«Abbiamo lottato contro tanti pregiudizi: mio figlio ed io siamo cresciuti insieme»

Alberto Carapella Padre di un ragazzo Down, è uno dei fondatori dell’associazione «Genitori Presolana Acca».

«Sono figlio di questo mondo/ vorrei aprirmi alla vita/ Sono un ragazzo Down/ sdraiato in piazza non mi va». Basta una parola per far nascere sorrisi e incontri, per portare un tocco di bellezza nella vita quotidiana, per contribuire a smontare gli stereotipi nei confronti della disabilità. È il messaggio semplice, ma molto efficace che Alberto Carapella trasmette con i testi raccolti nel suo libro «Io sono come sono». C’è una grande storia dietro questo piccolo volume, che raccoglie una trentina di «liriche»: «Parole - come spiega l’autore - che possono essere anche musicate», scritte per la maggior parte nel periodo della pandemia. Alberto, infatti, è padre di Claudio, un uomo di 56 anni con la sindrome di Down, ed è uno dei fondatori dell’associazione Genitori Presolana Acca, nata per impulso del Comune di Bergamo vent’anni fa per sostenere le attività del Centro diurno disabili (Cdd) di via Presolana.

Come spiega Elena Limonta, attuale presidente dell’associazione, Alberto è anche «un vulcano di idee», sempre all’opera per migliorare la vita e le opportunità dei ragazzi, anche a 85 anni (portati benissimo). «Quando Claudio era piccolo - racconta Alberto - non è stato semplice aiutarlo a trovare le opportunità migliori. Abbiamo affrontato tanti pregiudizi. Ha frequentato la scuola materna e poi le elementari in un istituto paritario nel quartiere di Loreto, dove abito con la mia famiglia da quando sono arrivato a Bergamo nel 1960, poi le medie statali e un istituto di formazione professionale. Mio figlio andava in bicicletta, girava da solo per la città, prendeva lezioni di musica per imparare a suonare l’organo, una delle sue grandi passioni. Noi genitori non gli abbiamo mai precluso nulla, lo abbiamo assecondato e sostenuto in qualsiasi attività volesse intraprendere. Frequentava l’oratorio e aveva contatti con tante persone. Sono maresciallo della Polizia stradale, ora in pensione, e Claudio mi accompagnava anche in ufficio e mi aiutava ad archiviare le pratiche».

A un certo punto, però, poco dopo i vent’anni, anche a seguito di una delusione sentimentale, Claudio subisce un brusco peggioramento e deve essere sottoposto a molte terapie.

A un certo punto, però, poco dopo i vent’anni, anche a seguito di una delusione sentimentale, Claudio subisce un brusco peggioramento e deve essere sottoposto a molte terapie. Le sue necessità di assistenza aumentano, il papà va in pensione nel 1992 proprio per potergli stare più vicino. Arriva al Centro diurno nel 1998, a 23 anni.

I progetti mirati

«Noi mettiamo a punto progetti mirati per ognuno dei nostri ragazzi - sottolinea Pierluigi Rota, coordinatore del centro - e così è stato anche per Claudio». Ci sono attività socio-educative, espressive, di integrazione e inclusione sociale: arte, poesia, sport e molto altro . «Claudio ama giocare a calcio - continua Pierluigi - ma ha partecipato anche a incontri di cucina e arte, oltre alle nostre uscite sul territorio, anche in collaborazione con il Cai. Molte iniziative sono state possibili proprio grazie all’associazione: dall’ippoterapia alla pet therapy, dalla musicoterapia ai soggiorni estivi al mare. Li portiamo in gruppi a mostre e spettacoli, nelle scuole, nei centri commerciali, a volte anche solo al bar, sempre con il desiderio di offrire occasioni per creare relazioni positive. All’inizio era timido, faticava a fidarsi degli altri, ma col tempo ha manifestato molte belle potenzialità».

Fare spazio per «includere», perché ognuno si senta accolto così com’è, richiede molto impegno. Ecco perché la dedizione e la generosità di Alberto Carapella hanno fatto la differenza in molte situazioni. «Col tempo - sottolinea Elena Limonta - è diventato il papà di tutti. È la nostra memoria storica, ci ricorda tutto ciò che abbiamo fatto e costruito in vent’anni». In questo arco temporale ci sono stati molti cambiamenti al Cdd: « I genitori sono invecchiati, qualcuno è venuto a mancare, gli sono subentrati fratelli o sorelle, come è capitato a me, che ora mi occupo di mio fratello Filippo, anche lui utente storico del centro, con una disabilità motoria e cognitiva. L’associazione Acca ci ha permesso di mantenere stretti rapporti di collaborazione e di sinergia con il Comune, che ci sta molto vicino, con un sostegno continuo, e di offrire un appoggio prezioso per le famiglie».

«È necessario affiancare le famiglie, aiutandole anche a elaborare le emozioni, il distacco. Questo è un impegno che si aggiunge alle attività che svolgiamo»

La pandemia ha messo alla prova attività e legami e ha fatto emergere alcune criticità: «Abbiamo dovuto sospendere le uscite e - aggiunge Elena -, le esperienze di gruppo e molti, nonostante l’energia supplementare dispiegata dalle famiglie, hanno subito una regressione. Ora però pensiamo al futuro e soprattutto a un progetto che contempli anche la possibilità che, in assenza dei familiari, ci sia qualcun altro a occuparsi dei nostri ragazzi e che questo passaggio sia preparato per tempo. È necessario affiancare le famiglie, aiutandole anche a elaborare le emozioni, il distacco. Questo è un impegno che si aggiunge alle attività che svolgiamo».

Il Centro diurno disabili è frequentato da 32 persone dai 18 ai 65 anni. «Tutto quello che facciamo - precisa Alberto Carapella - è possibile perché ci sono persone di grande cuore che ci aiutano, come Teresa Pandia di Bergamo, gli Amici del cuore di Torre Boldone, gli istituti bancari locali, il club Kiwanis di Bergamo, l’Unci e tanti altri . Sono loro che hanno permesso alla nostra associazione di crescere e di agire». Alberto ha profuso entusiasmo, creatività e talenti a servizio del volontariato: «Mi sono iscritto alla Siae nel 1968, e da allora ho scritto oltre 100 testi di canzoni, poi musicate e cantate, pubblicate con uno pseudonimo. Ho vinto perfino un Cantagiro nel 1983. Ho scritto canzoni per bambini, alcune delle quali hanno partecipato al primo Festival della Rosa organizzato a Bergamo a sostegno dell’Aido. Ho scritto inoltre testi per le Olimpiadi di Valtorta e uno dedicato a Padre Pio, a cui sono molto devoto, cantato dal maestro Piero Capuano. Come paroliere non ho sfondato nel mondo della musica ma ho messo questa capacità a servizio di tante iniziative sociali».

«Ho scortato tre Papi»

Ha avuto una vita movimentata anche dal punto di vista professionale, guadagnandosi fra l’altro la nomina a Cavaliere della Repubblica: «Ho scortato tre Papi, 16 gare ciclistiche Milano-Sanremo, tre Giri d’Italia. Ho partecipato come volontario alle operazioni di soccorso dopo il terremoto del Friuli, dopo l’alluvione di Firenze e quella di Valle Mosso-Biella». Le composizioni raccolte nel libro, pubblicato con l’Associazione Genitori Presolana con il Comune di Bergamo e la prefazione dell’assessore ai Servizi Sociali Marcella Messina, offrono uno sguardo sensibile e attento sulla sua vita ma anche sulla società di oggi e in particolare su temi legati alla disabilità . «Abbiamo letto i testi - commenta Elena Limonta - abbiamo selezionato insieme quelli da pubblicare. Alberto Carapella ce li ha offerti per raccogliere fondi per il Centro diurno e abbiamo dato vita a questo piccolo libro con il Comune e con l’assessore Messina augurandoci che grazie ad esso sia possibile mettere le basi di qualcosa di nuovo per i ragazzi e per il loro futuro».

La poesia dedicata al figlio

Originario di Benevento, Alberto Carapella ha trascorso l’infanzia in campagna, «in un mondo modesto ma di grande calore umano». Nei suoi versi racconta di tempi in cui non c’era il telefono «e gli innamorati nelle mie zone si mandavano degli stornelli da una collina all’altra ». C’è un componimento dedicato al figlio Claudio e alle persone con la sindrome di Down. Si intitola «Figlio di questo mondo», invita a posare uno sguardo accogliente su ognuno «così com’è». Anche Alberto ha pensato al futuro di Claudio, per offrirgli la possibilità di vivere una vita autonoma, anche al di fuori della sua famiglia: «Per aiutarlo a cambiare mentalità, seguendo il consiglio di Pierluigi Rota, lo abbiamo affidato alla comunità alloggio “CaroCarlo” gestita dalla cooperativa Fenice a Redona. Ospita in tutto dieci ragazzi con disabilità non gravi. Nostro figlio trascorre la giornata al Centro Diurno Presolana dalle 9 alle 16, c’è un pulmino che lo va a prendere e lo riporta. Dorme in comunità da lunedì a venerdì e il sabato mattina vado a riprenderlo, perché possa trascorrere il weekend in famiglia. Lui si trova bene ed è molto contento, perciò lo siamo anche noi». La comunità - come chiarisce Pierluigi Rota - «diventa un luogo dove mettersi alla prova e stringere nuove amicizie».

Quando pensiamo che siamo partiti da zero - osserva Elena Limonta - non ci sembra vero vedere oggi quanto siamo riusciti a raccogliere e a trasformare in attività e progetti. Riserviamo sempre una particolare attenzione anche alla vita delle famiglie e alle loro difficoltà nella vita quotidiana»

Anche il pulmino necessario per gli spostamenti è stato acquistato grazie a una raccolta fondi promossa dall’Associazione Genitori: «Quando pensiamo che siamo partiti da zero - osserva Elena Limonta - non ci sembra vero vedere oggi quanto siamo riusciti a raccogliere e a trasformare in attività e progetti. Riserviamo sempre una particolare attenzione anche alla vita delle famiglie e alle loro difficoltà nella vita quotidiana. Ci impegniamo per essere davvero un punto di riferimento, sapendo quanto è importante avere qualcuno su cui contare. E lo facciamo anche a prezzo di sacrifici, perché siamo tutti genitori e familiari di persone con disabilità, ognuno a casa ha il suo carico di pensiero e di lavoro. Sentiamo però l’importanza di tenere viva l’Associazione».

Chi vuole acquistare il libro: ecco dove trovarlo

Alberto per molti anni ha affiancato come vicepresidente Paolo Poppi, alla guida del sodalizio fino al 2020 . «Ora - conclude - non ho più cariche ma resto attivo con l’affetto e l’impegno di sempre. A tutti, compreso mio figlio, dico che papà sarà sempre con voi per dare amore e allegria, mai porterà malinconia». Per avere il libro si può scrivere una mail all’associazione, [email protected] , offrendo in cambio una donazione (Associazione Genitori Presolana Acca, Iban IT 85C0306909606100000128741).

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