Commercialisti e Intelligenza artificiale: lavora di notte per gestire le fatture

LA RICERCA. Il software scarica le parcelle e le ordina. Si stima che in futuro farà il 60% delle analisi di bilancio. «Non ha migliorato la qualità, ma ha ridotto i tempi».

Quando l’ultimo collaboratore del commercialista Giorgio Gavazzeni lascia lo studio nel tardo pomeriggio, inizia a lavorare il più recente dei dipendenti: l’intelligenza artificiale. È la nuova routine degli studi professionali, dove l’IA si sta rapidamente ritagliando un ruolo chiave. «Nella notte – spiega Gavazzeni – il software scarica le fatture dai cassetti fiscali dei clienti, le ordina e abbozza una proposta di registrazione». La mattina dopo, l’addetto umano verifica l’operato, corregge gli eventuali errori e lo completa.

Il 34% degli studi la usa

Il 34% dei commercialisti utilizza già oggi «molto o abbastanza» i sistemi di intelligenza artificiale, una percentuale destinata a salire al 72% nel prossimo triennio. È il dato centrale della ricerca nazionale «Organizzazione dello studio e impatto dell’intelligenza artificiale», condotta dalla Fondazione nazionale di ricerca della categoria, a cui hanno collaborato anche le professoresse Gaia Bassani e Stefania Servalli dell’Università di Bergamo (dipartimento di Scienze aziendali), presentata al recente congresso nazionale dei commercialisti a Genova. Lo studio Gavazzeni, ammette il titolare, rientra nella categoria di chi usa l’IA «abbastanza»: «Per alcune pratiche non la trovo ancora affidabile. Ad esempio, è imprecisa nella consulenza, troppo spesso sbaglia i riferimenti normativi. Ma è una grande opportunità».

Il controllo

Secondo la ricerca, gli ambiti in cui la nuova tecnologia è maggiormente utilizzata sono l’aggiornamento normativo tramite web (37%), la gestione delle fatture elettroniche (36%), la creazione e gestione delle comunicazioni (25%) e l’annotazione quotidiana nei registri contabili (24%). Simona Bonomelli, commercialista ed ex presidente dell’Ordine provinciale, ha formato con corsi specifici due giovani collaboratori, convinta che l’IA sia un’opportunità irrinunciabile: «Comporta anche dei rischi, ma ora che è introdotta, non si può tornare indietro». Nel suo studio è utilizzata all’interno dei software professionali, con abbonamenti aggiuntivi e dunque investimenti ulteriori. «Non la userei mai per dare un parere a un cliente – sottolinea – ma per operazioni meccaniche». Ad esempio, riferisce di aver ricevuto un bilancio in fogli di testo che l’intelligenza artificiale ha convertito in tabelle Excel, abbozzando una prima analisi. «Non ha migliorato la qualità del mio lavoro, ma ha ridotto i tempi», aggiunge, precisando: «Ad oggi, la vedo limitata ad attività di base. Inizierei a preoccuparmi e a valutare i grossi rischi se entrasse nell’ambito consulenziale. Le manca infatti sia la parte relazionale, sia la profonda conoscenza dei settori». Ad esempio, «può essere efficiente e rapida nel calcolare dati come l’Ebitda, ma solo il professionista è poi in grado di giudicare quel numero e operare le scelte conseguenti».

Le possibilità di sviluppo

L’analisi di bilancio, che oggi beneficia dell’IA per il 18%, è proiettata a raggiungere il 60%, ipotizzano le ricercatrici. Tra gli impatti già osservabili emergono l’efficacia e l’efficienza delle attività interne (29%) e la produttività e motivazione del personale (21%). La crescita strategica dello studio, pur non essendo percepita nell’immediato come potenziale derivante dall’intelligenza artificiale, raccoglie il 60% di preferenze come impatto atteso.

Lo studio della commercialista Elena Rubini, invece, confida nella tecnologia come base di partenza per i quesiti di consulenza. «Siamo abbonati a diverse banche dati certificate che ci garantiscono un alto livello di affidabilità». Però anche queste, aggiunge, raccomandano di verificare personalmente, «ed è quello che facciamo ogni volta. Oltre poi a sviluppare gli spunti dell’Ia con le nostre competenze, elemento irrinunciabile». Si rivela invece molto affidabile, assicura, «per operazioni ripetitive come la registrazione ciclica degli estratti conto bancari. Ci aiuta nei casi di aziende molto grosse con tante movimentazioni. La parte finale di chiusura dell’operazione è comunque sempre curata dal professionista».

I servizi offerti

Il miglioramento della qualità dei servizi offerti (45%), l’aumento dei clienti (14%) e l’incremento del fatturato (17%) sono le opportunità potenziali che i commercialisti evidenziano nella ricerca. Al contrario, la regolamentazione normativa incerta (32%), la responsabilità legale (27%) e le conseguenze reputazionali dovute a errori (24%) sono i rischi maggiormente rilevati dagli studi. Si aggiunge, ammette Bonomelli, il rischio occupazionale: «Non chiudiamo gli occhi, l’automazione di alcuni processi portata dall’intelligenza artificiale può anche riflettersi in un calo di dipendenti. È un elemento da non trascurare».

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