Covid, l’intervista al professor Galli: «Vaccini, utile la terza dose»

L’infettivologo: «Corso un rischio con le riaperture del 26 aprile ma grazie ai vaccini il trend è incoraggiante. Le precauzioni? Da mantenere».

«Il trend dei contagi e dei ricoveri è assolutamente favorevole. La situazione è molto migliorata e tale da far pensare che il peggio possa essere passato, anche in Lombardia. Soprattutto lo zoccolo duro delle vaccinazioni fatte dovrebbe consentire di proteggerci per l’autunno. Non sono pessimista, ma realista. Spero si sia capito». Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano e docente di Malattie infettive all’Università Statale, si toglie qualche sassolino dalle scarpe e ribadisce un concetto a chi lo accusa di catastrofismo: «Io parlo in base ai dati. C’è stata un svolta nelle vaccinazioni. Con le riaperture del 26 aprile si è corso un rischio, perché un mese fa i dati non erano positivi e c’era l’incognita delle varianti. Ma il quadro oggi mi sembra incoraggiante. Non abbassiamo la guardia e vacciniamoci tutti».

Professor Galli, possiamo iniziare a cantare vittoria o la guerra al virus è ancora lunga?
«Io porrei ancora dei paletti, pur in un contesto favorevole. Se diamo un’occhiata all’Inghilterra, dove ci sono molti più vaccinati di noi, si evince che nella fascia dei non vaccinati si sta diffondendo sempre più la variante indiana, che potrebbe rappresentare un problema per tutta l’Europa non vaccinata. Non tanto per il discorso delle nuove ospedalizzazioni, ma per un tasso di infezione importante che può determinare qualche conseguenza. E, a prescindere da ciò che può venire da fuori, abbiamo la necessità di mantenere la protezione delle persone anziane e fragili, anche se vaccinate».

In che senso?
«Bisogna riuscire a capire se queste persone e quelle più vulnerabili palesano un’efficace e duratura risposta al vaccino. Questo diventa un problema clinico e di sanità pubblica generalizzata, cioè io ho bisogno di sapere se il mio paziente ha caratteristiche tali da renderlo inidoneo a rispondere al vaccino. In linea generale le persone fragili, con meno probabilità di aver ottenuto una risposta efficace a lungo termine, è consigliabile che mantengano individualmente precauzioni adeguate. Il concetto vale anche per chi è guarito. L’uso delle mascherine ed evitare situazioni di assembramento restano in ogni caso regole di buon senso».

Quindi i comportamenti individuali fanno ancora la differenza?
«Ripeto: le vaccinazioni sono aumentate e sono decisive, ma non sono state un fulmine totale. Quando si è aperto il 26 aprile non si erano raggiunte le 500 mila inoculazioni al giorno in Italia e non si aveva la totale garanzia di numeri così importanti. C’è stato un forte impegno delle persone, quindi i risultati raggiunti finora sono frutto anche del comportamento e della consapevole prudenza. Lo si percepisce, anche i soggetti già vaccinati utilizzano sempre le precauzioni».

Quindi riaprire è stato un rischio ragionato, anche in Lombardia?
«In quel momento non dobbiamo dimenticare che sussisteva una differenza di 30 milioni di dosi somministrate rispetto all’Inghilterra e il gap non è stato ancora colmato. Per arrivare ai loro livelli ci sarebbero voluti 70 giorni con mezzo milione di dosi quotidiane e colmare così quel divario. I conti in quel momento erano tutti a sfavore dell’ipotesi di riaprire, ma ora va bene così. D’altra parte quando hai già tanti morti, molte delle persone infettate e destinate a morire erano già decedute e ciò pesa nelle valutazioni complessive. Un eccesso di prudenza non fa mai male».

Cosa occorre fare ora per evitare gli errori dell’estate scorsa?
«Confido nei vaccini già fatti e in quelli che si continueranno a fare, che ci porteranno a condizioni ancora più favorevoli. Un’ondata comparabile con quelle precedenti non si vede all’orizzonte, salvo cataclismi non prevedibili o l’emergere di varianti resistenti a tutti i vaccini fatti finora. Lo zoccolo duro dei vaccinati e dei guariti costringerà il virus a limitare i danni ancora in grado di farci».

Oltre agli anziani e ai fragili c’è un’altra fascia di popolazione cui prestare particolare attenzione?
«Il valore aggiunto per ridurre drasticamente la circolazione del virus è la vaccinazione degli adolescenti. Con il ritorno a scuola a settembre sarà fondamentale essere vaccinati ad ampio raggio tra i giovani per ridurre e contrastare le varianti ad alta diffusività (variante inglese, sudafricana, brasiliana e indiana). La scomparsa a breve termine del Covid non è ipotizzabile, ma una violenta quarta ondata autunnale è teoricamente possibile ma assai poco probabile. Una variante particolare che ci porti a riempire di nuovo i reparti ordinari, le Terapie intensive e i cimiteri è più un timore che uno scenario realistico».

La terza dose del vaccino sarà una necessità?

«Il terzo richiamo è verosimile. Sono fondamentali tre aspetti: vaccinare, rivaccinare e avere vaccini aggiornati, come l’antivirus da installare riaggiornato nei computer. Non abbiamo certezza di quanto duri quest’immunità contro un virus che circola dal 2020».

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