Calo delle nascite, la città sta frenando. «Spiraglio legato al forte tessuto sociale»

Secondo i dati Istat, se a livello provinciale in 8 mesi la diminuzione si attesta al 4,18%, nel capoluogo ci si ferma al 2,18%, con un aumento dell’8,4% tra aprile e luglio. Venturelli: «I servizi alla persona danno sicurezza e sostegno».

La curva continua a correre verso il basso, fisiologicamente e inevitabilmente. Ma il precipizio demografico, su cui si riflette anche l’effetto-Covid, in Bergamasca – e soprattutto nel capoluogo – pare più contenuto rispetto alle proporzioni nazionali e regionali. È lo sguardo che emerge mettendo in fila i dati dell’Istat sulle nascite tra il dicembre del 2020 e il luglio di quest’anno, cioè sui figli concepiti tra il marzo del 2020, l’incipit dell’emergenza, e l’ottobre del 2020, l’inizio della seconda ondata. Se in Italia i primi otto mesi della pandemia evidenziano una diminuzione del 5,98% di nascite (249.526 bebè, contro i 265.399 calcolati sugli stessi mesi dell’anno precedente) e a livello regionale il calo è del 5,92% (da 46.177 a 43.442 nati), la provincia di Bergamo arretra «solo» del 4,18%, passando da 5.118 a 4.904 neonati; in città, invece, il calo è stato «appena» del 2,18%, da 505 a 494 nascite.

Guardando alla progressione mensile, c’è un trend che balza all’occhio per Bergamo città: tra aprile 2021 e luglio 2021 sono nati 270 bimbi (il dato si riferisce ai neonati che registrano la residenza in città, non agli ospedali cittadini), contro i 247 del periodo aprile-luglio 2020, quindi con un incremento dell’8,4%.
I DATI DEL COMUNE

«I servizi alla persona tengono»

«Laddove anche in una città così sofferentemente colpita dalla pandemia i servizi alla persona non si sono mai interrotti e il tessuto sociale si è dimostrato forte, allora si trova la sicurezza per fare un figlio. Vuol dire andare avanti nelle proprie scelte, perché attorno si vede il giusto sostegno». Leo Venturelli, garante dell’infanzia e dell’adolescenza del Comune di Bergamo, offre una chiave di lettura che intreccia il lavoro quotidiano – è pediatra – con ciò che ogni bergamasco ha vissuto, qui dove la primavera del 2020 ha portato dolore e incertezze come da nessun’altra parte d’Italia. L’andamento mensile ripercorre apprensione e fiducia ritrovata: in città a dicembre 2020 le nascite (nascite di bambini concepiti a marzo 2020) erano crollate del 38% rispetto a dicembre 2019, poi già da febbraio 2021 (bimbi concepiti a maggio 2020, dalla fine del lockdown) nei dati si legge 10,34% in più rispetto allo stesso mese dell’anno prima, poi ancora qualche oscillazione e la stabilizzazione col segno positivo. «Trovare delle cause specifiche è difficile, non c’è una letteratura che supporti le ipotesi – specifica Venturelli -, ma si può dare uno sguardo a quella che è la città. Bergamo è vivibile, ha servizi sociali e servizi a supporto dei genitori. Gli asili nido, per esempio, raggiungono circa il 30% delle famiglie: ci sono liste d’attesa, sì, ma la copertura è tra le più alte d’Italia». Il garante pone l’attenzione poi sull’esperienza del Centro Famiglia: «Un’istituzione che non tutti i Comuni hanno: mette a disposizione psicologhe, ostetriche, assistenti, incontri con altri genitori per confrontarsi».

Il quadro generale s’intreccia con quanto emerso nei momenti più difficili dell’emergenza: «Il volontariato è un tema fondamentale – rimarca Venturelli -. È un elemento fondamentale della città e lo si ritrova in tante iniziative per l’infanzia e per i genitori. E il volontariato, nell’emergenza, è stato un pilastro fondamentale della rete sociale. Se si mettono insieme gli elementi, ci sono condizioni che danno fiducia a chi vuole mettere al mondo un figlio». Da pediatra, Venturelli racconta quel che si legge negli occhi di chi diventa genitore in tempo di pandemia: «C’era molto timore soprattutto nei primi mesi, per esempio la paura delle madri di trasmettere il Covid ai figli – spiega il medico -. Questi timori, tra l’altro, sono stati fugati dal fatto che la vaccinazione può essere effettuata anche in gravidanza e allattamento: le mamme sono più protette, anche questo contribuisce alla fiducia».

Il «Parenting index»

Che la natalità sia una partita fondamentale, non ci sono dubbi. Ma quali sono i fattori per disegnare un rilancio demografico? «È stato sviluppato in letteratura il “Parenting index”, nell’ambito di un lavoro di ricerca internazionale tra più Paesi del mondo», spiega Venturelli: la correlazione con la maggior natalità si evidenzia in quelle realtà dove «c’è supporto economico per i figli, ci sono dei congedi parentali adeguati, c’è una conciliazione efficace dei tempi di lavoro, si permette ai genitori di avere tempo libero».

© RIPRODUZIONE RISERVATA