Covid, corrono i ricoveri in Lombardia: i pazienti in area medica sono quasi tremila

In Lombardia i pazienti in area medica a un soffio da quota tremila (2.999), più 246 in terapia intensiva. Secondo l’epidemiologo La Vecchia il cambio da giallo ad arancione è certo ma non è escluso lo scenario peggiore.

«Più che i contagi, ormai esplosi, ora preoccupano i ricoverati». L’epidemiologo Carlo La Vecchia, professore ordinario di Statistica medica all’Università degli Studi di Milano, inquadra il momento della pandemia e ciò che ora merita maggiormente di stare sotto la lente: «Il problema non è solo come proseguirà la diffusione di Omicron e quando ci sarà il picco: dobbiamo ragionare sul fatto che ora vediamo il ricovero di chi si è contagiato la scorsa settimana, e questa progressione continuerà ancora». Anche la giornata di ieri ha ribadito la tendenza dell’ultimo periodo: in Lombardia i pazienti in terapia intensiva sono saliti a 246, con un incremento di due sole unità, ma i reparti ordinari vedono ora 2.999 pazienti, 112 in più di domenica. La saturazione dell’area medica è al 27,61%, in avvicinamento alla soglia del 30%; le terapie intensive sono occupate per il 15,95%, c’è più margine rispetto al tetto del 20%.

Sforando entrambi i limiti, però, si passa in zona arancione: «Andando avanti così, dal 24 o dal 31 gennaio la Lombardia sarà in zona arancione – stima La Vecchia -. Ma si ragiona anche sullo scenario peggiore, la zona rossa: è molto probabile che ci si arrivi. Più in generale, si deve pensare al carico sugli ospedali: occorrerebbero strutture dedicate ai pazienti Covid a bassa intensità, degli hub esterni che “portino fuori” dagli ospedali i malati meno gravi, consentendo agli ospedali un’attività ordinaria minima per urgenze e altre patologie».

Dove crescono i ricoveri

La geografia della pressione ospedaliera disegna zone della Lombardia dove il carico sulle strutture è più intenso. Il quadro si ricava da un report dell’assessorato regionale al Welfare, aggiornato a domenica, con la ripartizione dei ricoveri Covid. Se in Bergamasca i pazienti sono oltre 300, nel Bresciano si è oltre quota 400 (con 206 pazienti ai Civili); 428 i ricoverati nei nosocomi del territorio dell’Ats Insubria (province di Como e Varese, con 158 pazienti all’Asst Sette Laghi, 129 all’Asst Valle Olona, 112 nell’Asst Lariana), 359 nell’Ats Brianza (tra cui 116 pazienti all’Asst Lecco e 133 all’Asst Monza), oltre 1.200 negli ospedali che fanno riferimento all’Ats Milano (superano quota 100 Sacco, Niguarda, Ovest Milanese, San Paolo e Carlo, Policlinico); a 130 pazienti c’è anche il San Matteo a Pavia. In rapporto alla popolazione lo stress maggiore si osserva nella Lombardia occidentale (Milano, Pavia, Brianza, più Sondrio), mentre appare più stabile la situazione nell’area orientale (Bergamo, Brescia, Cremona, Mantova). «I ricoveri si legano all’andamento dei contagi – riflette La Vecchia -: nelle province della Lombardia occidentale l’incidenza è più alta; Bergamo, dopo la prima drammatica ondata, ha sempre mostrato valori più bassi». Cosa serve, per reggere? «Occorre accelerare sulle terze dosi», rimarca La Vecchia.

La Bergamasca

I ricoverati bergamaschi ieri erano 330 (25 in più) di cui 22 in rianimazione. Al «Papa Giovanni» sono 137 i pazienti ordinari (17 in più) e 20 in terapia intensiva (invariati). Nelle strutture dell’Asst Bergamo Est si contano 33 pazienti acuti ad Alzano (1 in più), 12 acuti a Seriate (5 in più), 2 in terapia intensiva a Seriate (invariati), 22 sub-acuti a Lovere (domenica erano 10 acuti e 18 sub-acuti). Humanitas Gavazzeni ha portato a 20 (8 in più) i posti letto Covid nell’Emergency Center, tutti occupati. Sono 31 i degenti al Policlinico San Pietro (2 in meno) e 16 quelli al Policlinico San Marco (2 in più) degli Istituti ospedalieri bergamaschi. Non comunica dati l’Asst Bergamo Ovest dove domenica i ricoverati erano 37.

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