I passi avanti
fra Trump e Kim
Intanto perché qualche risultato l’ha già prodotto. La Corea del Nord, per dirne uno, ha interrotto gli esperimenti missilistici che inquietavano l’Asia intera, a partire dal Giappone che, proprio in virtù del «rischio Kim», ha modificato la Costituzione pacifista per potersi riarmare. Secondo: i rapporti tra le due Coree si sono ammorbiditi e intensificati, tanto che Kim e il presidente sudcoreano Moon Jae-in (lui sì, pacifista) si sono già incontrati tre volte, mentre un quarto incontro è previsto per ottobre a Seul, capitale del Sud, dove per la prima volta approderebbe un leader della Corea del Nord. Terzo: in ogni caso, la Corea del Nord si è riavvicinata al resto della comunità internazionale, il che è sempre meglio di com’era prima. Gli esperti, che vedono sempre il bicchiere mezzo vuoto, diranno che di concreto finora c’è poco. L’arsenale nucleare della Corea del Nord è sempre là, non ancora smantellato. Le truppe americane sono sempre di stanza in Corea del Sud. E le sanzioni economiche contro la Corea del Nord, sia quelle degli Usa sia quelle dell’Onu, sono sempre in vigore. Cosa che non invoglia la Corea del Nord a disarmare, visto che le notizie sull’Iraq e sulla Libia sono arrivate anche là. Ma se la Corea non disarma gli Usa non smettono di minacciarla, e così via, in una perenne ripartenza dal via.
Che pochi incontri al vertice potessero cancellare due anni (1948-1950) di guerra diretta tra le due Coree, tre anni (1950-1953) di guerra mondiale mascherata in cui gli americani persero 480 mila uomini, i cinesi 780 mila e i russi quasi 30 mila e decenni di guerra fredda e minacce reciproche, è cosa che può pensare, appunto, solo un esperto. La politica internazionale ha tempi e modi diversi, non è un laboratorio o una fabbrica e risponde al principio generale che dice: finché i leader si parlano gli eserciti non si sparano. Dovremmo ricordarcelo, visto che la primavera scorsa, quando Trump e Kim si insultavano a distanza, i giornali di tutto il mondo erano pieni di allarmi su una nuova guerra in Asia, forse persino nucleare. In più, andrebbe considerato il ruolo e il peso del convitato di pietra di questo summit di Hanoi: la Cina. La Corea del Nord è sopravvissuta finora alle follie della propria dirigenza grazie al sostegno di Pechino. Chi regge le sorti del colosso cinese, però, è tutt’altro che cieco e men che meno stupido.
© RIPRODUZIONE RISERVATA