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ITALIA. Sulla manovra di Bilancio il governo accelera il cammino che si concluderà il 31 dicembre.
Ieri pomeriggio il vertice dei leader della coalizione ha raggiunto l’accordo per definire entro il 15 ottobre sia la manovra che il Documento programmatico di bilancio, sicché nei prossimi giorni si terranno sia gli incontri con le parti sociali (domani i sindacati e lunedì la Confindustria) sia una seduta del Consiglio dei ministri, un ruolino di marcia che consentirebbe al ministro Giorgetti di volare a Washington in tempo per la seduta del Fondo monetario internazionale.
All’incontro tra il governo e la Confindustria sarà interessante cercare di conoscere il tono del confronto tra Giorgetti e il presidente degli imprenditori Orsini: i due negli ultimi giorni non si sono risparmiati le frecciate. Orsini lamenta la carenza di misure espansive nelle bozze della manovra, e condisce questa sua insoddisfazione con una battuta acida: «Non abbiamo bisogno di un ministro dell’Economia da copertina», riferendosi alla copertina che l’autorevole rivista «The Banker» ha dedicato a Giorgetti incoronandolo miglior ministro europeo delle Finanze.
La risposta del responsabile di via XX Settembre non si è fatta attendere: «Mi tocca il peso di dover dire dei no, molto più gravoso dell’effimero piacere di una copertina». La discussione con gli industriali è ancora aperta ma neanche Orsini potrà negare il risultato che in queste ore Giorgetti rivendica, ossia la riduzione dello spread da 250 a 80 punti base e di conseguenza la diminuzione della spesa per interessi per almeno 10 miliardi nel triennio; e insieme il rapporto deficit-Pil che torna sotto il 3% (era all’8,6 nel 2022, causa Covid) e che, come ha già preannunciato Madame Lagarde qualche settimana fa, consentirà all’Italia di uscire dalla procedura di infrazione per eccesso di deficit.
Elementi di una stabilità finanziaria che, dice Giorgetti, mette al riparo il risparmio degli italiani dagli attacchi speculativi e che lasciano spazio per obiettivi che il governo si è impegnato a raggiungere: la diminuzione della pressione fiscale per il ceto medio che ha redditi fino a 50mila euro (l’aliquota dovrà scendere dal 35 al 33%) e la pace fiscale con la rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali, la misura più richiesta dalla Lega. Tutti provvedimenti, compreso un aumento dei fondi della sanità perorato da Forza Italia, che sono state passate al veglio del vertice di Palazzo Chigi e che hanno avuto il via libera.
I risultati dell’azione di governo sono riconosciuti dall’Ufficio parlamentare di bilancio che sottolinea la prudenza (per esempio sulle spese per la Difesa) con cui si muove via XX Settembre ma avverte che sono stretti i margini per possibili spese straordinarie.
Se la maggioranza comincia a tirare un sospiro di sollievo per l’accordo sulla manovra e per la definizione dei candidati del centrodestra nelle tre regioni (Veneto, Puglia e Campania) che andranno a votare da adesso a novembre, l’opposizione suona la carica e chiede misure più incisive per sostenere lo sviluppo e la produzione industriale. La posizione del M5S è per un ritorno alla legge di transizione industriale 4.0 (che ha funzionato maluccio perché troppo burocratica) oltre a «forti tagli di tasse, più fondi alla sanità e bonus figli». Landini, che annuncia una nuova manifestazione per accusare il governo «di complicità con il genocidio di Gaza», torna ad insistere sulla patrimoniale da applicare ai redditi superiori ai 2 milioni: «Porterebbe in cassa all’Erario - spiega - almeno 26 miliardi in più». È escluso però che il Governo possa accettare la proposta.
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