Il Conte in solitudine non piace ai democratici. La partita dei fondi Ue
L’irritazione del Pd è che il premier avrebbe agito da solo, nel suo «splendido isolamento», tagliando fuori anche il ministro Gualtieri, al quale non intenderebbe lasciare il pallino del «patto sociale».
Una fuga in avanti frettolosa e da protagonista unico, mentre lo stesso Conte è incalzato perché risolva i dossier che si stanno accumulando e che, se non risolti, saranno dolori: Atlantia, Ilva, Alitalia, Borsa italiana. Dietro l’onda inquieta si coglie la variabile indipendente (ma pur sempre dipendente dalla fiducia del Pd) di Conte: un premier sui generis, ritrovatosi indispensabile un po’ a tutti, anche ai sodali di ieri. L’ex avvocato del popolo, il cavaliere solitario, riassume una figura anomala, privo di uguali in Europa: è alla testa di un governo senza essere leader di un partito e avere una collocazione definita, non è un tecnico (neppure si sente tale) e non è un politico in senso pieno. La sua forza e la sua debolezza. Ha gestito in via quasi esclusiva, almeno sul piano mediatico, la fase 1 e 2 del coronavirus e non intende retrocedere nella fase 3. I sondaggi lo incoraggiano e vuole giocarsi la sopravvivenza su un doppio livello: da un lato spendere sino in fondo la rendita da apprezzamento personale, dall’altro evitare di essere cucinato a fuoco lento per non arrivare in difficoltà all’autunno caldo.
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