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Martedì 07 Ottobre 2025
Yuri Ambrosioni: «La miglior difesa è evitare lo scontro»
L’INTERVISTA. Il personal trainer racconta che cosa si impara nel suo corso di autodifesa rivolto alle donne.
Bergamo
«La miglior difesa è evitare lo scontro». È la frase con cui Yuri Ambrosioni, personal trainer bergamasco, sintetizza la filosofia del suo lavoro.
Da vent’anni si occupa di corsi di autodifesa femminile, ma quello partito quest’autunno a Bergamo è qualcosa di mai visto prima: un percorso gratuito della durata di un anno intero, aperto a tutte le donne, non solo alle residenti.
Il primo corso vent’anni fa
«Il primo corso l’ho fatto al Palazzetto dello Sport circa vent’anni fa – racconta Ambrosioni –. Parteciparono 210 donne e fu un’esperienza straordinaria dal punto di vista umano ed emotivo. Da lì è nata la voglia di continuare e di costruire qualcosa di più grande. Oggi Bergamo è la prima città in Italia a offrire un corso di autodifesa femminile annuale gratuito».
Le lezioni si tengono tre volte a settimana: il lunedì nella palestra Marazzi del Comune di Bergamo, il mercoledì e il sabato nella Wellness Boutique, la palestra diretta da Ambrosioni. Al momento le partecipanti sono già quasi 600.
«Non si insegna a picchiare, ma a prevenire»
Il personal trainer ci tiene a chiarire un punto: «Questo corso non serve a imparare a “menare le mani”. L’obiettivo è un altro: aiutare le donne a riconoscere e prevenire le situazioni di rischio, e – solo come extrema ratio – saper reagire nel modo più efficace e meno pericoloso possibile».
Ambrosioni insiste molto sull’ascolto di sé e sull’istinto femminile: «Le donne hanno un sesto senso più sviluppato degli uomini. Se una donna cammina per strada e si sente in pericolo, probabilmente lo è davvero. Non bisogna ignorare quella sensazione».
Tra i consigli pratici: «Meglio una telefonata a vuoto che una chiamata d’emergenza all’ultimo secondo. Prendete in mano il telefono, chiamate qualcuno e restate in contatto». E aggiunge un suggerimento tecnico: «Se vi sentite seguite, non giratevi di continuo. Attraversate la strada: così potete osservare con la visione periferica e capire se davvero vi stanno seguendo. Se la persona cambia marciapiede, è il momento di chiamare le forze dell’ordine».
Ambrosioni cita anche un aiuto tecnologico: «Scaricate l’app Where AREU del 112: con un solo gesto invia la localizzazione ai soccorsi. Un piccolo strumento che può fare la differenza».
«Lo sport è una religione: equilibrio e salute mentale»
Nato in una famiglia di sportivi, Ambrosioni racconta di aver trovato nello sport il suo riscatto personale: «Da ragazzo ho avuto un periodo difficile, poi ho iniziato ad allenarmi con dedizione totale». Oltre a essere personal trainer, ha studiato negli Stati Uniti e si è specializzato in fitness e preparazione atletica. «Chi non riesce a fare l’atleta – dice sorridendo – mette la propria esperienza al servizio degli altri. E io sono felice di insegnare».
Per Ambrosioni, lo sport è prima di tutto salute mentale: «Aiuta a risolvere i problemi, sfoga la rabbia, libera endorfine. È uno strumento di equilibrio e di longevità: insieme a una buona alimentazione e al riposo, è uno dei tre pilastri del benessere».
Due allenamenti al giorno e una filosofia di vita
«Mi alleno due volte al giorno – confessa –: la mattina con i pesi, perché superati i 35 anni è fondamentale per mantenere la massa muscolare; il pomeriggio con attività più divertenti, come tennis, boxe, corsa o bici. Per me lo sport è una passione assoluta. Se non mi alleno, impazzisco». E aggiunge un sorriso: «Mia moglie dice che mi alleno troppo, e forse ha ragione, ma mi sostiene in tutto. Essere padre, però, resta la cosa più bella che mi sia capitata».
«La Bergamo del futuro deve essere più sicura e più sportiva»
Guardando avanti, Ambrosioni sogna una città più consapevole: «Vorrei una Bergamo più sicura, ma anche più educata allo sport. Amo il calcio, ma esistono tante discipline che meritano spazio. Mi piacerebbe che nelle scuole si insegnasse lo sport come forma di crescita personale e prevenzione, anche con corsi di difesa personale. Sarebbe un bel segnale per i ragazzi». Un invito che rivolge direttamente agli istituti: «Abbiamo tanti atleti e professionisti a Bergamo. Perché non coinvolgerli per parlare agli studenti, per mostrare che lo sport può essere un modo per diventare persone migliori?»
Il sogno nel cassetto
«Il mio grande sogno da ragazzo era diventare atleta professionista, ma oggi ne ho un altro: allenare un atleta della Nazionale. Ho avuto la fortuna di lavorare con Sofia Goggia e Michela Moioli, ora alleno due giovani talenti come Scalvini e Piccoli. Mi auguro che arrivino in azzurro: sarebbe come realizzare anche un po’ il mio sogno».
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