Dare del Gioppino non è diffamazione. «A Zanica fieri del nostro sindaco»

Il processo. Assolto l’ex leghista Gisberto Magri e altri due querelati dal sindaco. Il primo cittadino: «Ma io mi ero offeso perché ci definirono “cricca”».

Il Gioppino è una maschera bergamasca, con tre gozzi, dai modi rozzi, un po’ scansafatiche (e questo non rispetta il luogo comune sui bergamaschi) e amante del vino. Ma in senso traslato può assumere un’accezione negativa, indicante una persona poco seria, non affidabile. Nel volantino (il cui contenuto era stato riportato in seguito sul blog dell’associazione politica «Io amo la Lega») diffuso durante le elezioni comunali del 2019 a Zanica, che del Gioppino è la patria, l’epiteto sarebbe stato rivolto al sindaco uscente (e poi riconfermato all’esito del voto) Luigi Locatelli. Quest’ultimo, per conto dell’amministrazione comunale, aveva querelato per diffamazione a mezzo stampa (era parte civile con l’avvocato Luigi Villa), non tanto per l’accostamento alla maschera zanichese, ma perché nel documento erano presenti termini, quali «cricca» («che rimanda a un’associazione a delinquere», chiosa il sindaco), non graditi a chi amministrava il paese.

Tra le varie cose, nel volantino e sul blog si contestava la vendita dell’area su cui sarebbe poi stato costruito lo stadio dell’AlbinoLeffe, che aveva portato a un contenzioso, con tanto di pronunciamento di Tar e Consiglio di Stato, tra l’allora Cassa rurale proprietaria dell’area e il Comune. Quest’ultimo lamentava il mancato rispetto degli impegni assunti dalla controparte nella convenzione e stimava in 8,7 milioni di euro il danno patito. «I giudici hanno stabilito che il danno c’è ma non si è stati in grado di dimostrarlo, e dunque nulla era dovuto dalla banca», spiega Locatelli. Che due anni fa aveva concluso con l’istituto di credito una transazione di 300.000 euro. E’ la differenza tra questa somma e gli 8,7 milioni che viene duramente contestata nel volantino.

Sia come sia, anche il Gioppino è finito negli atti dell’inchiesta che ha portato a processo il portavoce di «Io amo la Lega» Gisberto Magri, tra i fondatori della Lega lombarda a Bergamo, e due altri appartenenti all’associazione, Siro Cereda e Giuseppe Traina. I tre, difesi dagli avvocati Roberto Trussardi e Paolo Birolini, hanno sempre negato di essere gli autori. Ma ieri il giudice Roberto Palermo è volato più alto, assolvendo perché il fatto non costituisce reato. «Prendo atto della sentenza, ma poi non stupiamoci se sono sempre meno le persone che decidono di dedicare il proprio tempo alla gestione della cosa pubblica», commenta Locatelli.

Una delle frasi incriminate era: «Ma perché votare ancora gente del genere? Votiamo ol Giupì, piuttosto, non il Giopì che è una fighetta acritico verso il potere». «Non era riferito al sindaco e se c’è uno che deve sentirsi offeso in questa vicenda è proprio il Giupì - chiosa Magri -. E’ l’antipotere per eccellenza, figura creata dai bergamaschi per contravvenire alle imposizioni dei francesi invasori che avevano proibito le maschere della commedia dell’arte». «Dare del Gioppino? Per come la vedo io, è una medaglia - sottolinea Locatelli -. Non a caso alle porte di Zanica abbiamo fatto mettere i cartelli con la scritta “paese del Gioppino”».

© RIPRODUZIONE RISERVATA