Viaggio nella sede di Ryanair: ogni secondo vende 12 biglietti

Dublino. «Vendiamo 12 biglietti al secondo». Una statistica impressionante che arriva direttamente da Ryanair. A Dublino abbiamo visitato la sede degli «irlandesi volanti», che hanno rivoluzionato il modo di volare di mezza Europa. I numeri della compagnia parlano di 3.100 voli ogni giorno nel vecchio continente e oltre 550mila passeggeri. «Il futuro di Orio? Cresceremo ancora», il commento sullo scalo bergamasco.

Un secondo. Nello stesso tempo in cui avrete finito di leggere queste due parole Ryanair avrà venduto 12 biglietti in tutta Europa. Parole e musica di Jason McGuinness, direttore commerciale degli irlandesi volanti. E a questa media «per riempire un potenziale aereo da 189 posti ci impieghiamo 16 secondi». Ovviamente sulla carta, ma sono numeri che rendono bene la potenza di fuoco di una compagnia che -nel bene e nel male - ha cambiato il modo di viaggiare di mezza Europa e che ha casa in un sobborgo di Dublino (a un colpo d’ala dall’aeroporto, of course) dal nome abbastanza bellicoso, Swords, spade.

In realtà il quartiere generale dei signori del low cost è all’insegna del low profile: una palazzina di 4 piani abbastanza anonima in un centro direzionale con vista tangenziale. Nulla di faraonico, ma è qui che vengono fatti volare qualcosa come 3.100 aerei al giorno con una prima linea di oltre 700 addetti. A proposito, tra i 19mila dipendenti di Ryanair il 25% è italiano. E dopo la botta della pandemia il nostro è il mercato che ha reagito meglio: più 43% di crescita in due anni.

«Benvenuti in manicomio»

L’ingresso è decisamente in tema: le vecchie poltrone degli aerei (rigorosamente non reclinabili, costano meno di manutenzione...) a mo’ di sala d’attesa e un desk con alla base gli oblò dell’aereo. Ma il pezzo forte è appena dietro, uno scivolo «che viene percorso in discesa dal primo piano da chi lascia la compagnia» ci spiegano. A lato un murales con una scritta emblematica, benvenuti in manicomio.

In realtà è tutta più apparenza che sostanza, perché muovendosi tra i 4 piani del quartier generale di Ryanair è tutto molto tranquillo. Nella lunga teoria degli open space ci sono decine di addetti testa bassa sui computer o ai maxischermi sulle pareti, dove troneggia quello dedicato alla situazione meteo. A dirla tutta non vola proprio una mosca, soprattutto al primo piano dove c’è il controllo dei voli in tempo reale sullo sfondo di un pannello che mostra tutto il network e la posizione dei velivoli nei cieli d’Europa.

In questa parte - ovviamente fondamentale - della sede si lavora su turni di 12 ore (con pause, si affrettano a precisare) per 4 giorni di fila ai quali ne seguono altrettanti di riposo. Una formula che pare piacere in un comparto «che lavora 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e con una presenza di almeno 30 persone a turno». E dove comunque i sindacati non sembrano riscuotere granché successo visti gli strali che O’Leary riserva loro (senza distinzione di nazionalità) con precisione quasi certosina. Ad ogni modo il cuore dei 3.100 voli (e oltre 550mila passeggeri) al giorno batte qui e senza nemmeno fare troppo rumore. La stanza dei bottoni è qui, silenziosa e molto hi-tech: un gigantesco videogame.

L’ufficio di O’Leary il commerciale

Decisamente più movimentato il clima al piano sopra, quello del commerciale, dove bandiere di mezza Europa (Ucraina compresa) campeggiano sopra le scrivanie. Qui si controlla in tempo reale il mercato, si lavora sulle offerte e nell’attesa di capire se il low cost sia morto o semplicemente (sicuramente...) in via di trasformazione si fa professione militante di «dinamic pricing», ovvero si cambiano i prezzi in corsa. Il segreto del successo oltre a un’essenzialità dei servizi che sfiora lo spartano.

Non è un caso che Michael O’Leary abbia il suo ufficio qui, in fondo all’open space, annunciato da una gigantesca fotografia di una mucca che fa capolino da dietro l’angolo. L’irlandese volante è fondamentalmente un commerciale e tale rimane, questa posizione dell’ufficio (scarno, separato ma tutto in vetro) permette di stare nel mezzo della mischia. Cosa che agli irlandesi piace parecchio, quasi come quella Guinness che però O’Leary nel mezzo di una torrenziale chiacchierata con i giornalisti di mezza Europa (divisi per gruppi, i 3 italiani con portoghesi e belgi, eravamo i soli non qualificati ai Mondiali a pensarci bene...) boccia come una «birra per turisti». Prosit.

Obiettivo 225 milioni nel 2026

Ad ogni livello c’è una spazio giochi più allegorico che altro: scacchi giganti, ellittica e ovviamente un aeroplanino, mentre i piani alti sono appannaggio del minigolf. Ma così a occhio c’è poco tempo per giocare, i ritmi di lavoro sono tosti, di gente alla macchinetta del caffé non ne vedi proprio. Del resto «abbiamo l’obiettivo di raggiungere un miliardo di profitti per marzo 2023» ricorda O’Leary, mentre il ceo Eddie Wilson ha nel mirino «i 225 milioni di passeggeri per il 2026». Ora sono 165, per capire la portata della sfida.

Che fa il paio con quella del reclutamento di piloti ed equipaggi merce rara di questi tempi. Per formarli Ryanair ha quattro centri di training, uno a Orio al Serio, due in Inghilterra (a Stansted e East Midlands) e il gioiello Airline Flight Academy a poche miglia dal quartier generale irlandese. Dentro ci sono 4 simulatori da 9 milioni di euro l’uno - più altri 2 che ne sono costati «solo» 3 simili a quelli di Orio - che sono qualcosa di pazzesco. Capaci di far vivere l’esperienza del volo e dell’atterraggio su qualsiasi scalo del network con ogni condizione meteo e un realismo incredibile, sobbalzi e vuoti d’aria compresi. Mancano solo gli applausi all’arrivo... Intanto sono stati acquistati altri 50 Boeing, veri: nell’attesa di capire come sarà il futuro qui a Swords la sola certezza è che Ryanair continua a volare. Poco low, molto high.

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