Case di riposo, la paura è passata: sì alle visite dei parenti. «Scelta per il bene degli ospiti»

Dopo un mese il cordone sanitario si allenta. Lazzarini (Carisma): il livello di protezione molto alto, i dati dimostrano che il vaccino ha funzionato.

La diga ha retto. Il cordone sanitario stretto attorno alle case di riposo per mettere gli anziani ospiti al riparo dalla quarta ondata della pandemia ha ridotto al minimo i casi di contagio e consentito di evitare decessi provocati dal Covid. Il prezzo da pagare è stato, nell’ultimo mese, quello di tenere chiuse le residenze sanitarie assistenziali interrompendo gli accessi in struttura di familiari e amici e provocando quindi nuove difficoltà ai nonni, ma le Rsa stanno riaprendo. Lunedì la Fondazione Carisma, che gestisce la casa di riposo in via Gleno a Bergamo, la più grande della provincia con i suoi 421 posti letto accreditati in Regione Lombardia, consentirà di nuovo le «visite parenti». Giovedì i familiari hanno ricevuto la comunicazione ufficiale da parte della fondazione: da domani, ogni ospite potrà ricevere due visite a settimana fra le 14,30 e le 17,30 senza appuntamento. La visita sarà consentita ad una singola persona per volta, per la durata massima di un’ora.

«I giorni pari – chiarisce la comunicazione – vedranno la presenza dei visitatori per gli ospiti delle camere con numero pari, i giorni dispari per gli ospiti occupanti le camere con numero dispari». Insomma, siamo ancora ben lontani dalla «normalità» pre-Covid, ma è un segnale incoraggiante. Ne è convinto Fabrizio Lazzarini, direttore generale della stessa Fondazione Carisma, che sottolinea: «Avevamo sospeso le visite parenti, chiudendo la struttura, a gennaio quando tirava una brutta aria per i contagi che si erano velocemente incrementati e per la loro incidenza. Così, precauzionalmente, avevamo rialzato le barriere protettive: ora che la quarta ondata sembra ritirarsi, possiamo tornare a far incontrare gli anziani con i loro cari. Credo che questo derivi essenzialmente da un fatto: la popolazione delle case di riposo, sia quella degli ospiti sia quella dei dipendenti, è di fatto totalmente vaccinata con il ciclo completo, compresa la dose booster. Il livello di protezione è molto alto e i pochi casi che abbiamo riscontrato, dopo un anno intero in cui il Covid era praticamente sparito, sono stati asintomatici o con leggeri sintomi influenzali. L’esperienza e i dati riscontrati nelle Rsa ci dimostrano senza ombra di dubbio che il vaccino ha funzionato».

Ne è convinta anche Barbara Manzoni, presidente dell’Associazione San Giuseppe, quella che riunisce le case di riposo bergamasche di ispirazione cattolica: «Anche in questa ondata non ci sono stati decessi per Covid. I pochi anziani risultati positivi al tampone che ho visto di persona erano tutti asintomatici o paucisintomatici, e riuscivano a negativizzarsi in meno di una settimana. Per questo motivo sono convinta che la graduale riapertura delle case di riposo sia anzitutto un segnale chiaro che quando si rispettano le regole, quando la gestione delle strutture è improntata a un grande senso di responsabilità, allora è possibile restituire agli anziani la possibilità di riabbracciare i loro familiari. Vuol dire credere e dare fiducia a tutti gli sforzi che, insieme, abbiamo compiuto, che tutto il nostro impegno non è vano». La presidente Manzoni poi rivolge un pensiero agli operatori: «Molti di loro si sono positivizzati e non hanno potuto lavorare oppure sono rimasti a casa per i figli in quarantena o in Dad, ma anche fra di loro nessuno ha avuto conseguenze gravi e, nonostante siano due anni che lavorano fino allo sfinimento, hanno continuato a comportarsi con grande senso di responsabilità, evitando anche nella loro vita privata comportamenti che potessero mettere a rischio la loro salute oppure quella degli anziani di cui continuano a prendersi cura». Sono stati loro a prendere il posto di parenti e amici che rimangono però «insostituibili» per un rapporto di cura che dia risultati soddisfacenti. Ne è certo lo stesso Fabrizio Lazzarini, che chiede alle autorità competenti di tenerne conto in vista delle loro future decisioni: «Quando si potranno abbassare le protezioni come l’obbligo del Green pass rafforzato per entrare in Rsa lo dovranno decidere i politici. Mi permetto però di segnalare che un anziano non può stare senza relazioni, se vogliamo davvero il suo benessere. Occorre trovare un giusto equilibrio fra questa necessità e l’esigenza di non farli infettare dal virus».

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