Morì lavorando al ponte che porterà il suo nome: l’omaggio a Lanfranco Martinelli

IL RICORDO. Il viadotto sulla Valle dei Foppi intitolato a Lanfranco Martinelli, papà del sindaco di Tavernola.

Parzanica

Sono trascorsi quasi 29 anni dal tragico infortunio di cui fu vittima il tavernolese Lanfranco Martinelli, mentre stava lavorando con l’escavatore sul cantiere di uno dei due viadotti sulla Valle dei Foppi di Parzanica per la realizzazione della nuova strada che si imbocca dopo il cementificio di Tavernola per raggiungere la frazione Acquaiolo e da lì il centro montano. Il macchinista perse la vita il 27 gennaio 1997 precipitando con l’escavatore lungo la scarpata a valle a causa di un franamento del terreno. Una croce scolpita nel muro a monte del viadotto dai suoi compagni di lavoro ricorda la terribile disgrazia insieme ad un’altra croce di marmo con effige in bronzo, poco più in là.

Ora il sindaco di Parzanica Battista Cristinelli ha deciso di intitolare il viadotto allo sfortunato lavoratore. «Era già dal mio primo mandato che desideravo intitolarglielo. Arrivato agli sgoccioli del mio incarico amministrativo, desidero portare a termine questa mia volontà che vuol essere un segno di rispetto della nostra comunità nei confronti di Lanfranco Martinelli, ma anche di tutti i morti sul lavoro», dichiara Cristinelli. La cerimonia di inaugurazione si terrà domenica 26 ottobre alle 10,30 sul viadotto, cerimonia alla quale presenzierà anche Roberto Martinelli, nella duplice veste di primo cittadino di Tavernola e figlio di Lanfranco. La targa commemorativa sul luogo del mortale infortunio verrà benedetta da monsignor Battista Bettoni. Seguirà per i partecipanti un momento conviviale nell’edificio comunale, (ex scuola) di Acquaiolo ristrutturato di recente.

Aveva 40 anni e due figli piccoli

Quando successe il fatto, Lanfranco aveva solo quarant’anni ed era felicemente sposato con Angela Cadei di Vigolo e padre di due figli , Daniela di 12 anni e Roberto di 5. «Ancor oggi mi domando perché proprio a lui. Perché proprio alla nostra famiglia. Sono domande a cui non ho mai trovato risposta. Forse perché una risposta non c’è. Aveva solo 40 anni. Era un uomo stimato, benvoluto da tutti, un grande lavoratore e una persona piacevole con cui condividere le giornate. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto profondo in tutti coloro che gli volevano bene», sottolinea Martinelli senza celare l’emozione al ricordo del papà morto quando lui era un bimbo.

Narrano le cronache del 1997, che «il cantiere stava per chiudere. Erano all’incirca le 19 quando il terreno sotto l’escavatore su cui si trovava Lanfranco franò trascinandolo a valle per oltre cento metri». Fu una pagina molto dolorosa della storia di questa strada, osteggiata da taluni, e auspicata da altri, inaugurata il 18 novembre 2000. Daniela e Roberto sono cresciuti nel ricordo del padre, hanno trovato la loro strada, ispirandosi alla figura positiva del genitore. «Lui c’è, è con noi ogni giorno», dicono. E Roberto aggiunge: «Non possiamo continuare a ignorare questa tragedia silenziosa che ogni giorno colpisce troppe persone e troppe famiglie».

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