La violenza sulle donne e la libertà di denuncia

IL COMMENTO. Abbottonato dispensatore di buon senso, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ieri, all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Brescia, in tema di codice rosso e violenza di genere ha scelto parole oscillanti tra il risalto dell’impegno del governo e una sociologia del crimine decisamente meno incisiva di quella a cui era ricorsa la presidente della Corte di cassazione Margherita Cassano giovedì a Roma per l’apertura dell’anno giudiziario nazionale.

Nordio ha ricordato che «noi abbiamo potenziato gli strumenti per ridurre questo fenomeno pernicioso», ha rimarcato che «al ministero opera un osservatorio sulla violenza di genere e domestica» e ha menzionato il questionario spedito a tutte le Procure. Ma ha anche spiegato, a ragione, che non bastano leggi, magistrati e polizia per debellare l’arsenale di reati a disposizione di chi vuole nuocere in materia. «Ci vuole una rivoluzione culturale», ha affermato il guardasigilli, che passa anche dalle famiglie - è la sua analisi - dove valgono più gli esempi delle parole. «E serve un approccio diverso», perché la giustizia «deve capire i segnali di allarme che sono estremamente cambiati»: «Quelli che una volta erano gesti di galanteria ammissibili e magari anche graditi, oggi potrebbero essere invece il segnale di allarme di un atteggiamento aggressivo che può portare anche alla morte».

Un buon primo passo per smuovere una mentalità collettiva che continua a considerare la donna come soggetto subordinato, in moltissimi casi incapace di affrancarsi economicamente dal marito, costretta magari a subire le sue angherie perché altrimenti finirebbe per strada. Ecco, e qui siamo allo spunto fornito giovedì da Margherita Cassano, «non c’è libertà di denuncia se non c’è libertà dai bisogni primari». Le cronache raccontano di donne che si rifiutano di presentare o ritirano querele perché illuse che il compagno violento prima o poi si ravveda. Di donne che per non dare scandalo o per non turbare i figli piccoli si rassegnano alle botte. Ma anche di donne che non compirebbero mai questo passo perché prive di un conto in banca, uno stipendio, un lavoro che potrebbero invece facilitare il salto del fossato.

Cosa si sta facendo in questo senso? Poco, se addirittura molte lavoratrici, una volta diventate mamme, sono costrette a lasciare il posto per mancanza di asili nido alla portata delle proprie tasche e di altri ammortizzatori sociali. Sia ben chiaro, la questione è antecedente all’insediamento del governo Meloni, ma anche qui, per usare le parole di Nordio, servirebbe una rivoluzione culturale. Che per sua natura è purtroppo lenta.

Nei dati bergamaschi dell’anno giudiziario colpisce che la metà delle denunce per reati di cui si occupano i pm del pool fasce deboli (stalking, maltrattamenti, violenze etc) sia avviata verso la richiesta di archiviazione. La lettura del dato è duplice. Qualche parte offesa esagera toni e situazioni al momento della denuncia. C’è la vittima che lo fa in buona fede, perché scossa dalla situazione, quella che strumentalizza la querela per farla pagare all’ex, quella che fatica a contenere derive complottistiche. E poi ci sono i pm, obbligati - pena provvedimenti disciplinari - a trattare qualsiasi caso in odore di codice rosso con la massima urgenza e solerzia fin da subito. Giusto, dal momento che abbiamo visto donne uccise anche dopo diatribe che parevano banali e innocue. Ma poi non scandalizziamoci se col tempo emerge - fortunatamente - che il menage familiare era meno tumultuoso di quanto descritto all’inizio, con il fascicolo che può andare in pace verso la soffitta giudiziaria.

Altro tema affrontato da Nordio, quello della tecnologia, che viaggia sempre più velocemente del legislatore. Il ministro ha ricordato il feroce darwinismo criminale che ha condotto i rapinatori di banca con pistola e passamontagna sull’orlo dell’estinzione e ha messo in circolo hacker digitali capaci di svuotare conti correnti con un clic. E ora che si affaccia l’Intelligenza Artificiale, che rischia di diventare un’arma micidiale della criminalità 5.0, che succederà? «La tecnologia costituisce fonte di aiuto e di preoccupazione - ha chiosato Nordio -, è neutrale, né buona né cattiva. È come la pietra, che Caino ha usato per uccidere il fratello e Michelangelo per scolpire la Pietà». «Non abbiamo una struttura legislativa adeguata, ma ci stiamo lavorando», ha poi ammesso il ministro, consegnando a chi l’ascoltava la sensazione che amministrare la giustizia stia diventando sempre di più uno sport estremo.

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