La svolta europea
I sovranisti in difficoltà

La svolta europea che porta il nome di Next generation Eu (Recovery fund) rappresenta un innegabile successo del governo Conte. La prospettiva di 172 miliardi in sussidi e prestiti a lungo termine che potrebbero cominciare ad arrivare sull’ economia italiana a partire dal prossimo inverno di per sé rafforza il presidente del Consiglio, da tempo insidiato da molti giochi interni alla maggioranza finalizzati a disarcionare proprio lui, l’ ex «avvocato del popolo», e magari sostituirlo con una personalità di maggior prestigio.

Ma Conte ora incassa un risultato determinante: liberatosi della tutela grillina e in sintonia con il Pd europeista di Gentiloni, Sassoli, Gualtieri, ha lavorato perché vedesse la luce il piano proposto da Ursula von der Leyen da 750 miliardi, si è messo prima a capo del movimento dei Paesi del Sud e poi, realisticamente, sulla scia dell’ accordo franco-tedesco che ha consentito alla Commissione di varare un piano ambizioso. Alla fine il risultato è arrivato. E questo è un punto a suo favore.

Ma paradossalmente lo è anche la difficoltà connessa all’ approvazione del piano europeo che dovrà affrontare il vaglio del Consiglio europeo e ricevere un consenso unanime. I Paesi del Nord autodefinitisi «frugali» (più realisticamente chiamati «avidi» in Germania) hanno annunciato che i negoziati per l’ approvazione definitiva saranno lunghi e laboriosi: Olanda, Svezia, Finlandia e in parte la Danimarca puntano a rimpicciolire la manovra, ad aumentarne la condizionalità, a «punire» i Paesi del meridione dell’ Unione anche se colpiti dalla pandemia, perché non si fidano né degli italiani né degli spagnoli, cioè dei maggiori beneficiari. Questo negoziato senza esclusione di colpi dovrà essere seguito passo passo da Roma se vorrà assicurarsi i 172 miliardi in sussidi e prestiti previsti da Palais Berlaymont (saremmo in assoluto i più aiutati dal Recovery Fund e diventeremmo per la prima volta nella storia beneficiari netti, come si dice, di chi riceva più di quanto versi all’ Europa).

Per superare la prova tutto si potrà fare tranne che infilarsi una crisi di governo: sarebbe un suicidio, anzi peggio, una somma stupidità di cui si gioverebbero i nostri avversari olandesi o finlandesi.È proprio questa la seconda assicurazione sulla vita per Giuseppe Conte: dovrà rimanere inchiodato a Palazzo Chigi fino alla prossima primavera, e per questo sarà compito suo varare la difficile legge di Bilancio 2020-2021 e probabilmente un nuovo decreto di sussidi. In una simile posizione di vantaggio politico, Conte potrà anche superare lo scoglio del Mes (il Fondo salva Stati) il cui utilizzo divide quanti (il Pd, Italia Viva, forse persino Di Maio) vorrebbero approfittarne per avere subito i previsti 36 miliardi a basso interesse (0,4%), da chi invece, come i grillini, rifiuta a priori la possibilità di accedere al prestito. Non è escluso che il presidente del Consiglio, forte proprio della inamovibilità di cui ora gode, riesca a far digerire ai pentastellati anche il rospo del Mes.

Chi invece è messo in difficoltà dalla «nuova stagione» europea sono i partiti sovranisti ed euro-scettici come Lega e Fratelli d’ Italia. Salvini e Giorgia Meloni faticano a dimostrare che la proposta della Commissione non sia un passo avanti favorevole all’ Italia, si aggrappano a presunte «trappole» contenute nei codicilli e lanciano l’ allarme sui tempi lunghi dell’ approvazione. In realtà, come dice il leghista moderato Garavaglia, l’ aiuto della Ue «è ben accetto». E questo indubbiamente toglie mordente all’ opposizione e al suo attacco all’ Europa matrigna. Viceversa Forza Italia, partito europeista e membro del Ppe a trazione tedesca, può facilmente cantare vittoria proprio come Conte e Gualtieri. Questo alimenta i sospetti degli altri partner del centrodestra sulle intenzioni di Berlusconi e conduce ad alimentare nuove divisioni.

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