La grintosa fedelissima del dopo Johnson

Quindicesimo primo ministro del regno di Elisabetta II e terzo premier donna dopo Margaret Thatcher e Theresa May, Mary Elizabeth Truss, 47 anni, è il nuovo leader del Partito Conservatore inglese e quindi anche nuovo primo ministro del Regno Unito, dopo essere stata anche la prima donna del partito a ricoprire la carica di ministro degli Esteri.

È nata a Oxford, dove si è anche laureata e dove assai presto ha cominciato a fare politica nei movimenti studenteschi, ma di oxoniano ha ben poco. I genitori (lui docente universitario di Matematica, lei infermiera) seguivano la tradizione socialdemocratica, lei da giovane faceva la liberaldemocratica. Così, quando per la prima volta corse per un seggio in Parlamento, il padre rifiutò di aiutarla in qualunque modo.

Poiché dal 24 febbraio tutta la politica internazionale ruota intorno alla crisi russo-ucraina, varrà la pena di ricordare un episodio. La Truss, da ministro, va in visita a Mosca e incontra Sergey Lavrov, il mastino della politica estera del Cremlino. Lui la prende in giro, le chiede se il Regno Unito è disposto a riconoscere la sovranità russa su Voronezh e Rostov. Lei strilla che mai e poi mai, che Londra difenderà sempre i diritti dell’Ucraina. Peccato che Voronezh e Rostov siano in Russia. I russi ridono ma l’episodio può essere letto in due modi: da un lato, la clamorosa gaffe geografica e politica della Truss; dall’altro, la grinta sfoggiata anche nella tana del leone.

Ecco, la grinta. Tutti la riconoscono alla Truss ma molti dicono: anche troppa. È una conservatrice senza sfumature, ultraliberista, antistatalista fanatica, genere meno tasse ai ricchi e alle aziende e tutto andrà bene anche per i meno abbienti.

Dicono che abbia aderito al culto della Thatcher con una vocazione adulta che, come qualche volta capita, è radicale e totalizzante. È però nelle questioni estere che ha dato il «meglio» di sé. È stata ministro del Commercio Internazionale e come tale ha fatto due o tre volte il giro del pianeta per firmare accordi che incarnavano a perfezione la vocazione del Regno Unito della Brexit: convinto di poter giocare un ruolo importante nel mondo una volta libero dalle regole della Ue, che la Truss stessa ha più volte definito «protezionista» e «antiliberale».

Quando Boris Johnson è stato detronizzato, negli ambienti dell’Alleanza Atlantica si è sollevata qualche preoccupazione riguardo alla possibile futura collocazione di Londra rispetto alla sfida portata dalla Russia di Vladimir Putin e all’evidente divisione, in Europa, tra i Paesi più dialoganti (Francia, Germania…) e quelli più intransigenti come la Polonia, i Paesi baltici e, appunto il Regno Unito. Da questo punto di vista la Truss è il sostituto perfetto.

Non solo perché è sempre stata una fedelissima di Johnson (e di fatto è stata eletta dai suoi sostenitori) ma perché su certe questioni è anche più radicale di lui. È stata la Truss a sostenere che Putin andrebbe processato come criminale di guerra, ed è sempre lei a sostenere con grande convinzione non solo gli aiuti militari ed economici all’Ucraina, ma anche i programmi di addestramento dei corpi specializzati dell’esercito di Kiev, che in numero sempre più cospicui si addestrano nelle campagne inglesi. Russia a parte, la Ue non deve farsi illusioni. Elizabeth Truss adora l’idea, a suo tempo espressa da Johnson, di una contro-Ue tra, appunto, Regno Unito, Polonia, Ucraina e altri Paesi dell’Europa dell’Est. E quando la guerra in Ucraina sarà finalmente finita, proverà di sicuro e implementarla. In poche parole: con Boris Johnson non ci annoiavamo, con la Truss rischiamo di divertirci fin troppo. Figuriamoci gli inglesi.

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