
L'Editoriale
Martedì 08 Luglio 2025
Ius scholae, polemiche fra alleati con vista 2027
ITALIA. Estate torrida anche per i politici della maggioranza, impegnati a litigare non tanto nell’ormai deserto Transatlantico di Montecitorio, quanto nella accogliente tenda della masseria di Bruno Vespa in Puglia, dove arrivano in reverente pellegrinaggio quasi tutti i ministri insieme ai leader dei partiti del centrodestra (a latere anche quelli dell’opposizione, Conte per esempio).

E così, sotto la tenda del resort di Manduria, azzurri e leghisti se le mandano a dire senza neanche troppo tatto. Il tema delle ultime ore riguarda soprattutto lo ius scholae. Dopo il fallito referendum della sinistra che ha affondato l’idea di dare con molta più facilità di oggi la cittadinanza italiana agli immigrati, Forza Italia ha rilanciato un suo vecchio progetto (pare ispirato da Marina Berlusconi) chiamato appunto ius scholae, che prevede di dare la cittadinanza a chi abbia compiuto un intero ciclo scolastico nel nostro Paese e che in una decina d’anni si sia integrato culturalmente con gli italiani.
Dal Nord si chiedono lavoratori
«Se siamo certi della nostra identità, non dobbiamo avere paura», ha spiegato Antonio Tajani tra gli applausi dei giovani di Forza Italia che hanno sottoscritto la proposta definendola «di puro buonsenso». Anche perché il partito azzurro si mette dalla parte degli imprenditori, soprattutto del Nord, che richiedono con forza più braccia per lavorare: «La manodopera scarseggia, dobbiamo rendercene conto, e va fatto come l’Impero Romano, con una inclusione non facile ma sicura».
Sembrava che il ministro degli Esteri volesse provare ad andare a braccetto con il Pd per approvare un progetto del genere («che però non è lassista come quello della sinistra») ma l’apertura tajanea è stata subito bloccata dall’alzata di scudi dei salviniani che hanno cominciato a sparare a palle incatenate contro lo ius scholae, addirittura facendoci sopra un manifesto: «Non passerà mai!». Se dobbiamo modificare la legge oggi vigente, dobbiamo farlo semmai in senso restrittivo, declamavano a microfoni e telecamere i peones leghisti mandati a riscaldare la platea televisiva con l’obbligatoria conclusione: «Comunque non è previsto dal programma di governo, non se ne parla». La risposta a Salvini è arrivata da Tajani attraverso un portavoce, il fido segretario di Forza Italia in Campania, l’ex deputato Martusciello: «E allora non passerà mai neanche il terzo mandato» tanto caro al ministro dei Trasporti, la cui massima ambizione è quella di legare Luca Zaia al dorato trono di Doge veneziano pur di eliminarne la potenziale concorrenza al vertice della Lega.
Si pensa alle prossime elezioni
Lo sguardo è ormai puntato al 2027, la rincorsa è già partita e la sfida riguarda proprio i due partiti minori del centrodestra: in palio c’è il secondo posto dal momento che nessuno, e ormai neanche Salvini, si sogna di sorpassare Fratelli d’Italia nelle urne
Ma su questo Meloni è stata equanime: non si parla né di ius scholae né di terzo mandato, la bocciatura è stata inviata via video a Manduria dalla presidente del Consiglio ai suoi vivaci vicepremier. Possiamo dire che questi sono solo i primi segni di una cosa che tra poco sarà evidente a tutti: i partiti hanno cominciato a guardare alle prossime elezioni; non solo le prossime regionali, ma anche le comunali di Roma, Napoli, Milano, Bologna, Torino, e soprattutto le politiche.
Lo sguardo è ormai puntato al 2027, la rincorsa è già partita e la sfida riguarda proprio i due partiti minori del centrodestra: in palio c’è il secondo posto dal momento che nessuno, e ormai neanche Salvini, si sogna di sorpassare Fratelli d’Italia nelle urne. Forza Italia e Lega guerreggeranno tra loro sino all’ultimo voto per poter sventolare la bandiera sul secondo podio.
Da adesso fino ad allora la polemica sarà pane quotidiano. Naturalmente c’è sempre il rischio che il governo traballi sotto l’urto di questi duelli, e per questo Meloni dovrà stare attenta a non occuparsi solo di politica estera – tradizionale rifugio dai dolori domestici – perché rivolgendo il pensiero ora solo a Trump ora a Macron, potrebbe anche procurarsi dei guai.
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