Le mosse pericolose, benzina alla guerra

È sconsolante ma in fondo non dobbiamo stupirci troppo. A volte la grande politica internazionale ricorda i dispetti tra ragazzi. Lo dimostra quello che sta accadendo, dal punto di vista politico e diplomatico, sui due fronti dello scontro tra Russia e Occidente che si combatte in Ucraina. La Nato annuncia trionfalmente l’ormai prossimo ingresso di Svezia e Finlandia nell’Alleanza Atlantica.

Nello stesso tempo le autorità dell’Ossezia del Sud, l’autoproclamata (e da nessuno riconosciuta) Repubblica filo-russa sul territorio della Georgia, annunciano per il 17 luglio un referendum per sancire la richiesta di annessione alla Russia, con una mossa che probabilmente illustra la prossima strategia di Mosca. Perché è facile prevedere che un referendum analogo sarà presto tenuto anche nelle due Repubbliche del Donbass e magari nei territori ucraini ora sotto il controllo delle forze armate russe. Botta e risposta.

Sono al lavoro le migliori menti (o almeno quelle accreditate come tali) della diplomazia e della strategia militare. Quindi può essere presuntuoso ciò che stiamo per dire. E cioè che sia l’una sia l’altra mossa ci sembrano inutili e pericolose. Di certo il peggio di quanto si poteva decidere in un momento come questo. Partiamo dall’ulteriore allargamento della Nato. A prescindere da ciò che dice il Cremlino (e cioè che tale allargamento sia una delle cause di questa guerra), si può perfettamente capire la preoccupazione dei cittadini svedesi e soprattutto finlandesi, e con essa il desiderio di sentirsi più protetti. La decisione, però, poteva (e questa sarebbe stata responsabilità della politica) essere rinviata alla fine delle ostilità in Ucraina. Perché Svezia e Finlandia non erano certo prive di un ombrello contro eventuali aggressioni russe: già prima godevano di una partnership privilegiata con la Nato e nelle ultime settimane hanno ricevuto «garanzie di sicurezza» sia dagli Usa che dal Regno Unito, due potenze nucleari.

Accrescere i rancori russi (ripetiamolo: in questo momento) e nello stesso tempo portare la Nato a diretto contatto con la Russia per ulteriori 1.340 chilometri (quelli del confine finlandese) è cosa che sarebbe stato meglio evitare. Con l’ingresso di Svezia e Finlandia, inoltre, tutti i Paesi con una sponda sul Mar Baltico saranno membri della Nato. Tutti tranne la Russia, appunto, che peraltro sul Mar Baltico ha l’enclave di Kaliningrad, dove il Cremlino ha sistemato una delle sue tre basi di lancio dei missili nucleari tattici (quelli con una gittata più limitata, fino a 2.500 chilometri, fatti apposta per colpire in Europa), i sistemi anti-aerei S-400, quelli anti-nave Bastion, i missili ipersonici Iskander e i cacciabombardieri capaci di portare sotto le ali i missili Kinzhal. Onestamente, siamo sicuri che sfidare ulteriormente la Russia, che ogni giorno raccontiamo diretta da una cricca di guerrafondai malati di mente, sia una buona idea?

Lo stesso si può dire per la mossa russa dei referendum. È benzina sul fuoco non solo dello scontro in atto in Ucraina ma anche su bracieri le cui ceneri non si sono mai spente e che potrebbero facilmente riaccendersi. Georgia e Russia, nel 2008, hanno combattuto per l’Ossezia del Sud una guerra che non è stata certo dimenticata e che, a sua volta, ha accresciuto i timori dell’Occidente e la diffidenza degli Stati usciti dall’Urss o dall’orbita sovietica. E se la Transnistria volesse fare altrettanto rispetto alla Moldavia? Fin dove vogliamo rischiare di allargare lo stato di guerra? E a quanti conflitti la Russia pensa di poter far fronte? Purtroppo anche questa è una delle ragioni per cui non si deve usare la guerra per risolvere le contese internazionali. Perché si sa solo come la si comincia, una guerra, e mai come la si finisce.

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