Covid, il 98% dei casi curati a casa. Super lavoro per i medici di base

Impegno enorme, evidenti problemi di tracciamento.

La marea dei contagi si alza, ma l’onda sugli ospedali resta tutto sommato ancora contenuta. Il virus a due velocità tratteggia uno scenario diverso dai precedenti due anni di pandemia: ora circa il 98% dei positivi - un dato sovrapponibile sia a livello bergamasco sia a livello lombardo - è in isolamento a casa, e solo il 2% degli infetti necessita di ricovero. Quel 98% a casa ricade così soprattutto sulle spalle dei medici di base, sempre in prima linea sul fronte pandemico. Tanti positivi sono asintomatici, ma altrettanti presentano una sintomatologia lieve ma pur sempre da monitorare.

«C’è un lavoro enorme - conferma Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo -. Rispetto al passato la pressione sugli ospedali è attenuata, ma c’è un’infinità di casi sul territorio. Questo si traduce in un numero elevatissimo di casi da monitorare, seppur con sintomi lievi, e in una situazione burocratica molto pesante: i problemi sul tracciamento sono evidenti, il sistema di prenotazione dei tamponi presenta criticità. Uno dei problemi più rilevanti è nel “liberare” i positivi: serve un primo tampone di controllo al decimo giorno, ma i tempi rischiano di allungarsi».

La differenza tra le ondate I numeri d’altronde crescono decisamente: al 22 dicembre, secondo l’ultimo report dell’Ats, i bergamaschi in isolamento obbligatorio perché positivi erano 3.979; un dato verosimilmente ancora al rialzo, considerando che solo tra il 23 e il 27 dicembre in Bergamasca sono stati diagnoticati altri 3.800 positivi. I ricoverati negli ospedali bergamaschi restano comunque attorno al centinaio (il 28 dicembre 2020, di contro, erano 273: quasi tre volte tanto), i pazienti positivi a casa - perché con sintomi lievi - sono dunque migliaia: spannometricamente, potrebbero essere circa una decina per ogni medico di base. «Tutti da gestire nella nota situazione di difficoltà per i medici di base - ribadisce Marinoni -: c’è l’impegno per i propri assistiti per il Covid e l’extra-Covid, l’impegno nella campagna vaccinale, gli adempimenti burocratici sempre maggiori». In Lombardia, a fronte di più di 120mila positivi in isolamento domiciliare, oggi i ricoverati sono meno di 2mila: appunto meno del 2% è in ospedale, un anno fa i ricoverati erano l’8-9% dei positivi e ancora nella terza ondata di marzo-aprile 2021 si sfiorava sempre il 10%.

Il picco di persone con l’infezione in corso, in chiave lombarda, rimane ancora quello registrato al culmine della seconda ondata del 2020: il 22 novembre dello scorso anno si toccò un record di 164.406 cittadini in quel momento positivi, di cui però ben 9.340 ricoverati negli ospedali. Boom del telemonitoraggio Decisivo è l’apporto della tecnologia. Quasi due anni di pandemia hanno contribuito a un sensibile affinamento della telemedicina. Tra le principali realtà in campo, la cooperativa Iml (Iniziativa Medica Lombarda, cui tra l’altro fanno capo anche tre hub vaccinali in Bergamasca) registra una mole di lavoro in deciso rialzo: «C’è un’impennata di pazienti seguiti tramite telemonitoraggio - rileva Mario Sorlini, presidente di Iml -. Milano e Bergamo sono le aree della Lombardia dove osserviamo l’aumento più consistente: le richieste di telemonitoraggio sono quintuplicate rispetto a dieci giorni fa, ci sono 50-60 nuovi pazienti da seguire in più ogni giorno. Noi prendiamo in carico quelli che ci affidano i medici: attraverso la tecnologia, si instaura un controllo costante pur a distanza, col rilevamento dei parametri anche più volte al giorno.

Si tratta di persone positive al virus con sintomi prevalentemente non gravi: febbre, raffreddore e mal di gola, anche perché la popolazione positiva è mediamente più giovane rispetto alle precedenti ondate». Di «numeri importanti» parla anche Mirko Tassinari, medico di base con studio ad Albino e segretario provinciale della Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale: «Ci sono veramente tanti casi: a fronte dei numeri che tutti conosciamo, la stragrande maggioranza dei positivi è trattata a domicilio. Le forme gravi sono una minoranza, ma tutti i positivi presentano comunque della sintomatologia: lieve in chi ha fatto la terza dose, mentre in chi non ha ricevuto la dose booster spesso si torna a osservare la perdita di gusto e olfatto. Resta il problema del riscontro diagnostico, le liste d’attesa dei centri tamponi sono molto lunghe. Il nostro impegno resta a 360 gradi: dai certificati di malattia al telemonitoraggio, dalle visite domiciliari alle vaccinazioni».

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