Il tempo delle scelte nel mondo e a Bergamo

ITALIA. L’inaugurazione di un anno accademico, quello che ci accingiamo a celebrare questa settimana, non è una cerimonia formale, ma rappresenta un momento di riflessione sul futuro.

Nell’antica Roma si chiedeva ad un àugure di interpretare la volontà degli dèi attraverso l’osservazione dei segni, in particolare il volo degli uccelli, prima di intraprendere azioni importanti come la fondazione di una città, l’inizio di una campagna bellica o la promulgazione di nuove leggi. Si rivolgeva lo sguardo verso il cielo per ricevere il consenso divino e comprendere il momento propizio per procedere con l’«inauguratio», termine che indica proprio l’atto solenne di apertura e consacrazione di un luogo o di un incarico pubblico. L’inaugurazione di un anno accademico, quello che ci accingiamo a celebrare questa settimana, non è una cerimonia formale, un rito accademico, ma rappresenta un momento di riflessione sul futuro, uno sguardo verso l’orizzonte, in cui la comunità universitaria si interroga sulle sfide e sulle opportunità che ci attendono dialogando e confrontandosi con i principali attori del mondo economico, sociale e culturale del territorio.

Oggi, più che in passato, siamo chiamati a riconoscere che il futuro non è una prospettiva lontana né un terreno su cui possiamo permetterci di indugiare. Le sfide che ci attendono – dalla sostenibilità ambientale alla trasformazione digitale, dal declino demografico alle politiche di welfare – richiedono decisioni tempestive e azioni concrete.

Il tema della tecnologia

Nel corso delle mie visite istituzionali in Cina, in virtù delle collaborazioni con le locali università e centri di ricerca, ho avuto una chiara evidenza dei salti tecnologici che quel Paese sta registrando. Un’innovazione tecnologica non fine a sé stessa, ma connessa anche all’adozione di pratiche di sostenibilità ambientale che avrebbero dovuto in realtà rappresentare il vero differenziale competitivo strategico del nostro Continente. Pur muovendoci sullo stesso pianeta, vi è la percezione di assistere a una sorta di curvatura spazio-temporale che, al di là delle differenze di fuso orario, sta generando una progressiva dilatazione della velocità di scorrimento delle lancette di orologio tra le diverse regioni del mondo e i suoi continenti.

Il rapporto presentato lo scorso anno da Draghi sul futuro della competitività europea, che evidenziava la necessità di affrontare congiuntamente i profondi cambiamenti in atto per evitare ritardi critici, non ha prodotto gli effetti auspicati. Le dinamiche geopolitiche dell’anno corrente hanno trasformato quelle proiezioni future in una realtà ancora più complessa e urgente.

Il tempo delle scelte

È venuto il tempo delle scelte e non più delle parole. Scelte coraggiose e lungimiranti che ci permettano di guardare insieme al futuro del nostro territorio, un territorio dinamico e ricco di eccellenze - nella manifattura avanzata, nel campo della salute, delle tecnologie digitali - che fonda le sue radici su uno spirito calvinista, proprio delle grandi famiglie di industriali che si insediarono nella bergamasca intorno alla metà dell’Ottocento, con un forte senso comunitario legato ai suoi profondi valori di cattolicesimo sociale. Un’azione collettiva che ha permesso di sgominare un nemico invisibile durante i momenti più bui della pandemia e di ricostruire il tessuto economico e sociale con una più consapevolezza delle proprie forze.

Tre dorsali d’innovazione

Occorre però unire queste punte di eccellenza in un disegno comune, altrimenti si rischia di avere tante oasi in un deserto che si fa sempre più incalzante. Tre sono a mio avviso le dorsali di innovazione sulle quali si deve operare per dare una identità e un valore strategico al lavoro delle singole realtà. Una dorsale Med-tech, che congiunga il Kilometro Rosso, con l’Istituto Mario Negri, il Polo di Dalmine, con il suo Campus Universitario e il Digital Health Lab della Fondazione Anthem, e l’Ospedale Papa Giovanni XXIII. Dall’altro, la dorsale Meccatronica, che connetta il Campus Universitario di Caniana con il Kilometro Rosso e il Polo di Dalmine, coinvolgendo pienamente anche il Point. E infine la dorsale delle Industrie Creative con il «miglio della cultura» che, partendo dal Campus di Sant’Agostino, attraversa i poli museali dell’Accademia Carrara e della Gamec, trovando un cuore pulsante negli spazi futuri del Campus Montelungo, concepito non solo come residenza universitaria ma come luogo culturale e di creatività dei nostri giovani. Il tempo delle scelte e delle responsabilità. Una responsabilità che il nostro Ateneo sente propria nella sua missione istituzionale di essere un’agorà, un luogo di generazione di idee e di sviluppo di progettualità. Non assumere quindi il ruolo sacerdotale di un àugure ma contribuire attivamente allo sviluppo economico e sociale del nostro territorio.

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