In tantissimi per l’ultimo saluto a Roy: gli amici lo ricordano con disegni e striscioni

I FUNERALI. Molti amici e giovani si sono stretti attorno alla famiglia del giovane morto nelle prime ore del giorno di Pasqua, in via Broseta a poca distanza dalla sua abitazione. Le esequie nella parrocchiale del quartiere di Loreto dove viveva con la famiglia.

Bergamo

Dolore e commozione nella chiesa parrocchiale della «sua» Loreto: in tantissimi hanno partecipato ai funerali di Roy Caleb Soliz Omonte, il magazziniere 22enne che il giorno di Pasqua ha perso la vita all’ospedale Papa Giovanni XXIII, dopo un tragico schianto in moto in via Broseta, all’altezza del distributore «Ip».

Lo schianto

Erano circa le 4 del mattino, quando il giovane d’origine boliviana stava rientrando a casa in via Pezzotta dopo una serata con gli amici: stando alle ricostruzioni della polizia stradale, mentre percorreva via Broseta il 22enne ha perso il controllo della sua moto, è finito nella corsia opposta di marcia ed è caduto vicino ad un’aiuola, sbattendo la testa contro il cordolo, per poi morire qualche ora dopo in ospedale.

L’intero quartiere ne piange la scomparsa, stretto intorno al dolore della famiglia: in chiesa e sul sagrato tantissime persone per l’ultimo saluto. Sul luogo dell’incidente, a poche centinaia di metri dalla casa in cui abitava il giovane, sono stati posati tanti mazzi di fiori colorati e accesi ceri, mentre sul tronco di un albero sono state affisse le foto di Roy Caleb: «Un ragazzo d’oro», ricordano gli amici.

«Aiutiamoci in questo momento di dolore»

A celebrare il parroco di Loreto don Giovanni Lombarda, insieme al curato don Attilio Rossini e don Andrea Pirletti, parroco di Vercurago e Pascolo ed ex curato del quartiere di Santa Lucia dove anni fa il ragazzo frequentava il Cre. «È passata una settimana dalla tragica scomparsa di Caleb, ora organizziamo il suo ultimo viaggio. Regna nei nostri cuori il silenzio della morte». Poi il parroco si rivolge ai tanti amici: «Siete tanti ragazzi e ragazze, seiete qui insieme alla famiglia di Caleb, fiera del loro figlio così tanto amato». E aggiunge: «Questo è un momento non facile, aiutiamoci: insieme in questo momento difficile per tutti noi, apriamo il nostro cuore insieme. Anche le nostre lacrime».

Fuori dalla chiesa gli amici lo ricordano con disegni e striscioni chiamandolo con il suo soprannome «Papi».

La strada e la notte nell’omelia

«Vorrei richiamare due brevi pensieri che hanno accompagnato me in questi giorni - ha detto don Lombarda nell’omelia -. Il primo riguarda la strada e il secondo pensiero riguarda la notte. Potremo dire due coordinate che ci rappresentano: lo spazio e il tempo. La strada: è lì che è avvenuto l’incidente. La strada è un luogo di passaggio; tante volte è capitato anche a voi ragazzi di sbagliare strada. La strada è anche un luogo dove si incontrano le persone. La strada rappresentava per Caleb il rientro a casa. La sua intenzione era tornare a casa. A casa non è arrivato, diremmo umanamente parlato ma cristianamente diciamo: è arrivato proprio a destinazione».

«La strada qualcuno potrebbe definirla quella maledetta strada che ha causato l’incidente e la morte. Chi passa adesso per quella strada non vede la morte ma vede dei ragazzi in silenzio davanti a una pianta e vede quel luogo che prima era un aiuola poco considerata lo vede un giardino di fiore. Chi passa per quella strada pensa a Caleb ma anche al fiorire che attraverso lui c’è si un legame, un’amicizia. Vede ragazzi che sono capaci di piangere sull’amico morto, che sono capaci di fermarsi e entrare in una chiesa e mettersi in ascolto».

E il sacerdote continua a parlare delle strade della vita, rivolgendosi sempre agli amici del giovane: «Ragazzi credo che sia bello da parte di tutti noi adulti dirvi: percorrete la strada giusta, quella della vostra vita. E se dovesse capitarvi di perdere quella giusta fermatevi e chiedete indicazioni per quella giusta a chi in quella casa ci è già arrivato, il vostro amico».

Al termine della cerimonia sono stati liberati al cielo decine di palloncini bianchi, a cui gli amici hanno legato dei pensieri dedicati a Roy.

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