Integrare l’Europa
la sponda tedesca

Olaf Scholz è il nuovo cancelliere della Repubblica federale di Germania. L’ex borgomastro di Amburgo è una vecchia volpe della politica .È stato per quattro anni ministro delle Finanze dell’ultimo governo Merkel, dell’ex cancelliere cristiano-democratico ha imitato lo stile in campagna elettorale, copiato addirittura il modo di congiungere le mani con indice e pollice che si toccano a forma di rombo. La novità è la coalizione: due partiti progressisti, socialdemocratici e verdi con i liberali che nel Bundestag siedono a destra dei cristiano democratici.

Christian Lindner, il loro capo, ha sostenuto fino all’altro ieri le tesi che erano in Italia della Lega, niente restrizioni, niente controlli, al punto da far annullare lo stato di emergenza di Angela Merkel. Adesso la pandemia dilaga e il capo dei liberali si è convertito all’ obbligo vaccinale a partire da febbraio 2022. I liberali sono junior partner ma hanno ricevuto due dicasteri chiave: le finanze e i trasporti con la delega al digitale. Il bacino elettorale Fdp è fatto di piccoli e medi imprenditori e di liberi professionisti. Elettori costituzionalmente Cdu che però hanno lasciato la casa madre per approdare sulle rive dell’ordoliberalismo.

Ed è da questa sponda che si apprestano al contrattacco verso l’accoppiata Macron-Draghi. Non vogliono un’attenuazione dei criteri di Maastricht e guardano al Sud Europa con distacco e malcelato disprezzo. Appare come una contraddizione perché il governo dei colori di un semaforo è disponibile ad avviare processi di maggiore integrazione europea , molto più dell’ esecutivo precedente. L’elettorato verde ha la sua roccaforte nei centri urbani, rappresenta quel nuovo ceto medio che ha guadagnato dalla globalizzazione e dalla rivoluzione tecnologica. I socialdemocratici pescano nel bacino tradizionale dei lavoratori e con la promessa del salario minimo a 12 euro all’ora hanno ottenuto i voti dei sette milioni e oltre di precari. Questi due blocchi sociali possono andare d’accordo con i diffidenti del cambiamento, i tenaci sostenitori della superiorità tecnica e del diritto all’egemonia su un punto: l’idea che la Germania riconquisti la centralità economica perduta. La spesa sociale dello Stato tedesco è passata dal 29,8% del Pil del 2010 al 33,6% del 2020. I vecchi diventano più vecchi, i perdenti della globalizzazione e adesso del Covid crescono, aumentano le tutele sociali in controtendenza rispetto alle misure draconiane imposte dall’ex cancelliere Schröder. I sussidi Hartz IV adesso sono stati migliorati.

Le misure adottate dall’ex dirigente Volkswagen passato al servizio dell’esecutivo rosso verde nei primi anni 2000 hanno fatto le fortune dell’economia tedesca e di Merkel, ma hanno minato la credibilità della Spd come partito dei lavoratori. Olaf Scholz, allora segretario del partito. non ha dimenticato. Ma in 16 anni è cambiato il mondo. La competitività si ottiene ora in due soli modi: la digitalizzazione e la rivoluzione energetica. Le rinnovabili, se a regime, costano meno dei combustibili fossili, l’innovazione tecnologica fa lavorare i robot e crea posti di lavoro per le aziende che li producono. La scommessa è qui. Elon Musk è il modello e al contempo il temibile concorrente. Progetto Trinity è la speranza di Volkswagen di poter recuperare il tempo perduto nell’elettrificazione automobilistica. Una grande base produttiva per far concorrenza a Tesla. Solo la ritrovata crescita può permettere al nuovo governo di Berlino di parlare di Europa senza patemi d’animo. Se l’economia tira la Germania può porre condizioni. La Francia lo sa e si allea con l’Italia ma per Parigi e Roma non vi è una terza via. L’ Europa è tedesca. Si tratta solo di definire quanto.

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