Robinson Crusoe
e la sfida del Pnrr

I finanziamenti europei di Next Generation Eu (Recovery Plan) e l’annesso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza predisposto dal Governo sono un’inedita forma di sostegno alla nostra economia, sia per la sua genesi, cioè la condivisione del debito a livello europeo, sia per la dimensione assunta, quasi 225 miliardi di euro fino al 2026 destinati al nostro Paese. Ne conosciamo ormai l’obiettivo: nel breve periodo, il recupero del terreno perso per colpa della pandemia; nel medio-lungo termine, un tasso di crescita più sostenuto di quello anemico pre-2020. Tra punto di partenza e destinazione di questi aiuti straordinari, esiste una «terra incognita» che è l’attuazione del Pnrr. Su ostacoli e opportunità di questa fase di «messa a terra» del Pnrr si concentrerà l’appuntamento di oggi, al Kilometro Rosso di Bergamo, del tour nazionale «Italiadomani», un ciclo di incontri e dialoghi tra Governo centrale e rappresentanti dei territori. Tra i nodi che è auspicabile siano affrontati in questa sede ce ne sono almeno due che coinvolgono direttamente gli enti locali e che sono stati analizzati dall’economista della Luiss Marcello Messori in un recente seminario confindustriale.

In primo luogo, va considerata una sfida comune a tutti i Paesi europei, quella di una transizione ecologica e digitale implicita nel Piano elaborato a Bruxelles che risulterebbe più costosa e laboriosa di quanto si potesse prevedere in origine. L’impennata dei costi energetici e delle materie prime sono solo il volto più evidente di tali difficoltà. Vi sono anche aspetti finora meno dibattuti, come la necessità per alcuni distretti industriali italiani, di modificare radicalmente la propria ragion d’essere, si pensi alle nostre aziende coinvolte nella filiera dell’industria automotive italo-tedesca che è alle prese con la conversione «verde». Quanti e quali mutamenti attendersi, in conseguenza di ciò, nell’organizzazione del lavoro, nella formazione dei dipendenti e nella dotazione infrastrutturale? Con quante e quali risorse – non solo finanziarie – gli enti locali potranno sostenere e accompagnare simili processi?

In secondo luogo, nel percorso di attuazione del Pnrr, sul fronte degli investimenti pubblici i Ministeri agiscono spesso come «registi», ha notato Messori, mentre gli attori protagonisti sono gli enti locali. Il ministro per gli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, in un’intervista a questo giornale ha quantificato per esempio in 50 miliardi di euro gli investimenti del Pnrr che vedono Comuni e Città metropolitane nel ruolo di soggetti attuatori. Un’allocazione efficiente delle risorse per i progetti da parte dei Ministeri, dunque, è solo un primo passo verso l’obiettivo finale; l’operatività dei finanziamenti andrà seguita e implementata soprattutto a livello micro. Quanto accaduto in passato con i Fondi strutturali europei, che non siamo riusciti a spendere nella loro totalità, dovrebbe essere un campanello d’allarme in tal senso. Quali risorse umane e quali meccanismi di monitoraggio (anche in corso d’opera) prevedere per evitare fallimenti a livello periferico?

Il ragionamento sulle risorse ci ricorda come l’Italia si trovi in definitiva di fronte a un’enorme scommessa, con un notevole dispiegamento di spesa pubblica – visto che gli aiuti europei sono in buona parte prestiti - per rilanciare l’economia. Se nel 2026 riforme strutturali e processo di attuazione del Pnrr si saranno dimostrati carenti, vivremo in un Paese più indebitato e con una crescita potenziale ridotta. In una simile malaugurata eventualità, ci ritroveremmo nella situazione di Robinson Crusoe, il protagonista del romanzo d’avventura e di formazione di Daniel Defoe, che dopo aver consumato mesi di tempo e abbondanza di risorse per costruire una piroga nel tentativo di lasciare la sua isola deserta, solo a lavoro ultimato si rende conto che è impossibile trascinare l’imbarcazione dalla foresta alla spiaggia. «Anche se troppo tardi – scrive dunque Crusoe nel suo diario – compresi allora quanta pazzia c’è nell’intraprendere un’Opera prima di averne calcolato i Costi e prima di sapere se le nostre Forze possono portarla a buon fine». Ecco una pazzia che - lo sappiamo fin d’ora - come Italiani non possiamo permetterci. L’alleanza tra Roma ed enti locali è decisiva per scongiurarla.

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