Lo scontro sui migranti e la riforma delle regole

ITALIA. L’opposizione alla politica del governo sull’immigrazione sarà senza sconti: uscirà dalle aule parlamentari dove si sta discutendo del decreto «Cutro», che prende il nome dal luogo dove avvenne il tragico naufragio, per arrivare alle regioni e ai comuni dove governa il centrosinistra.

In aula i deputati della sinistra e del M5S sono già passati all’ostruzionismo; negli enti locali si cerca di disarticolare la struttura emergenziale messa in piedi dal governo con la nomina di un commissario per l’immigrazione: ben cinque regioni (Toscana, Emilia Romagna, Puglia, Campania, Val d’Aosta) non hanno infatti firmato l’accordo sullo stato di emergenza proclamato da palazzo Chigi e i sindaci delle maggiori città tuttora in mano alla sinistra (Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Bari, Napoli) sono in rivolta contro l’annunciata cancellazione di fatto annunciata da Meloni della cosiddetta «protezione umanitaria speciale».

Cos’è questo strumento, di cui oggi si avvalgono circa 10mila persone? Nel sistema dei permessi è una sorta di «terza via» tra l’asilo politico e la protezione sussidiaria previsti dalla legge internazionale e viene concessa in casi specifici (motivi di salute, assistenza ad un minore, rischio di discriminazione nel Paese di origine, fuga da calamità, ecc.). Il governo sostiene che questa aggiunta è presente solo in Italia e in nessun altro Paese europeo ma la circostanza viene contestata dalle opposizioni e dal mondo dell’assistenza, secondo i quali forme analoghe di permesso, sia pure con nome diverso, sono previste in molti Paesi e in quasi tutta l’Unione. Ma non c’è solo questo: la sinistra contesta al governo la volontà di spingere più per una politica di rimpatri che di accoglienza attraverso la modifica giuridica dei vari centri predisposti per l’una o l’altra funzione.

Tutte tematiche che risuoneranno nell’aula del Parlamento europeo oggi quando si terrà un dibattito sulla «necessità della solidarietà europea per salvare le vite nel Mediterraneo e in particolare in Italia»: è probabile che la discussione si risolva in un atto di accusa per le politiche del governo di Roma più che un appello a dare il giusto sostegno ad un Paese che si sente lasciato solo. L’Italia però riceverà il sostegno degli alleati politici di Meloni e Salvini, come il popolare bavarese Manfred Weber che in un’intervista ha previsto esplicitamente di costruire nuovi muri ai confini dell’Europa per frenare l’immigrazione illegale: ne ha parlato come di extrema ratio ma ha usato una chiarezza che si era finora sentita soltanto nei Paesi sovranisti dell’Est come l’Ungheria di Orban. Paesi che si sono sempre opposti alla riforma del regolamento di Dublino (adottato dall’Italia nel 2003 quando governava Berlusconi) che intrappola i Paesi mediterranei in quanto prima tappa dei viaggi dei profughi e che per questa ragione ai Paesi del Nord Europa va bene così com’è.

In realtà la destra italiana ha sempre frenato, o comunque non ha mai spinto, su una riforma che pure aiuterebbe l’Italia obbligando gli altri Paesi ad una vera solidarietà, ma metterebbe in crisi i suoi rapporti europei. Eppure alla riforma si è rifatto con molta chiarezza ieri il presidente Mattarella nel suo viaggio a Varsavia, capitale della Polonia di Duda e Morawiecki, uno degli Stati «sovranisti» che, come e più di altri, si oppongono alla distribuzione dei migranti tra i vari Paesi partner. Del resto il presidente Duda ha risposto a Mattarella che anche la Polonia subisce la pressione dalla cosiddetta «rotta balcanica» dei profughi, da considerarsi a suo dire come un esempio di «guerra ibrida» contro l’Europa. Come dire: ognuno ha i suoi problemi.

Come si vede la discussione politica non solo infiamma lo scontro tra maggioranza e opposizione in Italia ma va ad inserirsi in un complesso contesto geopolitico a cui non sono certo estranee le alleanze in vista delle vicine elezioni europee del 2024.

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