Covid e diabete, tra i bambini casi in aumento

Salute Tra le conseguenze dell’infezione a livello infantile c’è anche un incremento di questo tipo di patologia. Greco: «Uno studio italiano ha registrato un’impennata del 43%. Anche in Bergamasca il trend è di crescita».

Il Covid resta un problema anche per bambini e adolescenti. Non solo nel momento in cui contraggono l’infezione, ma anche dopo la guarigione. Perché se i sintomi clinici del contagio da Sars-CoV-2 in età pediatrica possono essere più blandi, le conseguenze invece restano. E sono conseguenze significative: è infatti in aumento il diabete – sia di tipo 1 sia di tipo 2 – tra bambini e adolescenti da poco guariti dal Covid. È quanto emerge da alcune ricerche internazionali, e i primi segnali si scorgono anche in Bergamasca.

«Lo studio più importante è stato condotto dai Centers for Diseases Control (Cdc, ndr) di Atlanta, negli Stati Uniti, e ha indagato la situazione di oltre 2 milioni di bambini e adolescenti dagli 0 ai 18 anni che hanno superato l’infezione – spiega il pediatra Luigi Greco, consigliere dell’Ordine dei medici di Bergamo –: sono stati presi in considerazione due grandi archivi di dati, in un primo gruppo si è osservato un aumento dell’incidenza di diabete superiore al 60% e nel secondo gruppo l’incremento dell’incidenza del diabete è stato del 31%». Anche dall’Italia arrivano conferme. «Uno studio condotto da colleghi italiani e pubblicato sul Journal of Pediatrics ha denunciato un incremento dei casi di diabete del 43% dopo la prima ondata – aggiunge Greco –. Si evidenzia anche un aumento dei casi di celiachia, e questo lascia pensare che il Covid possa portare più in generale allo sviluppo di patologie autoimmuni». L’incidenza della malattia sembra dunque crescere di circa il 40% nei bambini che hanno avuto il Covid. E in Bergamasca? «Stime precise ancora non ce ne sono – premette il pediatra –, un incremento di patologie autoimmuni si stava osservando anche prima della pandemia. Quello che sembra emergere però, anche in chiave locale, è che il Sars-CoV-2 abbia fatto da “grilletto” amplificatore dell’aumento di questo tipo di patologie, a partire dal diabete». Un tema da indagare ancora più a fondo, a partire da un nodo che può essere dirimente. «Gli studi sono stati condotti su bambini che hanno contratto il virus nella prima ondata, ed era il ceppo originario del virus. Occorre capire – precisa Greco – se anche le varianti successive, da Alfa a Delta fino a Omicron, possa generare questo tipo di conseguenze».

Gli effetti a medio-lungo termine del Covid anche nella fascia pediatrica portano dunque a una considerazione. «C’è una tendenza a equiparare il Sars-Cov-2 a un’influenza, ma sappiamo che parliamo di virus differenti: l’influenza si localizza nelle alte vie respiratorie e meno in quelle basse, mentre il Sars-CoV-2 interessa soprattutto le basse vie respiratorie e anche quasi tutti gli altri organi, il fegato, i reni, il pancreas, il cervello, il cuore – ricorda Greco –. È un virus serio, anche tra i bambini».

«Vaccini, non demordere»

La circolazione virale in bimbi e adolescenti è stata tra l’altro massiccia. Secondo un recente report della Regione che analizza la diffusione del virus in questo anno scolastico, tra settembre 2021 e inizio maggio 2022 in Lombardia si sono registrati 449.272 contagi tra gli 0 e i 18 anni: nel dettaglio, oltre 36mila casi nei bambini sotto i 2 anni, 60mila nella fascia 3-5 anni, 150mila tra i 6 e i 10 anni, quasi 81mila tra gli 11 e i 13 anni, quasi 123mila nella fascia 14-18 anni. Nonostante le evidenze della «presa» del virus, la campagna vaccinale nella fascia pediatrica non è mai davvero decollata: i dati della Regione indicano che ha ricevuto l’iniezione poco meno del 40% dei bambini tra i 5 e gli 11 anni; andamento ben diverso invece tra i 12 e i 19 anni, dove è stato vaccinato oltre l’85% della platea (e il 52,35% dei 12-19enni ha ricevuto anche la terza dose).

«L’adesione alla campagna vaccinale tra i bambini non è stata massiccia – rileva Greco –. L’invito è però a non demordere nella campagna: anche se il vaccino non esclude l’infezione, viene però ridotto sensibilmente il rischio di malattia grave. In ambito pediatrico, per esempio, si riduce di oltre il 91% il rischio di Mis-C (la sindrome infiammatoria multisistemica dei bambini, ndr). Non sottovalutiamo poi le precauzioni tenute fin qui: indossare la mascherina in caso di assembramento, proseguire nella corretta igiene delle mani».

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