«La sfilata unisce Bergamo». Il duca di Piazza Pontida: «Le tradizioni sono la nostra storia, insegniamole ai giovani»

L’INTERVISTA. Domenica 10 marzo la tradizionale Sfilata di Mezza Quaresima, manifestazione amatissima. Ma il Ducato di Piazza Pontida non è solo questo, soprattutto quest’anno che compie 100 anni. E punta ai giovani.

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«La tradizione più importante di Bergamo è la festa di Mezza Quaresima con la sua storica sfilata. Il suo momento importante è il “rasgamento della vecchia”». A dichiararlo è proprio lui, il Duca di Piazza Pontida, all’anagrafe Mario Morotti. Un ruolo che a Bergamo è quello del «garante delle tradizioni»: «Bisogna avere tanta passione, tanto tempo a disposizione e conoscere un pochino il dialetto bergamasco, conoscere il folklore, le tradizioni della nostra provincia» spiega Morotti che racconta il tradizionale falò: «Per Bergamo e provincia rappresenta un momento che si perde nella notte dei tempi, ma che ha come scopo quello di cercare di bandire e mettere al rogo un qualcosa che a Bergamo non va: è rappresentato da questa vecchia e che si mette al rogo».

E quest’anno il tema è decisamente molto importante e sentito: «Un tema delicato: è la cattiva cultura del patriarcato. Quindi un argomento difficile anche da spiegare». Poi la sfilata resta al centro dei pensieri organizzativi: «Una grande festa di colori, di giochi. C’è grande impegno da parte di tantissime persone che da mesi si stanno preparando per partecipare a questo evento».

Una festa nella festa quest’anno: «Il Ducato quest’anno compie cent’anni. Quindi la Sfilata di Mezza Quaresima avrà anche questa impronta, ricordando i dieci duchi che mi hanno preceduto. Sfileranno uno per uno: abbiamo realizzato delle grosse maschere che richiameranno appunto queste dieci persone che mi hanno preceduto nel condurre questo sodalizio nato un secolo fa».

E il lavoro del Ducato dimostra come le tradizioni e il folklore sono ancora capaci di smuovere le persone. Con un obiettivo: «Avvicinare sempre di più i giovani, per renderli partecipi, ma soprattutto per trasmettere quella passione che noi abbiamo per tenere vive le tradizioni, perché sono la nostra storia, quella del nostro popolo».

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