Sbarchi in aumento, Governo in affanno

Il commento. Giorgia Meloni, presentando il libro su Papa Francesco del direttore della Civiltà Cattolica padre Spadaro, ha confessato all’auditorio «di non sentirsi fortunata nel dover governare l’Italia nel momento più difficile dal Dopoguerra». A parte il paradosso storico, la presidente del Consiglio ha le sue ragioni.

Basti guardare la giornata di ieri: mentre lei era a Palazzo Chigi a presiedere un vertice d’urgenza sui migranti, in Borsa i titoli delle nostre banche scivolavano anche di dieci punti in basso per effetto della crisi della Svb americana trascinando Milano verso la maglia nera europea. Le tese telefonate con Giancarlo Giorgetti in riunione a Bruxelles con i suoi colleghi ministri dell’Economia, dense di preoccupazione per i nostri titoli, per il debito e per le decisioni che presto prenderà la Bce sui tassi di interesse (italiani in attacco alla Lagarde) hanno preceduto e seguito un vertice non meno nervoso sull’emergenza migranti, talmente urgente da costringere due ministri, Tajani e Salvini, a collegarsi dall’estero dove si trovano in missione ufficiale.

Il punto è che non solo le persone sbarcate sulle nostre coste si sono triplicate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (20mila contro 6mila), ma il ritmo sta addirittura accelerando: in tre giorni infatti sono arrivati ben 5mila profughi. La pressione è tale che ormai sembra obbligatorio superare i problemi connessi all’utilizzo della Marina Militare (Salvini si era messo di traverso temendo per le competenze della Guardia Costiera che dipende dal suo ministero) perché solo così si può sperare di essere efficaci. Bisogna fare in fretta perché i naufragi sono all’ordine del giorno: dopo Cutro ci sono i trenta morti di Pozzallo, e ogni volta i militari e il governo devono difendersi dall’accusa di non aver fatto abbastanza per salvare le persone in mare.

Il danno di immagine per Meloni e centrodestra è enorme («Mi vengono rivolte accuse raccapriccianti» ha detto la premier davanti al cardinal Parolin): e a Palazzo Chigi sono intenzionati a mettere uno stop a questa escalation. Anche perché sia il ministro della Difesa Crosetto che quello degli Esteri Tajani sono convinti che dietro l’aumento degli sbarchi ci siano i russi della brigata Wagner che manovrano il generale Aftar, padrone della Cirenaica libica da cui prevalentemente partono i barconi diretti verso la Sicilia. Non a caso al summit di Palazzo Chigi sono stati chiamati anche i vertici dei servizi segreti, i quali hanno riferito che ci sono quasi 700mila profughi pronti ad attraversare il braccio di mare che li separa dall’Italia e dall’Europa.

Si lavora dunque sulla Marina Militare ma anche sull’istituto della «protezione speciale umanitaria» che il governo col decreto varato a Cutro ha molto ridimensionato in vista di una sua futura cancellazione. Ma sembra che sia intervenuto l’ufficio legislativo del Quirinale per ammorbidire questa linea se non altro in via transitoria, perché così formulato il dispositivo potrebbe colpire chi è già in Italia e ha fatto domanda. Si studia insomma una norma transitoria che accontenti tutti, compreso Salvini che considera la protezione speciale uno dei più potenti attrattori del flusso dei migranti. Sarà anche per questo che la Lega, mentre il decreto del governo già firmato da Mattarella affronta l’esame parlamentare, non rinuncia alla proposta di legge presentata dai suoi deputati con cui si ripristinano di fatto tutte o quasi le misure a suo tempo varate dal governo giallo-verde e note come «decreti Salvini» che negli anni sono state piano piano smantellate sia dal governo Conte 2 sia dal governo Draghi.

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