Comuni, è caccia ai vigili: «In affanno soprattutto le realtà più piccole»

Polizia locale. Percorso a ostacoli per indire i concorsi, chi entra tende a cercare sbocco nelle realtà più grandi. «Spesso fanno un lavoro non loro».

È caccia al vigile. Per molti Comuni, trovare (e trattenere) sul territorio gli agenti di Polizia locale sembra diventata un’impresa. Lo confermano i racconti dei sindaci (per esempio a Fiorano al Serio, che spera nel concorso che si svolgerà a dicembre, dopo due anni di peripezie), lo «certifica», con sguardo che va anche oltre i confini orobici, il vicepresidente di Anci Lombardia Lucio De Luca. «Ci sono una serie di problemi generali, organizzativi, per i Comuni, nel portare avanti i concorsi, anche a seguito di nuove norme sulle modalità di svolgimento» premette De Luca. Ma pure superati questi ostacoli, «ai concorsi in molti casi partecipano poche persone, e chi lo fa non di rado ha un livello di preparazione inadeguato». Criticità emerse anche da una selezione organizzata a livello regionale (non per vigili, ma per amministrativi) da Anci e Regione, per stilare una graduatoria da cui i Comuni potessero attingere: «Hanno partecipato in 400, alla fine ne sono stati selezionati 39». Su un’intera Regione.

L’idea dei corsi

«E per la Polizia locale il problema è anche maggiore, vari sindaci chiamano trovandosi “scoperti”». Tanto che l’Anci sta valutando di organizzare dei corsi che precedano i concorsi, in modo da fornire agli aspiranti vigili maggiori strumenti per affrontare la selezione. Per i piccoli Comuni, tuttavia, le criticità non si fermano ai bandi: «Spesso gli agenti, appena ne hanno la chance, si spostano in realtà più grandi, dove intravedono la possibilità di un lavoro più di “polizia”, meno amministrativo, con rotazione su turni». Inoltre c’è chi arriva da lontano e poi cerca (legittimamente) di riavvicinarsi a casa: «Ad Azzano San Paolo ci è successo un paio di anni fa: assumemmo un vigile da un’altra provincia, giusto il tempo di fare la formazione e acquistare le divise, e si è aperta per lui una possibilità nel suo territorio, dove quindi ha fatto ritorno», racconta De Luca. Accanto ai vigili, tra i profili più difficili da individuare ci sono assistenti sociali e «categorie D», le figure di livello un po’ più alto (poi c’è tutta la questione dei segretari comunali, ma fa storia a sè). «Eppure il lavoro pubblico ha visto un’accelerazione della digitalizzazione che può essere attrattiva per i giovani, e c’è la grande occasione del Pnrr», osserva De Luca. In generale, i Comuni bergamaschi non hanno certo personale che «avanza»: i dati 2020 parlano di 4.277 dipendenti in tutto, pari a 3,93 ogni mille abitanti. Nettamente sotto la media regionale (5,31) e nazionale (5,85).

«Sotto» del 40%

E i vigili? «Idealmente ci vorrebbe un agente ogni mille abitanti – dice Claudio Modina, presidente dell’associazione Polizia locale della Provincia di Bergamo –. In tutta la provincia siamo tra i 500 e i 600: circa il 40% in meno. Certo non è un problema solo bergamasco». Effetto anche di anni di contenimento delle spese di personale: dal 2014 al 2019, gli agenti di polizia locale nei Comuni italiani sono scesi da 55.698 a 50.777, un calo di quasi il 9%. «C’è anche da notare che spesso, sebbene non in tutti i Comuni, gli agenti si trovano a fare un lavoro che non è il loro: compiti più da impiegati, come la gestione della segnaletica o il commercio, mentre per i cittadini sarebbe importante vederli sulle strade».

La direzione è quella di provare a fare squadra: «La Regione – aggiunge Modina – aveva indicato in 18 il numero adeguato di agenti per coprire i turni e gestire le funzioni, incentivando l’aggregazione tra Comuni per raggiungere queste cifre». Quanto ai concorsi, «concordo che spesso non arrivino persone preparate come una volta, ma l’interesse per questo lavoro non è venuto meno. I nuovi assunti poi devono comunque fare un percorso di formazione, noi siamo impegnati anche su questo».

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