L’impresa del fare per guardare avanti

ITALIA. È «innovazione» la parola che ha dominato l’Assemblea annuale di Confindustria Bergamo e che racconta una provincia del fare, «laboratorio di concretezza», che guarda avanti.

Certo, nel tempo dell’incertezza e della vulnerabilità, il futuro resta insidioso. Però l’interrogativo posto dal titolo dell’appuntamento di ieri al ChorusLife, «Chissà, chissà domani», ha avuto una prima risposta dai tre pilastri indicati dalla presidente in uscita, Giovanna Ricuperati: le persone, che sono le risorse principali (pur in un contesto fatto di inverno demografico e vuoti di competenze e non solo), la governance per guidare le transizioni nei passaggi generazionali e garantire stabilità, l’innovazione che è la condizione essenziale per stare sul mercato in una terra votata all’export.

L’impresa oggi

Cosa vuol dire fare impresa oggi, anche in termini valoriali, lo ha spiegato la presidente fra pragmatismo e orgoglio per quelle «autostrade progettuali» messe in cantiere. La sfida tecnologica, che è poi un passaggio trasformativo per tutta la società, è accettata in pieno nella sua complessità, sapendo che si è dentro uno sforzo di sinergie collettive per presidiare il benessere generale: con il territorio, le istituzioni, l’Università, il mondo della formazione. Tutto cambia in accelerazione nell’ecosistema. Nello scenario del fare e nei mercati globali, si sparigliano le gerarchie produttive con il primato della distribuzione e della logistica. L’Intelligenza Artificiale, avverte Ricuperati, stabilisce un confine fra chi cresce e chi resta indietro. Muta anche l’associazionismo industriale, fra grandi aziende protagoniste e che fanno da traino e con le piccole che vanno sostenute. Occorre star dentro il futuro che è già qui. Non basta governare l’esistente, e questo vale pure per Confindustria. Molto è stato fatto, ora serve reinventarsi quei salti culturali che fanno la differenza e che riguardano un po’ tutti gli ambiti, compresa la gestione delle risorse umane. Bisogna attrarre e pure trattenere i talenti, nell’andirivieni di vecchi e nuovi problemi.

«L’Intelligenza Artificiale stabilisce un confine fra chi cresce e chi resta indietro».

Il problema dell’abitare

Il tema della casa, degli affitti inabbordabili, ad esempio. Anche qui sono in corso sperimentazioni, perché la continuità presuppone radicamento territoriale, far parte della comunità. Buone nuove vengono da un gruppo di ragazzi dell’Etiopia che studiano qui e che sono già pronti per entrare nel mercato del lavoro, un’iniziativa dopo una missione nel Paese africano di Confindustria, Università, Comune. Apprezzato quello studente che ha ricordato come la parola italiana più bella sia «grazie»: l’indizio, in sostanza, di fatti che cominciano a lasciare il segno.

Oltre la legge di bilancio

Una parte dell’analisi della presidente è stata dedicata alla politica economica. Guardando oltre la legge di bilancio in corso di definizione, ha osservato come sia difficile individuare lo schema di gioco, mentre è stata molto critica verso l’Europa. Sotto accusa, come si sa, è la messa a terra della transizione verde con ricadute su tutta la filiera dell’automotive. Una Ue «regolatoria e prescrittiva, che impone scelte insostenibili» e «non ascolta chi crea valore». «Siamo profondamente delusi», chiosa Ricuperati, che chiude su una questione locale spinosa, richiamando brevemente la perdita della governance della Camera di Commercio da parte di Confindustria.

«Più coraggio da parte del governo»

Manovra ed Europa sono state al centro dell’intervento del leader nazionale, Emanuele Orsini, nella forma di intervista. Parole molto misurate, senza sbilanciarsi, che esprimono anche le difficoltà di manovra in cui si trovano le parti sociali. Per quanto ritenga ci sia un margine di miglioramento, sarebbe stato necessario più coraggio da parte del governo, lascia intendere il presidente. Il deficit principale risiede nell’assenza di un piano industriale che abbia una visione e che metta al centro gli investimenti: «La crescita dello 0,7% del Paese è data grazie al Pnrr. Se non ci fosse stato, saremmo in stagnazione». Mantenere i conti in ordine è indispensabile, ma lo è pure la competitività in un momento in cui gli Stati Uniti cercano di attrarre le nostre imprese e la Cina cerca di invadere il nostro continente con i propri prodotti.

Le critiche verso Bruxelles

Più esplicito e critico verso Bruxelles, come già si era visto nei giorni con un recente scritto in cui aveva detto che il tempo della cautela è finito: «L’Europa si trova davanti a una sfida esistenziale: mentre Usa e Cina proteggono le proprie industrie e investono con decisione nelle nuove tecnologie, noi restiamo prigionieri di regole, vincoli e ideologie che rischiano di soffocare crescita e lavoro». Qui a Bergamo ha aggiunto severità: «Se l’Europa non accelera, rischia di tradire il patto con le proprie imprese e con i cittadini. Servono regole certe e politiche industriali».

A conferma, Federico Fubini, editorialista del «Corriere della Sera», ha riassunto i termini della «coercizione economica» di Trump e Xi Jinping, alla guida di due potenze dai contorni imperiali: «Ciascuno dei grandi attori di questa rivalità utilizza le sue leve per costringere a fare quello che loro vogliono». Via il multilateralismo del vecchio mondo e il diritto internazionale, resta in campo la legge del più forte.

© RIPRODUZIONE RISERVATA