La Pasqua in Ucraina tra bombe e povertà

MONDO. L’arrivo della primavera e il progressivo rialzo delle temperature fanno emergere il fallimento della feroce campagna di bombardamento delle centrali elettriche voluta da Vladimir Putin in Ucraina, il Paese più freddo dell’Europa continentale.

L’obiettivo era spingere i civili alla rivolta contro il governo di Kiev e costringerne altri alla fuga. L’Alto commissariato Onu per i rifugiati aveva ipotizzato, in seguito ai raid, un numero di espatriati vicino a quello registrato all’inizio dell’invasione. Ma non è successo e ancora una volta i piani del Cremlino si sono rivelati illusori. Centinaia di persone sono state ricoverate per ipotermia e infezioni polmonari. Ma dieci milioni di ucraini sono sopravvissuti all’inverno in case con temperature appena sopra gli zero gradi, senza acqua né corrente, dimostrando una notevole capacità di resistenza. L’Ue, Comuni e associazioni di tutta Europa hanno donato generatori, il governo di Kiev e le ong hanno allestito oltre 4.600 luoghi nei quali riscaldarsi e poter ricaricare i cellulari. Dove c’è ancora elettricità, viene razionata con una distribuzione di tre ore al giorno per quartiere. Anziani e altre persone fragili sono stati trasferiti in zone calde. E poi si è innescata una grande solidarietà fra la popolazione: chi ha la casa riscaldata a legna ha ospitato chi era al gelo, persone con problemi di deambulazione bloccate negli appartamenti per via degli ascensori fuori uso hanno ricevuto la spesa dai vicini.

Per il secondo anno sarà una Pasqua di guerra in Ucraina, prosecuzione del conflitto iniziato nel 2014. La minoranza greco-cattolica celebrerà la ricorrenza domenica prossima, la maggioranza ortodossa il 16 aprile. Su città e villaggi continuano ad abbattersi missili e droni esplosivi lanciati dall’esercito e dall’aeronautica russi, nonostante il fronte sia concentrato nel Donbass: qui la battaglia è feroce, muoiono soldati ma anche civili russofili. Le speranze di pace sono affidate al piano cinese, che contiene ambiguità ma solo Pechino è in grado di far scendere Putin a miti consigli. Se il popolo aggredito ha superato la prova traumatica dell’inverno al gelo, con il prolungarsi del conflitto è sorto un altro grave pericolo. Nel 2021, secondo i dati della Banca mondiale, l’Ucraina era il Paese più povero d’Europa con un Pil pro capite di 4.836 dollari. Dopo il 24 febbraio 2022, data famigerata d’inizio dell’invasione, l’intera popolazione ha subito un ulteriore impoverimento: 20 milioni di persone hanno perso le loro entrate e 16 milioni sono rimaste senza lavoro (dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni). Il ministero dell’Economia ucraino ha stimato che l’economia si è ridotta del 30,4% nel 2022. La povertà colpisce in maniera più acuta i 6 milioni di sfollati interni, che non solo hanno dovuto lasciare le loro case, ma hanno anche perso tutte le loro proprietà, il lavoro e le fonti di reddito. Il 75% dichiara di avere necessità di soldi, basilari per la sopravvivenza, il 47% di vestiario, il 37% di medicinali, il 32% di cibo, il 27% di prodotti per l’igiene. Secondo l’ultimo Rapporto sui bisogni multisettoriali dell’Ucraina stilato dall’Ocha, l’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari comunitari, più del 40% delle famiglie ha dichiarato di avere difficoltà a soddisfare le esigenze quotidiane di cibo, acqua e beni di prima necessità; nelle aree più colpite dai combattimenti, nell’Est e nel Sud del Paese, la percentuale sale al 60%. La Banca nazionale ucraina nel mese scorso ha stimato un tasso di inflazione del 25%, con il costo dei prodotti che è cresciuto della metà nelle regioni orientali.

Numeri che descrivono una situazione economica e sociale disperata. Come se non bastasse, sono calati considerevolmente gli aiuti umanitari dall’estero, dopo il grande, generoso sostegno all’inizio dell’invasione. Per il popolo ucraino sarà un’altra Pasqua di dolore.

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