Stati Uniti contro Cina
ora scontro sul Covid-19

Americani contro cinesi. Russi impegnati nella difesa mediatica di Pechino, con gli europei osservatori distratti. Italia, campo di battaglia. Lo scontro geopolitico in atto tra le Potenze mondiali si è spostato, in tempo di pandemia, ulteriormente dai mercati economico-finanziari al settore dell’ informazione. Il web, i social media, i canali tradizionali sono inondati da post, indiscrezioni, notizie ufficiali che hanno l’ obiettivo di fare luce o meno sull’ origine del Covid-19.

Informazione contro disinformazione. Fuga di notizie contro fuoco di sbarramento. Narrative contrastanti. L’ appuntamento con le presidenziali Usa di novembre incide e non poco su quanto sta avvenendo. Washington è arrivata persino a puntare il dito contro un laboratorio a Wuhan, dove vi sarebbe stato in autunno un non meglio precisato incidente.

Sia il presidente Trump che il segretario di Stato Pompeo hanno affermato di avere prove certe. Pronta è stata la risposta di Pechino che ha pubblicamente posto alla Casa bianca dieci domande, finora inevase.

Sia gli uni che gli altri, comunque, non hanno mostrato prove.

La variante russa si è inserita all’ improvviso, quando la Procura generale di Mosca ha intimato ad un sito locale di cancellare il post secondo cui l’ incidente sarebbe avvenuto originariamente in un laboratorio siberiano, che collabora con quello di Wuhan. Si sa, da tempo, russi e cinesi lavorano a stretto contatto in campo militare. Quindi qualcuno potrebbe aver sfruttato questa situazione per allargare la mappa del possibile scandalo.

Lungi da noi prendere una parte o l’ altra, ma certo è che qualcosa di strano è accaduto se si è osservato con attenzione - mediaticamente parlando - la dinamica dello scoppio della pandemia nella sua prima fase, ossia quella che ha interessato la Cina tra dicembre e gennaio.

Il goffo tentativo di minimizzare l’ epidemia da parte di Pechino ha insospettito all’ estero tanto, forse troppo. Da qui le teorie o dichiarazioni ufficiali, che per adesso non hanno trovato riscontro.

Per noi europei ed italiani in particolare è fondamentale prendere coscienza che le grandi Potenze hanno investito enormi quantità di denaro per imporre le loro verità, non importa se parzialmente fake o totalmente fake.

È soprattutto dal 2014 dalla crisi ucraina e poi dalle presidenziali Usa del 2016 che questo avviene con l’ uso di sofisticate tecniche per il controllo delle masse, tecniche già utilizzate durante la Guerra Fredda.

A San Pietroburgo, ad esempio, esiste una vera e propria «fabbrica» multi-lingue, specializzata nei social media. A Shanghai è stato identificato anni fa qualcosa di simile, ma con funzioni di hackeraggio militare.

L’ americano Global Engagement Center, che dal 2016 ha l’ incarico di contrastare le attività di disinformazione, ha indicato che, nel mese di marzo, 18 account - legati alla Russia - all’ interno della conversazione su Twitter in Italia - hanno realizzato un volume totale di 65.600 post, di cui 16.600 relativi al coronavirus. Essi hanno amplificato nel Belpaese la narrativa cinese, la critica agli Stati Uniti ed alla Nato per non aver fatto abbastanza per aiutare Roma.

Proprio l’ Italia, Paese indebitato e politicamente instabile, è considerata l’ anello debole dell’ Unione europea, la Potenza economica in grado di modificare i giochi globali. Se l’ Italia salta, addio all’ Ue.

Ecco perché, per chi usa Internet e i social, è cruciale fare attenzione a cosa si legge e a cosa si «riposta». Forse sarebbe meglio farsi la domanda se in quel momento non ci sia qualcuno che ci sta usando.

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