
(Foto di Frau)
LA SENTENZA. La sentenza di primo grado è stata pronunciata mercoledì 28 maggio.
Bergamo
Sei anni e dieci mesi per autoriciclaggio e tentata estorsione. È la pena che il giudice Alice Ruggeri ha inflitto mercoledì 28 maggio a Gianfranco Cerea, 63 anni, manager e tra i maggiori collezionisti italiani (possiede una delle 4 copie del Bacio di Hayez esistenti al mondo).
L’imputato è accusato di aver approfittato della fiducia di una persona tutt’altro che esperta di opere d’arte quale era Cristina Caleffi, la cognata dell’ex sindaco Gori che lamenta di aver subìto un raggiro da cento milioni di euro in investimenti rivelatisi erosioni all’ingente patrimonio. Per l’imputato il pm Emma Vittorio aveva chiesto 7 anni e mezzo, mentre gli avvocati difensori Enrico Matropietro e Monica Bellani avevano invocato l’assoluzione.
È la seconda condanna che Cerea incassa nell’ultimo anno e mezzo. Nell’ottobre 2023, infatti, La cassazione aveva confermato i tre anni per false dichiarazioni nella voluntary disclosure che gli avevano permesso di evadere due milioni di euro. Con la sentenza di mercoledì è stata disposta anche la confisca per equivalente di 15 milioni di euro nei confronti del professionista, che nel marzo scorso si era visto ribadire il dissequestro di 84 milioni di euro nell’ambito della causa civile intentatagli da Caleffi.
Quattro anni e mezzo Cerea li ha rimediati per due autoriciclaggi, con i proventi delle truffe contestate. Truffe per le quali, però, l’imputato è stato «assolto». Quelle fino al 31 dicembre 2015 sono prescritte, per un’altra, datata 12 dicembre 2017, non è stata raggiunta la prova. «La condanna per autoriciclaggio presuppone che nelle motivazioni della sentenza si darà atto della sussistenza delle truffe; altrimenti quale è il profitto illecito reinvestito dall’imputato?», ha osservato dopo la sentenza Giacomo Lunghini, legale della parte civile Caleffi.
Estinta per prescrizione anche l’appropriazione indebita dei certificati di autenticità delle opere d’arte vendute a Caleffi: secondo l’accusa, l’imputato se li sarebbe tenuti.
Due anni e 4 mesi è costata a Cerea la tentata estorsione ai danni della cognata di Gori: e cioè, le pressioni attuate per far rettificare alla donna le dichiarazioni che aveva reso davanti alla Gdf nell’ambito dell’inchiesta sulla voluntary disclosure.
Il giudice ha stabilito un risarcimento provvisionale di 90mila euro per i danni non patrimoniali subiti da Caleffi.
Infine è stato disposta la trasmissione degli atti alla Procura perché valuti le deposizioni testimoniali del commercialista Gianluigi Signorelli e del manager Carlo Zucchinali.
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