
Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 05 Settembre 2025
Cellulari vietati in classe. I presidi: «Con gli studenti un patto educativo»
LA NOVITÀ . Dopo le medie, il divieto entra in vigore anche alle superiori. «Ragazzi da sensibilizzare, la custodia responsabilità eccessiva alla scuola».
Cellulari vietati in classe. Con l’avvio dell’anno scolastico parte il «giro di vite» anche per le scuole superiori: il Ministero dell’Istruzione ha infatti introdotto il divieto totale di utilizzo degli smartphone, valido non solo durante le lezioni ma per l’intera permanenza degli studenti negli edifici scolastici. Anche gli istituti bergamaschi di secondo grado si stanno quindi muovendo per aggiornare i propri regolamenti. E, nei primi collegi docenti e consigli d’istituto del nuovo anno scolastico che stanno avvenendo in questi giorni, sta emergendo un orientamento comune: puntare su un patto educativo di corresponsabilità che sensibilizzi gli studenti al rispetto della norma, piuttosto che su misure rigide come il «sequestro» dei dispositivi personali.
Cosa prevede la circolare
Ma andiamo per ordine. La decisione di vietare i cellulari alle superiori è nota da tempo: a giugno la pubblicazione della circolare ministeriale ad hoc che fa seguito al documento dell’estate scorsa che già vietava l’uso dei cellulari alle medie. L’obiettivo dichiarato dal Ministero è tutelare sia la salute dei giovani sia la qualità degli apprendimenti «alla luce degli effetti negativi, ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica, che un uso eccessivo o non corretto dello smartphone può produrre sulla salute e il benessere degli adolescenti e sulle loro prestazioni scolastiche», si legge nel documento firmato dal ministro Giuseppe Valditara. Il documento stila una «lista» di passi che le scuole devono compiere: dall’aggiornare i regolamenti e il patto di corresponsabilità educativa a prevedere provvedimenti disciplinari per coloro che dovessero contravvenire al divieto. Sono previste anche «deroghe» all’utilizzo. In presenza, ad esempio, di un piano educativo individualizzato o personalizzato come supporto agli alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento. Ma «è rimessa all’autonomia scolastica l’individuazione di misure organizzative atte ad assicurare il rispetto del divieto in questione» si legge. In sostanza ogni istituto deve stabilire autonomamente le sanzioni da applicare in caso di trasgressione e i metodi più appropriati per la custodia dei dispositivi durante l’orario scolastico (le opzioni proposte dal Ministero vanno dal «sequestro» dei dispositivi da parte dei docenti fino all’utilizzo di armadietti per conservarli).

I presidi
Ora si tratta di passare dalla teoria alla pratica. Come si stanno muovendo le scuole bergamasche? «Incoraggiamo gli studenti ad assumersi le proprie responsabilità, evitando di ricorrere al ritiro del cellulare – afferma Claudio Ghilardi, preside del Liceo classico Paolo Sarpi –. In caso di violazione, il cellulare, dopo essere stato spento dallo studente, sarà ritirato dal docente, consegnato in segreteria e restituito al termine delle lezioni». Sulla stessa linea è anche il Liceo scientifico Lussana: «Vogliamo porre enfasi sulla fondamentale importanza di mantenere un atteggiamento di rispetto, sia nei confronti delle norme stabilite sia verso le persone coinvolte nel contesto scolastico e formativo – riflette la preside Simonetta Marafante –. Vogliamo, prima di tutto, sensibilizzare gli studenti su valori essenziali come la collaborazione all’interno dell’ambiente educativo». D’accordo Paola Caterina Crippa, dirigente scolastica del Liceo scientifico Mascheroni: «Continueremo a lavorare puntando sulla responsabilizzazione ed evitando soluzioni che possono poi rivelarsi superficiali» rileva. All’Istituto Natta, dice la preside Savia Nardone, è stato ipotizzato «l’acquisto delle classiche sacche portatelefoni da posizionare nelle aule, ma non abbiamo ancora deliberato in tal senso. Per ora prevediamo che gli studenti tengano i cellulari spenti negli zaini o nelle borse e lavoreremo sul far rispettare la norma dal punto di vista educativo».
Per i presidi la custodia dei cellulari rappresenta «una responsabilità eccessiva alla scuola»
Conservare i cellulari in un apposito spazio porta con sé anche un tema di responsabilità da parte dei docenti. «Abbiamo discusso approfonditamente la questione durante il collegio docenti – spiega la dirigente del Pesenti, Veronica Migani -. Alcuni insegnanti proponevano di custodire i telefoni degli studenti in contenitori specifici in aula. Tuttavia, affidare ai docenti o alla scuola la gestione e il controllo di un numero così elevato di telefoni comporterebbe rischi significativi, soprattutto in caso di furti, smarrimenti o danni. In uno scenario simile, la scuola sarebbe obbligata a rispondere economicamente, una responsabilità che risulterebbe insostenibile considerata la quantità di studenti e dispositivi. Per questi motivi si è preferito optare per una modalità educativa piuttosto che repressiva. Verranno quindi messe in atto azioni volte a sensibilizzare gli studenti sul senso e la motivazione del divieto, confidando che comprendano l’importanza di rispettarlo. Qualora ciò non avvenisse, si procederà con un sistema di sanzioni progressive che includeranno una prima segnalazione alla famiglia, eventuali abbassamenti della valutazione della condotta e, in casi estremi, sospensioni. L’obiettivo rimane comunque quello di promuovere un comportamento responsabile nei confronti delle regole».
«Dal punto di vista operativo, il nostro obiettivo principale è coinvolgere attivamente gli studenti, promuovendo una partecipazione consapevole alle decisioni - aggiunge la preside del Paleocapa, Annalisa Bonazzi -. Ci stiamo muovendo con uno spirito fortemente educativo perché riteniamo che il coinvolgimento e la collaborazione siano principi fondamentali per costruire un ambiente scolastico solido e armonioso». Concetto ribadito anche da Armanda Ferrarini, dirigente del Mamoli: «L’aspetto educativo è la vera chiave per contrastare l’eccessivo utilizzo di questi dispositivi. Il divieto da solo non basta – afferma –. Se gli studenti infrangono la regola, verranno annotate delle segnalazioni e in alcuni casi applicate sospensioni, ma riteniamo che sia fondamentale che i ragazzi capiscano l’importanza di un utilizzo consapevole da soli, senza ricorrere esclusivamente alle sanzioni. Per supportare questo obiettivo istituiremo anche una commissione che avrà il compito di studiare come integrare nel curriculum scolastico un percorso educativo mirato a promuovere un uso responsabile delle tecnologie».
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