Inflazione e rincari nel carrello, è boom dei discount

LA SITUAZIONE. In Bergamasca l’indice dei prezzi al consumo su base annua è ora al 6,6% contro il 6,9% di aprile. I prodotti alimentari su del 9,7%. Fusini: si va dove si risparmia maggiormente e si diluiscono gli acquisti.

È come se la situazione si fosse cristallizzata, ormai congelata. L’inflazione resta stabilmente su valori elevati, al netto di qualche lieve oscillazione: l’indice dei prezzi al consumo su base annua in Bergamasca è ora al 6,6%, contro il 6,9% di aprile, mentre l’inflazione su base mensile è pari allo 0,4%, rispetto allo 0,5% del mese precedente.

I dati

È questa la fotografia su base provinciale tracciata dall’Istat, con valori riferiti a quanto avvenuto nel corso del mese di maggio. Se è vero che a novembre si era raggiunto il picco con un’inflazione annua al 10%, nell’ultimo trimestre l’indice si è sostanzialmente attestato a una progressione lineare: sempre per quel che riguarda l’inflazione su base annua, era al 6,4% a marzo, poi al 6,9% ad aprile, quindi appunto al 6,6% a maggio.

I prezzi dell’energia

C’è però ora una sorta di quasi «staffetta» per quel che riguarda la voce che traina la corsa dei prezzi: i prezzi dell’energia evidenziano un incremento adesso «solo» dell’11,3% su base annua (perché il grosso dell’inflazione energetica era scoppiato tra febbraio e marzo 2022, cioè poco più di un anno fa), mentre i prezzi dei prodotti alimentari viaggiano al +9,7% sempre su base annua.

Tra le altre voci in aumento, solo nell’ultimo mese si segnala un incremento dell’8,9% dei prezzi dei «servizi di alloggio» (alberghi e altre attività ricettive, e si arriva al +16,5% su base annua), mentre su base annua i servizi di trasporto segnalano rincari del 16,1%.

Il boom dei discount

Se la spesa è più cara i consumatori cambiano le proprie abitudini, con uno spostamento verso i discount. È quanto emerge ad esempio da una rilevazione su scala nazionale di Coldiretti, secondo cui le vendite nei discount alimentari hanno evidenziato un aumento del 10,3% su base annua. «La crescita degli acquisti nei discount è in corso da alcuni mesi anche sul nostro territorio e sottrae quote di mercato alle insegne retail e tradizionali della grande distribuzione organizzata», ragiona Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo. Prezzi più bassi, marchi non sempre di prima fascia, la possibilità di risparmiare maggiormente. Sono questi i fattori che guidano i nuovi orientamenti di mercato, ma accanto al boom dei discount emerge una tendenza più generale: «Quella dello “scaricamento” del carrello – spiega Fusini –. Nell’immaginario e non solo, fino a qualche anno fa il consumatore andava al supermercato per fare delle spese molto ingenti, col carrello traboccante di acquisti. Ora invece c’è il ritorno a una spesa ridotta ma più frequente: anziché privilegiare una grossa spesa, si diluiscono gli acquisti a più riprese durante la settimana, o per provare a sfruttare offerte vantaggiose o per evitare scontrini più pesanti».

È un tema che si inserisce in un più ampio riallineamento del mercato: «Nel retail tradizionali si assiste al passaggio dalle grandi alle medie superfici commerciali – aggiunge Fusini -: la geografia dei punti vendita sta cambiando, si preferiscono negozi più facilmente raggiungibili in cui fare la spesa in tempi più rapidi».

Bergamo è la 33ª città italiana in termini di rincari

Con un’inflazione annua al 6,6%, secondo i calcoli dell’Unione nazionale consumatori Bergamo è la 33ª città italiana in termini di rincari, cioè di «spesa aggiuntiva»: oggi rispetto a un anno fa, le famiglie bergamasche devono far fronte a un rincaro annuo di 1.740 euro determinato dall’aumento dei prezzi. «In testa alla graduatoria – è la “classifica” redatta dall’associazione dei consumatori – c’è Milano, dove l’inflazione tendenziale è pari a +7,9%: pur essendo appena sopra la media nazionale pari al 7,6%, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva annua, equivalente a 2.145 euro per una famiglia media. Medaglia d’argento per Genova, la città che ha il record dell’inflazione (+9,5%) e un incremento di spesa annuo pari a 2.071 euro a famiglia. Sul gradino più basso del podio Bolzano che con +7,7% ha una spesa supplementare pari a 2.046 euro annui per una famiglia tipo».

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