Tra i giovani bergamaschi ai funerali di Papa Francesco: «Dava l’esempio non a parole»

LE TESTIMONIANZE. In 800 hanno partecipato alle esequie in Piazza San Pietro: «Capì che i ragazzi, se li si convince, sono un veicolo per diffondere idee».

Città del Vaticano

«Io penso che il Papa amasse i giovani anche perché aveva capito che i giovani, se li si convince, sono un veicolo formidabile per diffondere le idee. E Papa Francesco con noi è stato convincente nei suoi messaggi, perché ha avuto il coraggio di esporsi a favore della pace e della speranza, anche se i potenti della terra lo ignoravano». Michela Baronchelli, di Rovetta, riassume così, in pochi secondi, con tutta la freschezza propria dell’età, lo spirito con cui la generazione che ha conosciuto solo il Papa argentino (e quindi non lo può confrontare ad altri stili di papato) ha interpretato più di altre, più degli adulti, più degli anziani, il pontificato di Bergoglio.

Per il Giubileo degli adolescenti

Michela è tra gli accompagnatori dei circa 800 ragazzi bergamaschi che hanno partecipato sabato 26 aprile ai funerali di Papa Francesco. La giornata per loro è iniziata molto presto. Sveglia alle 5 nel padiglione della Fiera di Roma (praticamente a Fiumicino), dove sono ospitati per il Giubileo degli adolescenti (in totale sono duemila nel contingente bergamasco), poi il pullman, poi la metro, poi un paio d’ore di coda. Quando un’ora prima dell’inizio dei funerali arrivano, intruppati e stremati, al colonnato del Bernini, piccoli puntini colorati (i nostri bergamaschi si riconoscono per la maglietta gialla, ma non tutti la indossano, il che rende parecchio complicato isolarli nella folla) tra i 250mila fedeli racchiusi nel grandioso abbraccio di Piazza San Pietro, la sensazione di straniamento invade molti di loro.

In Piazza San Pietro

Da qui, dal fondo della piazza, la platea dei potenti in completo scuro sembra lontana chilometri. Ombrelli di tutti i colori aperti per ripararsi dal sole, power bank multi porta assediate da cavi (perché gli smartphone sfrigolano per via della rete congestionata e si scaricano alla velocità della luce), l’ansia per il gruppo di ritardatari rimasti in fondo alla coda e che non si vedono ancora spuntare… La spensieratezza del Giubileo degli adolescenti sembra aver invaso uno spicchio di piazza San Pietro nel giorno dell’addio a Francesco. Ma non è mancanza di rispetto, e nemmeno deficit di consapevolezza. Basta scambiare qualche parola con loro per capire che forse Michela ci ha visto giusto. Il messaggio di Francesco, la sua magnifica ossessione per gli ultimi e per la pace, sono concetti entrati nel fondo delle coscienze di questi giovanissimi. Bergoglio sapeva che occorreva seminare parecchio, senza sosta e senza confini, per poter raccogliere un domani qualche frutto («il tempo è superiore allo spazio», ha scritto nella Evangelii Gaudium). Tra i ragazzi di Treviolo, per esempio, Roberta, 14 anni, spiega che «Papa Francesco mi è piaciuto perché è sempre stato lui per primo a dare l’esempio, non solo a parole». Il coetaneo Andrea ricorda: «Io avevo tre anni quando è stato eletto, era il “mio” Papa. Quando ho saputo che era morto è come se avessi perso all’improvviso un pezzo della mia storia». «Quello che mi porto dentro di lui è l’invito ad essere sempre accogliente verso tutti ed essere sempre disposta ad ascoltare gli altri» aggiunge Chiara, 15 anni. «Siamo contenti di essere qui, oggi - dicono Nicola e Davide, di prima superiore -. Certo è un giorno triste perché diamo l’addio a Francesco, ma è bello condividerlo tra noi amici».

«Qui a Santa Maria Maggiore abbiamo vissuto un’emozione fortissima»

Momento che lascerà il segno

Tra gli accompagnatori, c’è chi confida che questo momento lascerà il segno: «Penso che partecipare al funerale di Papa Francesco possa aiutare i nostri ragazzi a ricordare il suo magistero, un solido tassello nella loro formazione» dice don Maichol Gherardi. «La morte del Papa ha preso il sopravvento sui nostri programmi - spiega Eluana, di Cisano -. Non ci sono parole per descrivere quello che stiamo vivendo. Abbiamo deciso di portare qui i nostri ragazzi perché possano vivere nella fede e possano portare a casa un’autentica testimonianza di Resurrezione». Durante la Consacrazione, la folla per un attimo trattiene il respiro, e per qualche secondo regna un silenzio irreale, sovrumano, interrotto solo da qualche isolato garrito di gabbiano.

Un caos allegro, vitale

Poi, al Padre Nostro, tra i ragazzi si forma una lunga catena di mani abbracciate, un tangibile segno di fratellanza, per dire a Francesco «ci siamo, raccogliamo il testimone». Qualche chilometro più a est, davanti a Santa Maria Maggiore, tra migliaia di fedeli in attesa del feretro di Papa Francesco, con il passare delle ore l’attesa sfuma in commozione. «Al passaggio del corteo ho visto diverse persone piangere, c’era un’atmosfera di grande raccoglimento, con tantissimi ragazzi - racconta Margherita Testa, di Trescore, a Roma con il marito Roberto, il piccolo Massimo, 9 anni, e Marco, 14 -. L’idea iniziale era quella di stare vicini a Marco che partecipa al Giubileo degli adolescenti, dando una mano agli educatori, che devono gestire 120 ragazzi. Ma con il funerale di fatto abbiamo preso destinazioni diverse. Qui a Santa Maria Maggiore abbiamo vissuto un’emozione fortissima. Dopo il passaggio del corteo, le strade sono state riaperte e sono state invase dalle persone a piedi, fino a San Pietro». E proprio piazza San San Pietro, poche ore dopo il funerale, torna ad essere invasa da folle festose di giovani. Le piazze e le vie circostanti si animano di musiche, di canti, di danze. In piazza Risorgimento c’è chi improvvisa addirittura una partita a calcio. Il Giubileo riprende il suo corso, con tutto il suo carico di caos allegro, rumoroso, pure un po’ fastidioso, ma tremendamente vitale. Proprio come sarebbe piaciuto a lui.

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