Il risveglio delle piazze e il Pd landinizzato

ITALIA. Oggi a Roma si replica. Dopo lo sciopero generale indetto da Cgil e Usb per protesta contro il sequestro della Flotilla da parte degli israeliani si replica con una manifestazione per le piazze della Capitale dopo che gli attivisti Pro Pal e gli iscritti alla Cgil e ai sindacati di base ieri hanno riempito quelle di decine di città italiane oltre ad aver tentato o dato l’assalto a porti, aeroporti, stazioni, strade e tangenziali.

Lo slogan scandito era: «Blocchiamo tutto» e, tra molte persone pacifiche che si limitavano a sventolare bandiere palestinesi, alcuni facinorosi l’hanno preso alla lettera devastando la Ogr di Torino o la sede di Leonardo a Torino o scontrandosi qua e là con la polizia cui era stato ordinato di difendere soprattutto le strutture di trasporto pubblico. Ed è anche per questo che tra gli slogan, erano frequenti quelli contro Matteo Salvini che avrebbe voluto precettare i lavoratori dei servizi pubblici ma poi ci ha ripensato salvo avvertire gli scioperanti che stavano partecipando ad una iniziativa «illegittima» (Garante dixit) e quindi ne avrebbero pagato le conseguenze. Motivo per cui tra il vicepremier e il capo della Cgil Landini si è intrecciato un acido battibecco durato tutta la giornata.

La Cgil sostiene che almeno due milioni di persone abbiano partecipato alle manifestazione e che l’adesione allo sciopero abbia toccato il 60 per cento

Tirando un primo bilancio, la Cgil sostiene che almeno due milioni di persone abbiano partecipato alle manifestazione e che l’adesione allo sciopero abbia toccato il 60 per cento. Probabilmente, come sempre, i numeri sono stati arrotondati per eccesso però non c’è dubbio – le immagini lo dimostrano – che le piazze fossero piene davvero, e non più solo delle pantere grigie della vecchia guardia comunista, ma anche di tantissimi giovani in kefiah, molti dei quali appartenenti alla seconda generazione di immigrati musulmani, perlopiù nordafricani. Di certo è stata una dimostrazione di forza come non si vedeva da tempo.

Le fratture politiche

La sinistra nella sua triplice veste – il Pd, Avs e 5S – si è agganciata alla iniziativa di Landini sposandola in pieno e senza curarsi delle critiche ricevute, per esempio, da Matteo Renzi («Due scioperi per Gaza in dieci giorni? Non discuto ma vorrei vederne uno per le pensioni e gli stipendi bassi») e di Carlo Calenda («Tacciono su Stellantis che distrugge il settore automobilistico italiano ma urlano per la regata dei Pro Pal»). Dal centrodestra naturalmente si è reagito sostenendo che la realtà dello sciopero era una strumentalizzazione dei morti palestinesi per dare una spallata al governo Meloni, e che tanti impegno non si è visto per i civili ucraini massacrati dai russi o per i cristiani decimati in Sudan dagli islamisti.

Una incompatibilità di fondo, tra parti politiche, che ha impedito l’altroieri al Parlamento italiano di prendere una posizione univoca sul piano di pace americano per la Striscia, con la sinistra che ha presentato alla Camera le sue risoluzioni e che su quella del governo – per quanto depurata delle parti più divisive - si è limitata all’astensione. Una decisione che ha lacerato soprattutto il Pd la cui componente riformista interna è sempre più tramortita dalla landinizzazione del partito (nonostante la batosta presa al referendum sul lavoro e l’immigrazione) e dalla deriva radicale della segretaria Schlein. Tant’è che i riformisti, oltre a convocare pensosi convegni, hanno ormai disconosciuto Stefano Bonaccini come loro leader in quanto considerato troppo accondiscendente con Elly e la sua linea «testardamente unitaria» verso Conte e Fratoianni. Siamo ormai arrivati anche al voto per la Regione Calabria - dove si vota domani e lunedì - e vedremo se i calabresi la pensano come i marchigiani oppure no.

© RIPRODUZIONE RISERVATA