Mattarella, il sostegno
morale alla nazione

Oggi più che mai Sergio Mattarella è il punto di riferimento dell’intero Paese e il Quirinale il luogo di equilibrio del sistema politico. Il Capo dello Stato, prendendo atto dell’impotenza dei partiti di uscire dalla crisi del governo Conte 2, ha sbloccato la situazione incaricando Mario Draghi per affidargli una doppia missione: far uscire la campagna vaccinale dalle incertezze della gestione commissariale affidata a Mimmo Arcuri, e portare a compimento il Recovery Plan, anch’esso incompiuto a causa delle liti tra partiti e ministeri e dunque a rischio di fallimento. Dando il via a Draghi e al suo gabinetto tecnico-politico, Mattarella si è incaricato di sostenere l’esperimento, tanto più difficile perché ad esso concorrono tutti i partiti, con l’eccezione di Fratelli d’Italia, tra loro avversari e divisi da visioni profondamente diverse. Non solo: Mattarella sa che a lui guardano gli italiani con fiducia e quando ieri, alla cerimonia per la digitalizzazione della Società Dante Alighieri, ha detto: «Tra poco ci sarà di nuovo la normalità», sa che il suo messaggio di cauto ottimismo viene ascoltato da «aperturisti» e «rigoristi» insieme ai settori più colpiti dalla pandemia, ai più esacerbati dalle difficoltà, dalle ristrettezze, dalla paura per il futuro.

Un presidente che si fa vaccinare aspettando il proprio turno e mettendosi in fila come tutti in uno degli hub della Capitale è anche un esempio di sobrietà, di semplicità, di lontananza dagli usi e dagli abusi della cosiddetta «Casta», e quindi quando parla è credibile. Il suo sostegno morale alla Nazione arriva nelle case ed è un formidabile aiuto in questo momento di scoramento.

«Anche con la pandemia possiamo non fermarci, non chiuderci in noi stessi, e continuare la nostra attività grazie alle nuove tecnologie digitali» ha detto alla Dante. Una missione che il Capo dello Stato affida in particolare alla scuola e all’università: se ne è avuta eco nel discorso che ha rivolto ai docenti e agli studenti della Cattolica giunta alla centesima inaugurazione dell’anno accademico. Ricordare lo straordinario contributo dell’opera di padre Gemelli per la cultura del Paese, per la ricerca, per la crescita dei giovani è per Mattarella un modo per guardare al futuro. Sottolineare ciò che fecero laureati e professori della Cattolica all’Assemblea costituente e quanto fu importante la loro riflessione nella stesura della Carta è un modo per sollecitare tutti a non dimenticare mai il messaggio costituzionale di unità nazionale.

Certo Mattarella, da punto di equilibrio del sistema politico, ha parecchie questioni da affrontare ogni giorno. È ormai certo che la grana del Copasir, il comitato per i servizi di sicurezza finirà sulla sua scrivania: Fratelli d’Italia ne reclama la presidenza ricordando che la legge prescrive che essa vada assegnata all’opposizione; la Lega che la detiene attualmente, non intende cederla nonostante sia passata in maggioranza entrando nel governo di Mario Draghi. Il Copasir è troppo importante per gli apparati dello Stato, non può rimanere in questa incertezza a lungo: sarà Mattarella a sbrogliare la matassa. Come, allo stesso tempo, si guarda al Quirinale per evitare che la polemica tra la Lega e il ministro della Salute Speranza costringa quest’ultimo nell’angolo, ad un passo dalle dimissioni. In questa fase della pandemia il ministero-chiave della campagna vaccinale non può rimanere con una guida dimezzata, e questo sicuramente il presidente lo sta già ricordando a tutti gli attori sulla scena, ammonendo che lo spettacolo politico deve sottostare all’interesse nazionale di uscire al più presto dalla pandemia.

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