La difesa della vita è la via della pace

MONDO. Lo fa da dieci anni consapevole che il tempo prima della fine è sempre più breve. E come ogni anno anche ieri mattina, nel discorso tradizionale di gennaio agli ambasciatori di tutto il mondo accreditati presso la Santa Sede, Francesco spariglia le carte e disfa la logica del mondo.

Dall’inizio del Pontificato Jorge Mario Bergoglio procede così, senza mai puntellare alcuna dinamica della politica internazionale e delle società per farla sopravvivere alla meno peggio o con meno danni per l’ordine. Da dieci anni invece lancia la sfida e smonta narrative prigioniere della fascinazione dello scontro, il bene da una parte e il male dall’altra, e invita a ragionare sulla pace, a trovare vie per la pace, esercizio complesso, perché la parola è ormai maldestramente abusata dalle propagande incrociate, usata a giustificazione dei propri arbitrii. Il Papa ieri l’ha definita parola «fragile», ma al contempo «impegnativa» e «densa di significato», spazzando via ogni interpretazione che la considera una sorta di muro di contenimento dettata da agende colme di interessi particolari, una specie di forza frenante del potere per garantire immunità e impunità, baluardo di sicurezza per pochi e di solito di chi si crede dalla parte giusta, perché governa denaro, scrive regole e organizza il potere per tenere il mondo in piedi così come è.

Francesco ha ripetuto che non ci sta e di nuovo ieri ha messo le mani sul tavolo dei giocatori, scompaginando la partita, voce profetica e richiamo alla coscienza, spiegando che oggi la pace non solo «è sempre più minacciata e indebolita» ma è anche «in parte perduta». L’arbitro è la guerra e nessuno intende cambiarlo e così la pace sarà il frutto amaro del congelamento delle polarizzazioni spesso ideologiche di un processo che si sta dipanando e delineando a livello globale sempre più incalzante tra conflitti, depredazioni della terra, inganni finanziari, uso strumentale delle religioni, in una parola il mancato rispetto della civiltà della vita. L’orizzonte del discorso di ieri, memorabile per completezza, è ampio, perché Bergoglio è l’unico leader mondiale oggi a saper osservare la scena senza nulla perdere di vista e ad interpretarne le connessioni drammatiche e i segnali inquietanti. Fa l’elenco preciso e fastidioso per molti dei conflitti in atto, ammonisce che nessun ordigno è mai intelligente e inchioda chi spara all’omicidio delle vittime civili, che non sono danni collaterali, ma persone con nome e cognome, tratteggia priorità diplomatiche contro l’inutile strage della guerra, invoca il disarmo, un’educazione da rifare e un’economia da riparare, ma poi guarda oltre, al rispetto della vita, a quel segnale nefasto che legittima la sua violabilità e si trasforma nella percezione ideologica che della vita tutto si può fare, montarla e smontarla a piacimento, perfino comprarla, come accade per la maternità surrogata, quando la vita è oggetto di desiderio dei ricchi, legittimati dal proprio denaro a sfruttare la povertà di altre donne, di altre madri, costrette a produrre un figlio per necessità materiale.

Non deve stupire che il Papa chieda di proibire la pratica a livello internazionale. È una violazione immorale del diritto umanitario esattamente come produrre armi e usarle. E dello stesso tenore è il tentativo di ridurre tutto ad uguaglianza per poter poi evitare di distinguere e giustificare ogni cosa, introducendo nuovi diritti, naturalmente sempre dei ricchi a danno dei poveri, come è il caso della «pericolosissima» teoria del gender, che apre la porta a nuove «colonizzazioni ideologiche».

La drammaticità del tempo attuale e il passo ulteriore e terribile verso l’apocalisse di una guerra mondiale non più a pezzi, richiamati ieri dal Papa, intrecciano conflitti, disastri ecologici, fame, economia canaglia e sfruttamento delle risorse, terrorismo, immigrazioni, indebolimento della diplomazia multilaterale , violazioni della libertà religiosa e preoccupazioni dell’uso etico dell’intelligenza artificiale, in un solo capitolo, quello della difesa della vita. Oggi è un capitolo interamente da riscrivere con coraggio, ha spiegato ieri Francesco, senza lasciar nulla ai margini. Una ricerca della pace che cambi decisamente il senso della storia non può permetterselo.

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