La partita è iniziata: continuità e incognite

ELEZIONI. E terzo mandato fu, sebbene soltanto per i Comuni fino a 15mila abitanti. Dalle prossime amministrative di giugno, i sindaci che già ricoprono l’incarico da dieci anni potranno ripresentarsi per un altro quinquennio, senza pause di mezzo.

E chi guida piccoli paesi, sotto i cinquemila abitanti, non avrà tetti di sorta per nuove candidature. In Bergamasca per il 2024 le modifiche interesseranno potenzialmente una trentina di Comuni. Sul piano politico, pur nel confronto interno al centrodestra, della misura si è fatta «portabandiera» soprattutto la Lega, che almeno dalle nostre parti conta molti sindaci e, in un momento di espansione di Fratelli d’Italia, potrà avere anche un «vantaggio competitivo» nella continuità. Ma in generale la richiesta veniva in modo bipartisan, e da tempo, dai Comuni e dalle loro associazioni, che anzi puntano a sbloccare la questione pure per le città più grandi. I sostenitori della norma, e di un suo eventuale futuro allargamento, evidenziano come la scelta finale sul sindaco spetti in ogni caso agli elettori: quella di primo cittadino è tra le poche cariche istituzionali (insieme ai governatori di Regione, a loro volta al centro di una discussione politica infuocata) ad avere dei limiti di mandato. Non ne hanno, per esempio, i parlamentari, né i consiglieri regionali. La scelta si innesta anche nello sforzo di un rilancio della figura del sindaco: negli ultimi anni, soprattutto nelle piccole realtà, trovare candidati è diventato sempre più difficile, anche per il carico di responsabilità che il ruolo comporta, e dai primi cittadini tante proteste si sono levate sulla necessità di ridare dignità al compito. Il terzo mandato, insieme al rialzo delle indennità scattato nel 2022 e ai «lavori in corso» sulla revisione dell’abuso d’ufficio, è un tassello per dare forza a quella che rimane la forma di democrazia più vicina al territorio. Ma una continuità troppo «garantita» può nascondere anche delle insidie: dalla difficoltà di far emergere nuovi volti, alla perdita di uno slancio di innovazione che è comunque necessario per far fronte alle grandissime sfide che sempre hanno di fronte i Comuni. Anche quelli piccoli, in particolare montani. Verissimo che l’ultima parola, nell’urna, l’hanno in ogni caso i cittadini: non si instaurano certo delle monarchie. Ma il passaggio richiederà comunque antenne alzate dai territori per non rischiare di «appoggiarsi» troppo su un rassicurante, volenteroso e pluridecennale primo cittadino. Il cui impegno va certamente riconosciuto, ma anche periodicamente affiancato da forze nuove: questa è la sfida che si apre.

Intanto, sul piano politico locale, il terzo mandato ha già scatenato la fibrillazione dei partiti sulla Provincia, ovvero «cosa farà Gandolfi?». Fino a ieri infatti, per i meccanismi della legge Delrio, il presidente era destinato a decadere a giugno, una volta terminato l’incarico da sindaco di Treviolo. Ma ora anche per lui c’è la possibilità di una nuova corsa e dunque, in caso di vittoria in municipio, di restare in Via Tasso fino a fine 2025. L’interessato al momento non si sbilancia, le variabili in campo sono davvero tante - inclusa nelle ultime settimane qualche tensione col suo partito sulla vicenda degli Istituti educativi. Ma se fino a pochi mesi fa, tra prospettive (per ora tornate nel cassetto) di riforma delle Province e imminente scadenza di Gandolfi, il centrodestra pareva determinato all’assalto, oggi il quadro vede tra le opzioni anche una netta continuità. In ogni caso, ad andare al voto dopo l’estate sarà certamente il Consiglio provinciale. E gli scenari si complicano: le amministrative di giugno, in 164 Comuni tra cui il capoluogo, saranno decisive per disegnare gli equilibri nell’ente di secondo livello. Con un’area moderata che qui ha sempre trovato spazi maggiori rispetto alle elezioni dirette, e che si è sempre tenuta stretta il ruolo di potenziale ago della bilancia. E Fratelli d’Italia, esplicitamente contraria alle alleanze «larghe», che oggi ha un solo consigliere, ma in futuro chissà. La partita è appena iniziata.

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