Delitto di Dalmine, 21 anni per il figlio di Franco Colleoni

Ventuno anni. Questa la sentenza della Corte d’Assise di Bergamo nei confronti di Francesco Colleoni, 35 anni, in cella dal 2 gennaio con l’accusa di aver ucciso il padre Franco. Nella mattinata di mercoledì 15 dicembre il pm Emanuele Marchisio aveva chiesto 22 anni e sei mesi. Poco dopo la sentenza a 21 anni. I legali del 35enne: «Non sono state seguite altre piste».

L’ ex segretario provinciale della Lega Nord è stato ucciso al culmine di un litigio esploso nel cortile del ristorante di famiglia «Il Carroccio» di Dalmine, dove l’imputato lavorava come cuoco. Il pm ha ricordato in Tribunale diversi elementi centrali che inchioderebbero il 35enne: la foto scatta dalla mamma nella mattinata del giorno dell’omicidio, alle 8.17, nella quale Francesco «non ha escoriazioni in volto e sulle mani». Durante l’interrogatorio, dopo la morte del padre, il 35enne è invece ferito e secondo il pm le contusioni «sarebbero il frutto della colluttazione con il padre». Di rilievo anche la traccia del sangue trovata sul retro della felpa di Francesco.

Secondo la difesa, i Carabinieri avrebbero tralasciato altre piste nell’indagine, perché «questa è stata un’indagine a senso unico contro Francesco» ha detto il legale del 35enne. Il pm ha però nuovamente contestato le ipotesi di rapina emerse precedentemente: «L’azione omicidiaria è incompatibile con la rapina, perché c’è una violenza cieca, figlia di un rancore, di un risentimento e di frustrazioni - ha detto il pm -. Questo tipo di violenze sono tipiche di contrasti che affondano le radici nel passato e che portano all’esplosione di una persona». Lo stesso Francesco, ricorda il pm, «ha detto nell’interrogatorio: “Non so cosa mi è successo: mi è scoppiata la vena». E aggiunge ancora il pm: «La dichiarazione di non ricordare (come dichiarato dal Francesco Colleoni nelle precedenti udienze, ndr) è inoltre è un meccanismo puerile di rimozione».

La difesa di Francesco Colleoni ha chiesto l’assoluzione del 35enne «per non aver commesso il fatto è, in subordine, la derubricazione del reato in omicidio preterintenzionale» .
Nella tarda mattinata è arrivata la sentenza con la condanna a 21 anni da parte della Corte d’Assise di Bergamo. Dalla difesa la riconferma di quanto detto anche in aula: «Non sono state seguite altre piste e lo abbiamo evidenziato più volte alla Corte che però non ha ritenuto di ascoltare le nostre richieste: nessuno ci ha riferito se non ci fossero tracce di altre persone sulla scena del delitto o di segni di effrazione - ha dichiarato fuori dal Tribunale di Bergamo Enrico Cortesi, avvocato di Francesco Colleoni insieme al legale Andrea Filipponi -. Dopo la condanna Francesco era molto preoccupato per la mamma: molto legato alla madre era più preoccupato per lei che per se stesso».

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