La forza delle donne, la campionessa: «Il tiro a volo mi ha aiutato a combattere il tumore»

LA STORIA. Sabrina Panzeri ha vinto il suo ventesimo titolo italiano tra le Lady. «Lo racconto perché spero che possa aiutare gli altri: pensare positivo».

Sabrina Panzeri dice che il ventesimo titolo italiano della sua carriera è stato il più emozionante di sempre. Centrarlo a quasi 61 anni (da compiere il prossimo 25 giugno) la rende una mosca bianca. Figuriamoci se, come nel caso della più decorata delle tiratrici bergamasche, gli ultimi quattro li hai vissuti con un’incertezza nel cuore ben maggiore di quella che accompagna l’uscita di un piattello: «In piena pandemia, mi hanno diagnosticato un tumore al colon. Dedico questo successo a tutti quelli che vivono una situazione simile».

La sua ultima vittoria è coincisa con i Campionati italiani invernali di fossa universale disputati lo scorso fine settimana a Uboldo, in provincia di Varese. Primo posto tra le Lady, chiudendo a quota 177/200, tenendosi dietro le pluridecorate punte di diamante della squadra azzurra Bianca Revello (175) e Rachele Amighetti (173, da Costa Volpino con rigore), che potrebbero essere sue figlie: «In pedana, non sono andata contro di loro ma per me stessa - continua Sabry-bum bum (iridata a Granada 2006 e argento continentale sia in Corsica nel 2007 che a a Maribor 2013) . La vera gioia è stata tornare a essere ciò che ero».

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Già. L’amato «Carletto», il nome del fucile con cui spara da sempre (23 anni fa, iniziò per una scommessa), è stato inseparabile compagno di vita anche nei giorni più grigi. Quelli della diagnosi del nemico invisibile: «Del tutto casuale, durante uno screening generico». I medesimi dell’operazione chirurgica e dei successivi cicli di chemioterapia, durante i quali non si è mai allontanata da pedane, cartucce e mirini: «Per un’agonista come me non è stato semplice, con forze e energie mentali da centellinare, ho imparato a accettare la miglior versione di me in quel momento - racconta con la voce rotta da un filo di commozione l’allieva di Fausto Uguccioni -. Ma il tiro a volo, è stato fondamentale per pensare a altro, evitando di chiudermi in casa e in me stessa. Non mi sento un’eroina, racconto la mia storia perché spero possa essere d’aiuto a altri: pensare positivo e sempre in avanti può aiutare».

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A proposito, ma il futuro? In estate ci saranno Campionati europei e mondiali, ma - anche nel caso la federazione chiamasse - lei rifiuterà: «Al massimo ci andrò da open, rimettendoci i soldi della spesa della trasferta, ma il mondo va avanti e io non voglio togliere il posto alle più giovani». Sì, perché l’ombelico del suo, di mondo, è ormai il Tav Bergamo di Seriate, a un tiro di schioppo da casa sua (vive a Cassinone) dove - oltre allenarsi - è diventata anche istruttrice, e dove festeggerà nei prossimi giorni.

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