel mini raggruppamento di azzurri impegnati in una guerra tutta personale. C’è da sperare che la «famiglia» Berlusconi aiuti a tenere uniti i vecchi sodali ma allora perché Meloni ha riservato parole così sprezzanti alla primogenita Marina («Non rispondo, lei non è un soggetto politico») che aveva criticato in una lettera al «Giornale» l’iniziativa della Procura di Firenze che è tornata ad indagare Berlusconi per i suoi presunti legami con la mafia? È probabile che la posizione della figlia in difesa del padre, essendo intrisa di polemica contro la «persecuzione giudiziaria» da parte dei giudici ostili e di cultura iper garantista, possa disturbare Meloni in quanto tipica esponente semmai di una linea più giustizialista, peraltro messa in crisi quotidianamente dalle posizioni del Guardasigilli Nordio (che vorrebbe abolire anche il concorso esterno in associazione mafiosa modellato da Giovanni Falcone). Può darsi. Ma per fare questo sarebbe stato sufficiente derubricare lo sfogo di Marina, appunto, al grido di dolore di una figlia a nome del padre da poco scomparso. Quel relegarla bruscamente ai bordi della scena politica invece può dire altre cose. Perché tutti sanno, come ha ripetuto ieri Paolo Berlusconi, che «la famiglia» non si distaccherà mai da Forza Italia (che peraltro ha debiti con Arcore per circa 100 milioni), e quindi chi ha interesse a mantenere in piedi il partito deve per forza avere buoni rapporti con la capofamiglia che è proprio Marina Berlusconi. La quale ha smentito di essere «irritata» per le parole della premier (ma questa è diplomazia).

Chi guarda la scena dall’esterno è Matteo Renzi. Licia Ronzulli, la forzista un tempo vicinissima a Berlusconi e poi defenestrata, dice che se il leader di Italia Viva decidesse di entrare in Forza Italia sarebbe il benvenuto: non si è forse detto che Matteo è l’erede che Berlusconi non ha mai avuto? Certo la cosa non farebbe piacere ad Antonio Tajani, neo segretario di Forza Italia e suo leader naturale del post berlusconismo, però indubbiamente Renzi potrebbe ritrovare l’esercito che ha da tempo perduto e gli azzurri vedere in lui il nuovo leader cui affidarsi per l’attraversamento del deserto. La compatibilità politica c’è tutta: sarebbe veramente uno spettacolo assistere ad un Renzi improvvisamente di nuovo in maggioranza, a sostegno del governo di centrodestra, pronto a duellare come alleato con Meloni e Salvini. Come minimo sarebbero fuochi d’artificio.

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