
(Foto di ansa)
SNOWBOARD. Michela festeggia il suo compleanno il 17 luglio: «Non credevo di restare sulla cresta dell’onda. Rifarei tutto, dalle vittorie ai ko. I Giochi qualcosa di esagerato, vediamo passo dopo passo».
I trent’anni - giovedì 17 luglio - di Michela Moioli. Il primo pensiero sarebbe sempre lo stesso: ma come 30? La Miky? Impossibile. Perché negli occhi si ha sempre la ragazzina spensierata che vola sulla sua tavola. Quella che poi l’avrebbe portata - dalla Busa di Nese - a diventare la snowboarder italiana più vincente di sempre con i colori del suo gruppo, l’Esercito.
Quella che, dopo tre Coppe del Mondo, un oro olimpico a PyeongChang nel 2018 e una serie di metalli ha colmato l’unica lacuna ossia il titolo mondiale. E lo ha fatto in mezzo a tante difficoltà di varia natura, sapendo sempre e comunque piazzare il colpo di reni. Come sul traguardo di Saint Moritz lo scorso 28 marzo.
«Ho sempre visto lontani i trent’anni. Ma da quella ragazzina che ero e che cominciava ad affacciarsi in Coppa del Mondo ne sono passati ben quindici. In fondo è solo un cambio di decade. Però se fino a qualche tempo fa non pensavo di arrivare a quest’età sulla cresta dell’onda, adesso ho tutta quella carica per andare avanti il più possibile la mia carriera».
«Tre anni fa ho preso casa vicinissima a mia sorella Serena, a suo marito Mauro e alle mie splendide nipotine Aurora e Camilla. Il legame con gli affetti più stretti per me è sempre stato qualcosa di assolutamente fondamentale. Come quello con mamma Fiorella e papà Giancarlo».
«Se fino a qualche tempo fa non pensavo di arrivare a quest’età sulla cresta dell’onda, adesso ho tutta quella carica per andare avanti il più possibile la mia carriera»
«Rifarei tutto. Dalle vittorie alle sconfitte, dai momenti di gloria a quelli difficili. Perché ogni cosa fa parte del percorso di crescita. E ho voglia di togliermi ancora tante soddisfazioni».
«No. Certamente pensavo di smettere prima con lo sport ad alto livello. Invece, qualche acciacchino a parte, sono integra e sto bene. Ovvio che le energie non siano più quelle del 2015, ma dalla mia ho l’esperienza accumulata. Se ci penso, dieci anni fa non avevo neppure vinto la mia prima Coppa del Mondo (che è datata 2016, ndr)».
«Quando due anni fa ho deciso di ricominciare dopo la fase in cui la schiena mi aveva obbligata allo stop, ho deciso di farlo sempre insieme ai miei riferimenti tecnici ovvero i fratelli Luca e Stefano Pozzolini, ma senza sapere dove saremmo arrivati. Abbiamo ripreso con i classici piedi di piombo ricostruendo rapporti e legami tanto che sono diventati una seconda famiglia: mi hanno ascoltata, io sono riuscita a farmi sentire. In un anno nel quale è successo di tutto, compresa la polmonite e i problemi al ginocchio, questa - anche grazie al contributo essenziale di Cesare Pisoni, del mio preparatore Simone Maffioletti e del tecnico Claudio Fabbri - è stata la chiave per andare a prendermi l’oro iridato».
«In passato non sono stata una compagna di squadra ideale. Un pizzico troppo egoista, non ho dato l’adeguata importanza alle altre ragazze. Ma se questo era lo scotto da pagare, ben venga. Nonostante tutto sono orgogliosa di quanto ho ottenuto».
«È un grande talento della classe 2008. Io voglio lasciare qualcosa alle giovani con la mia esperienza, lei ha molta voglia d’imparare. Ma adesso deve pensare soltanto a divertirsi senza esagerare forzando i tempi. C’è bisogno di un ricambio generazionale. Speriamo arrivi presto. Magari anche grazie all’impegno del “mio” Esercito».
«Il migliore regalo per questi 40 anni è la consapevolezza che adesso può arrivare una valanga, ma non mi faccio abbattere. Per il resto, ho fatto una vacanza alle Maldive e me ne concedo un’altra, tra relax e lavoro, a Lanzarote a settembre. Nel weekend festeggio con tutti coloro che mi vogliono bene in un agriturismo a Onore»
«Molte sono diventate amiche. Un episodio durante le finali di Mont Sainte Anne la dice lunga. Io cado nel training e rinuncio, Bankes si rompe la clavicola e deve dire addio alla Coppa senza gareggiare. Al mattino la vedo tutta sola mentre fa colazione, arriva un’americana (Stacy Gaskill) e decidiamo di fare una videochiamata all’australiana Belle Brockhoff che era dall’altra parte del mondo. Questo fa capire la tipologia di legami che si possono instaurare. La competizione dura dal cancelletto al traguardo, il resto è tanta condivisione. Ed è bellissimo. Come lo è il rapporto con tante giovani, in primis le francesi Pereira de Sousa e Casta. Sono di un’altra generazione, molto più aperte al dialogo e si nota».
«È qualcosa di esagerato. Bisogna pensarci solo a tempo debito. Passo dopo passo, senza focalizzarsi troppo. Ho vinto l’oro olimpico nel 2018, oggi dico che l’ultimo Mondiale ha forse un peso in più. Perché non lo avevo mai vinto, stavo quasi accantonando il pensiero».
«Il migliore è la consapevolezza che adesso può arrivare una valanga, ma non mi faccio abbattere. Per il resto, ho fatto una vacanza alle Maldive e me ne concedo un’altra, tra relax e lavoro, a Lanzarote a settembre. Nel weekend festeggio con tutti coloro che mi vogliono bene in un agriturismo a Onore».
«Ho sostenuto un esame lunedì in cui ho preso 30. Me ne mancano due».
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