Intelligenza artificiale, le regole necessarie

ATTUALITÀ. Le intelligenze artificiali consistono in macchine o programmi in grado di imitare alcune caratteristiche dell’intelligenza umana.

Possono imparare, raggiungere obiettivi, tradurre in varie lingue, mettersi in contatto con altri oggetti o servizi. A differenza di una qualsiasi macchina del passato, sono dotate di un certo grado di autonomia. Un tempo il frigorifero era solo un elettrodomestico per conservare il cibo, oggi è in grado di fare la spesa collegandosi al supermercato e basandosi sui dati dei gusti e delle scelte dei suoi proprietari. Tutto ciò è il frutto di una procedura di calcolo, chiamata algoritmo, capace di processare una grande mole di dati per arrivare a un risultato desiderato, grazie ad una serie di istruzioni predefinite dai programmatori. L’intelligenza artificiale, quindi, mima l’intelligenza umana, ma ne è solo una rappresentazione, non è cosciente, non comprende, non prova sentimenti.

Negli ultimi tempi, però, proprio in un momento in cui si stava plaudendo a tutti i progressi legati all’intelligenza artificiale, sono state evidenziate da più parti preoccupanti criticità. Ciò è avvenuto in particolare da quando, nel novembre scorso, è stata resa accessibile a tutti «l’intelligenza artificiale generativa» di ChatGpt. Si tratta di un programma che è in grado di rispondere a qualsiasi domanda, di scrivere articoli e persino poesie, di elaborare curriculum, di fare traduzioni, di generare suoni, video, di creare immagini di volti estremamente realistici. In Italia, il Garante della privacy - che assicura la tutela dei diritti, delle libertà fondamentali e il rispetto del trattamento dei dati personali - il 31 marzo scorso ha aperto un’istruttoria contro ChatGpt e annunciato lo stop con effetto immediato del servizio «per raccolta illecita di dati personali e assenza di sistemi per la verifica dell’età dei minori». L’Autorità ha fatto sapere che «la piattaforma OpenAI dovrà comunicare entro 20 giorni le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato annuo globale». Iniziative dello stesso tipo sono state assunte anche da altri Paesi occidentali.

Ciò che colpisce, è che sia stata firmata una lettera da oltre mille manager ed esperti d’intelligenza artificiale della Silicon Valley - tra cui Elon Musk proprietario di Twitter e il cofondatore di Apple Steve Wozniak - con la quale è stato chiesto «uno stop di ChatGpt di sei mesi per fare il punto, darsi delle regole e poi ripartire con maggior controllo e consapevolezza perché i sistemi di intelligenza artificiale possono comportare gravi rischi per la società e l’umanità». Il punto centrale per i firmatari della lettera è «la mancanza di regole sullo sviluppo di questa tecnologia che rischia di scatenare effetti devastanti». Un allarme che deve far riflettere perché lanciato dai principali esperti dei settori tecnologici proprio in un momento storico in cui i progressi legati all’intelligenza artificiale si stanno palesando in tutta la loro potenza.

Che, poi, la linfa vitale delle tecnologie sia rappresentata dall’economia è confermato dal fatto che i padroni del mondo digitale, quelli che posseggono sia le tecnologie che i nostri dati, sono ampiamente presenti nei primi dieci posti della classifica dei più ricchi del mondo, stilata da «Forbes»: Elon Musk, proprietario di Twitter; Jeff Bezos, patron di Amazon; Bill Gates, fondatore di Microsoft; Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook; Larry Page, fondatore di Google.

È dunque intuibile con quali criteri e con quali strategie questi nuovi centri di potere costruiscano gli algoritmi dei servizi digitali che utilizziamo ogni giorno. Questo complesso scenario rende necessario che si pongano precise regole allo sviluppo delle tecnologie. Bisogna chiedersi, ad esempio, se sia il caso di lasciare che le macchine inondino i nostri canali di falsità. Se sia opportuno automatizzare tutti i lavori compresi quelli più soddisfacenti. Se sia lecito creare immagini di volti estremamente realistici.

Questi e altri interrogativi devono sollecitare un esame di coscienza collettivo sul progresso potenziale delle tecnologie e su quello necessario. Non possiamo correre il rischio di perdere il controllo della nostra civiltà.

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