Santanchè, l’autogol del voto rafforza il governo

ITALIA. Il voto su Daniela Santanchè ha rafforzato maggioranza e governo e diviso le opposizioni. Tecnicamente, un autogoal della minoranza con doppio risultato negativo: ha mostrato la propria fragilità e ha fatto un regalo a Giorgia Meloni.

È così evidente l’errore tattico in quel che è avvenuto da far nascere i peggiori sospetti. Quelli cui dà voce Carlo Calenda: «Pur di agitare una bandierina bucata, avete aiutato Meloni a superare i problemi interni». Il dito accusatore del focoso leader di Azione è rivolto contro il M5S che ha deciso di presentare la mozione di sfiducia individuale contro la ministra del Turismo raggiunta da un avviso di garanzia (e, secondo alcuni, vicina ad un rinvio a giudizio) per i guai finanziari delle sue società, pur sapendo che il risultato del voto sarebbe stato scontato: nessuno, a voto palese per chiamata nominale, «tradisce» la propria maggioranza e tutti i senatori del centrodestra hanno disciplinatamente votato contro la mozione. Anche quelli che nelle riunioni di gruppo e nelle chat tra colleghi avevano manifestato parecchi dubbi sull’opportunità di difendere la Santanchè, accusata di falso in bilancio e in debito di un milione di euro con lo Stato.

Ma agli ordini di scuderia non si disobbedisce, ovviamente. Giuseppe Conte è un ingenuo, non sapeva che sarebbe finita così? Certo che lo sapeva, ma ha preferito il gesto propagandisticamente più efficace. Anzi, secondo le peggiori malelingue di Montecitorio il leader dei % Stelle lo avrebbe fatto per un segreto patto di potere con la Meloni come contraccambio della quota di sottopotere che il M5S riesce a strappare dal governo, molto più consistente di quello che raggranella Elly Schlein. Giustappunto la segretaria del Pd: dopo che Conte aveva annunciato la sua intenzione di far votare il Senato sulla Santanchè, Elly si è messa sulla scia e ha dichiarato che avrebbe condiviso l’iniziativa del suo concorrente più diretto. Una mossa che i nemici interni hanno aggiunto alla lista delle doglianze: per il Pd un doppio smacco, un regalo alla Meloni e uno a Conte, risultato il leader dell’intera opposizione, capace di trascinare un partito democratico subordinato ai suoi slogan. Ancora una volta la minoranza piddina accusa la segretaria di goffaggine politica e tattica e continua ad affilare i coltelli in attesa della resa dei conti che avverrà subito dopo le elezioni europee di primavera 2024 (dove si prevede una sconfitta dei democratici).

Altro fronte di divisione, quello tra M5S e il gruppo Azione-Italia Viva: i senatori di Calenda e Renzi non hanno partecipato al voto e i grillini li hanno accusati di «vergognoso atteggiamento». Un insulto cui Calenda ha risposto come abbiamo riportato più sopra. Ma non basta: anche Calenda e Renzi hanno litigato (la cosa ormai non fa più notizia) perché il primo critica l’altro perché non sottolineerebbe con sufficiente determinazione l’opportunità che la Santanchè si dimetta dal suo incarico sia per l’inchiesta che la riguarda sia perché in palese conflitto di interesse, lei imprenditrice del ramo turismo messa a guidare il ministero, giustappunto, del turismo. Calenda, come si capisce, ha i suoi sospetti sulle reali intenzioni di Renzi…

Conclusione della giornata: l’opposizione marcia divisa e i suoi generali sono impegnati soprattutto a bastonarsi reciprocamente. La maggioranza che ha i suoi problemi di tenuta politica (in vista delle europee, soprattutto) e il governo che presto dovrà provvedere a qualche urgente rimpasto delle poltrone ministeriali, hanno vissuto, come ha giustamente detto Daniela Santanchè, «una giornata bellissima»: come darle torto?

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