Gli sfollati per il clima
Invisibili ma non al Papa
L’anno scorso, primi sei mesi con la pandemia che ha sconvolto la vita, i rifugiati per disastri naturali sono già arrivati a quota 25 milioni. Ma le crisi climatiche assai acute sono poco studiate. Per molti governi semplicemente non esistono e il «negazionismo climatico» dà fastidio al Papa. Nondimeno il fenomeno, se continua ad essere sottovalutato, rischia di esplodere in modo dirompente. Il Papa trasforma così la famosa frase di Amleto «essere o non essere» in «vedere o non vedere» e spiega che «questo è il problema». La cause sono molte: desertificazione, scarsità d’acqua, tempeste, alluvioni e incendi. Tra il 2008 e il 2018 gli sfollati climatici sono arrivati a 253 milioni, dieci volte di più degli sfollati a causa dei conflitti.
E stanno anche peggio, «divorati», annota Bergoglio, «da condizioni che rendono impossibile la sopravvivenza»: «Partono pieni di speranza ma per lo più finiscono in bassifondi pericolosamente sovraffollati e aspettano il loro destino». Tuttavia loro storie non hanno effetto sull’opinione pubblica, che preferisce voltarsi dall’altra parte, ignorare un’emergenza che invece ha bisogno di «risposte globali». Il documento vaticano è un decalogo da mandare a memoria con risposte precise per affrontare la crisi a partire da una maggiore consapevolezza, anche accademica, per promuovere la ricerca sui cambiamenti climatici e i profughi in un tempo in cui, è la critica del documento, «gli studi sugli scenari futuri sono piuttosto vaghi».
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