Le cooperative,
economia umana

Ricostruire meglio insieme è il tema individuato per la celebrazione della Giornata internazionale delle cooperative, indetta dall’Onu e che si celebra il primo sabato di luglio di ogni anno. È una buona occasione per ringraziare le cooperative autentiche, le cooperatrici e i cooperatori che in questo anno difficile di pandemia hanno continuato ad assicurare il loro impegno quotidiano nelle molteplici aree di intervento e servizio in cui operano, con gli oltre 13.000 lavoratori e i 138.000 soci che hanno mostrato un’incredibile capacità di resilienza durante la crisi. Le cooperative hanno saputo adattarsi rapidamente a nuovi modi e ritmi di lavoro, hanno digitalizzato i servizi a velocità per certi aspetti sorprendenti, hanno mostrato forza e unità, ma soprattutto prossimità e solidarietà verso le comunità locali. Una vicinanza che è stata riconosciuto dalla Città di Bergamo che in occasione della cerimonia per il conferimento delle benemerenze civiche, ha consegnato alla nostra organizzazione una targa di ringraziamento per il ruolo di supporto e affiancamento alle tante iniziative di volontariato che hanno consentito di resistere nei momenti più difficili della pandemia.

Ripensando alle attività e alle iniziative realizzate nelle convulse settimane della primavera del 2020 sembra essere passato molto più di un anno e per questo è importante fare memoria di questa stagione. Ma non c’è solo la memoria, serve anche riconoscere che la pandemia, ha accelerato e aggravato il già impressionante livello delle diseguaglianze, che già i processi di digitalizzazione dell’economia spingono verso livelli mai raggiunti prima. Con conseguenze sulla frantumazione dell’esperienza lavorativa di molte persone, in settori dove lo sfruttamento si realizza attraverso la creazione di cooperative strumentalizzate per trasformare l’auto-imprenditoria dei soci-lavoratori in una ipocrita copertura per abbattere il costo del lavoro e comprimere i diritti. Cooperative spesso create dagli stessi committenti proprio per comprimere i costi.

Non ci stancheremo mai di ripetere tuttavia che non è lo strumento cooperativo che veicola queste distorsioni, ma la continua rincorsa del prezzo basso come principale vettore delle scelte economiche e di mercato. Che prezzo basso! È lo slogan di una pubblicità per acquisti on-line, che spinge la rincorsa ad un consumo che non si faccia domande su chi paga il costo di quel prezzo basso. Quasi sempre sono i produttori, il piccolo commercio locale, i lavoratori della logistica. Il prezzo basso diventa valore in sé. E non è certo l’annuncio di qualche grande gestore della logistica che nei nuovi magazzini «non impiegherà lavoratori delle coop» ad assicurarci che quel modello economico saprà essere più umano, quasi a sottintendere che è la forma cooperativa che svilisce il lavoro. Mentre al contrario abbiamo migliaia di buone prassi di cooperative che sulla centralità della persona umana, fondano un progetto che fa del lavoro un’occasione di solidarietà e di emancipazione. Per questo abbiamo bisogno di «umanizzare l’economia» per perseguire un modello di sviluppo sostenibile, più equo e inclusivo.

Papa Francesco lo ha proposto con forza nelle encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti e prima di lui, già Benedetto XVI con altrettanta chiarezza nella Caritas in veritate, richiama la necessità di un modello di sviluppo diverso che vede anche nelle forme cooperative una via utile per lo «sviluppo integrale dell’uomo» invocato già dal 1967 da Paolo VI con l’enciclica Populorum progressio scrivendo: «Economia e tecnica non hanno senso che in rapporto all’uomo ch’esse devono servire. E l’uomo non è veramente uomo che nella misura in cui, padrone delle proprie azioni e giudice del loro valore, diventa egli stesso autore del proprio progresso, in conformità con la natura che gli ha dato il suo Creatore e di cui egli assume liberamente le possibilità e le esigenze».

Ricostruire meglio insieme ci ricorda che abbiamo il dovere di cooperare per un’economia a servizio delle persone, per organizzare la solidarietà e abbattere le barriere che impediscono la piena partecipazione dei cittadini e delle comunità locali ad un mercato che, lungi dall’essere guidato da una «mano invisibile» dimostra di aver bisogno di essere ispirato da una genuina sensibilità etica e democratica.

*presidente di Confcooperative Bergamo

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