Covid, nella Bergamasca 3.491 nuovi casi e 20 morti in sette giorni - Il report

I dati. Ministero e Regione: la curva dei contagi si sta appiattendo, ma salgono contagi e decessi. Studio Humanitas: tutti i vaccini generano anticorpi. Mantovani: «Così abbiamo cambiato il corso di una pandemia».

La curva è diventata una linea retta. L’ennesimo saliscendi dei contagi sembra essersi già esaurito, con una progressione ora di nuovo «piatta» delle infezioni, mentre si alzano fisiologicamente gli indicatori «conseguenti», cioè ricoveri e decessi. Lo confermano gli ultimi dati del ministero della Salute e della Regione Lombardia: negli ultimi sette giorni (il nuovo report va dal 25 novembre al 1° dicembre) in Bergamasca si sono contati 3.491 nuovi positivi al Sars-CoV-2 (picco di 837 casi nella giornata di martedì 29 novembre), con una variazione quasi impercettibile (+0,72%) rispetto ai 3.466 della settimana precedente; l’incidenza del contagio rimane così ferma a 317 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti. Se si allarga lo sguardo all’intera Lombardia la sostanza è praticamente la stessa, solo con un leggero ribasso: l’ultima settimana ha consegnato 43.350 nuove infezioni, in calo del 3,39% sulle 44.869 dei sette giorni precedenti; l’incidenza del contagio resta superiore a quanto si osserva in Bergamasca, considerato che la media regionale è di 435 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti.

Ricoveri e decessi

Con il consueto cuscinetto di latenza a seguito dell’aumento dei contagi, appunto, ora ad alzarsi sono le curve dei ricoveri e anche quelle dei decessi. A giovedì 1° dicembre le Terapie intensive lombarde avevano in cura 26 pazienti, contro i 19 del giovedì precedente, mentre nei reparti ordinari i ricoverati salgono a 1.451 (erano 1.278 sette giorni prima). In chiave locale, all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo la pressione s’allenta: ieri risultavano 19 pazienti ordinari e nessuno in Terapia intensiva, una settimana prima c’erano invece 24 pazienti ordinari e 3 in Terapia intensiva. All’Asst Bergamo Est sono 68 le persone in cura, rispetto alle 61 del venerdì precedente: ora si contano 2 pazienti in Terapia intensiva a Seriate, 23 acuti a Seriate, 16 acuti ad Alzano, 9 acuti a Piario, 12 subacuti a Lovere, 6 subacuti a Gazzaniga. All’Humanitas Gavazzeni sono 12 i pazienti Covid, rispetto agli 8 della settimana precedente. Nell’intera Lombardia gli ultimi sette giorni hanno portato a 189 vittime, in aumento del 23,53%. Il dettaglio provinciale ha invece indicato 20 decessi, contro i 10 della settimana precedente. Sia sui ricoveri sia sui decessi, incide la quota di persone incidentalmente positive al virus ma in cura per altre patologie. Per il monitoraggio dell’Istituto superiore di Sanità e del ministero della Salute, la «classificazione complessiva di rischio della Lombardia» rimane «moderata», con un’«allerta» legata all’aumento del tasso di positività.

Vaccini, studio Humanitas

Intanto, la scienza dà una ulteriore validazione al valore dei vaccini: tutti generano anticorpi e sono ben tollerati, compresi quelli più «sottovalutati» come il russo Sputnik e il cinese CoronaVac. Lo indica un nuovo studio coordinato da Humanitas e che ha coinvolto quasi 2mila dipendenti del gruppo Techint in tre continenti, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica «Frontiers in Immunology». La particolarità di questa ricerca è nell’estensione territoriale, ma con un protocollo clinico uniforme, e nella comparazione tra ben sette diversi tipi di vaccini, a partire dai più noti a mRna (Pfizer, Moderna) e ampliando il campione anche a vaccini impiegati nel resto del mondo. E «i dati emersi – spiega la professoressa Maria Rescigno, docente di Patologia generale e prorettore vicario con delega alla ricerca di Humanitas University, che ha coordinato il lavoro cui ha partecipato anche la dottoressa Elena Azzolini, responsabile del Centro vaccinale di Humanitas – ci dicono che tutti i vaccini inducono una risposta anticorpale, compresi Sputnik e Coronavac. La fotografia riguarda Sars-CoV-2 fino all’arrivo della variante Delta. Poiché lo studio è ancora in corso, in futuro potremo anche valutare l’efficacia dei vari vaccini nel proteggere dalla malattia».

Sfida del futuro

Lo studio è stato coordinato da Humanitas con l’Hospital Clinica Nova di Monterrey in Messico e la rete ospedaliera della fondazione Hospital San Francisco Xavier, in Brasile.

Il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas, avvolge il filo della riflessione: «La pandemia ha cambiato le nostre vite come individui e come comunità. Nel 2020 ci siamo trovati ad affrontare le incognite di una malattia sconosciuta, con poche informazioni e molte fake news. Quando, nel 2021, i primi vaccini iniziarono a diventare disponibili in tutto il mondo, le persone ricevettero le loro prime dosi con preparati diversi. In questa situazione, abbiamo voluto dare un contributo, unendo le forze a livello internazionale, per aiutarci a vicenda e contribuire insieme allo sviluppo e all’approfondimento della conoscenza di questi vaccini». Il risultato di questo lavoro senza precedenti è negli esiti concreti: «Per la prima volta nella storia dell’umanità, abbiamo cambiato il corso di una pandemia grazie ai vaccini – sottolinea lo scienziato –. La storia di questo progetto e dei vaccini antiCovid ci ricorda che stare insieme, come comunità, è il modo per affrontare le sfide del futuro e che dobbiamo continuare a fare ricerca al servizio della salute di tutti». Il protocollo, ancora in corso, prevede 5 prelievi di sangue per ogni persona secondo un calendario preciso: nel momento immediatamente antecedente la prima dose e la seconda dose, 21 giorni dopo la seconda dose, 6 mesi dopo la seconda dose, 12 mesi dopo la seconda dose.

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