Il non profit assente?
No combatte la pandemia

Intorno alla grande tragedia della pandemia di coronavirus, sono state innescate anche polemiche stucchevoli e pretestuose, ma soprattutto dal contenuto falso. In Facebook un medico di Torino ha scritto un lungo testo chiedendo che fine avessero fatto, nel momento del bisogno in Italia per contrastare il virus, le organizzazioni non governative (ong) impegnate nel salvataggio di naufraghi nel Mediterraneo e in generale gli enti non profit che si spendono per dare una dignitosa accoglienza ai migranti. Il tema è stato rilanciato dal giornalista-istituzione Bruno Vespa, che il 21 marzo ha pubblicato sul suo profilo Facebook un breve video in cui dice: «Ricordate Medici senza frontiere (Msf, ndr)? Adesso sono scomparsi. O meglio, forse sono nascosti nelle corsie di Bergamo, Brescia, Cremona. Forse non vogliono far sapere che sono lì e stanno lavorando eroicamente».

Per poi instillare il dubbio: «Ma se per caso non ci fossero, se per caso davvero se ne fossero dimenticati, forse è il caso di ricordarglielo: c’è bisogno di loro, stavolta. Anche se non c’è politica, anche se non c’è propaganda, anche se non ci sono le televisioni a propagandarne il lavoro. Che corrano, che tornino davvero a bordo, a bordo dell’emergenza».

Ma il re dei talk show, conduttore di «Porta a Porta», considerata dai politici una sorta di terza Camera parlamentare, è disinformato: dal 12 marzo Msf è presente con un’équipe di medici e logisti negli ospedali di Lodi, Codogno, Casalpusterlengo e Sant’Angelo Lodigiano, il grande focolaio che in quei giorni fronteggiava ancora un altissimo numero di casi di coronavirus. «Quando abbiamo registrato il primo, il virus era già in circolazione. Adesso per noi è importante gestire questa epidemia ed evitare nuovi contagi. L’affiancamento di Msf è molto importante, stiamo già imparando molto» aveva spiegato Andrea Filippin, direttore medico del presidio ospedaliero di Codogno.

Le parole tendenziose sono valse a Vespa un doppio esposto al Comitato per il codice etico della Rai e al consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti del Lazio. L’affermazione sulle televisioni che propagandano il lavoro della ong è un’insinuazione offensiva: oggi Msf è presente in 40 Stati per contrastare il coronavirus, ma continua a operare con ospedali e ambulatori anche in Libia e in Siria, dove le telecamere Rai non si spingono per ragioni di sicurezza.

Le navi umanitarie hanno sospeso la loro attività nel Mediterraneo per i limiti imposti proprio dalla pandemia di Covid 19. Mediterranea saving humans, che gestiva l’imbarcazione «Mare Jonio», ha invece aperto un ambulatorio di assistenza psicologica ai contagiati e al personale sanitario dell’ospedale di Bologna. Sul fronte anti coronavirus è impegnata anche la ong spagnola Open Arms, che ha «prestato» medici e infermieri anche all’Italia. Un dottore è operativo al Pronto soccorso del «Papa Giovanni». All’ospedale da campo alla Fiera è invece presente un’altra ong, Emergency, che opera in teatri di guerra, contro le epidemie, nel soccorso ai migranti e nelle periferie italiane. Gestirà 12 letti mettendo a disposizione 43 persone specializzate.

Le parole del medico di Torino e di Vespa hanno dato la stura nel chiuso dei social a un dibattito prevedibilmente mefitico e gretto, con le solite accuse generalizzate di affarismo a enti «no profit» e alle Caritas, ancora colpevoli di essersi impegnati nell’accoglienza dei migranti. Il termine giusto è «non profit»: significa non che non viene realizzato profitto dalle attività sociali, ma che questo profitto deve (deve) essere reinvestito nei progetti degli enti. Quanto alle Caritas, a decine in questo tempo sono impegnate nelle province italiane distribuendo viveri e assistendo anziani e famiglie in difficoltà per via della pandemia. La Caritas bergamasca ha tra l’altro destinato 350 mila euro al progetto «Abitare la cura», per dare accoglienza ai pazienti quando non è possibile tornare a casa in sicurezza. Ma per vincere la sfida contro la pandemia è schierato il mondo del non profit, dalle cooperative sociali alle associazioni che hanno ricalibrato i loro obiettivi. Senza telecamere nei dintorni.

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