Covid, sale l’età dei contagiati: «Tanti anziani scoperti»

L’allarme. La media si è attestata intorno ai 57 anni. Marinoni: «Per molti la terza dose risale a un anno fa».

Dopo una lunga fase di stabilità, l’età media del contagio è tornata ad alzarsi. Non un dato incoraggiante, considerando che l’età è un fattore di rischio per le conseguenze più severe dall’infezione. L’ultimo «cruscotto» dell’Ats di Bergamo ha infatti segnalato che l’età media dei nuovi casi – per la settimana tra il 28 dicembre e il 3 gennaio – si è attestata a 57 anni, mentre da parecchie settimane era stabile a 52 anni; un anno fa era invece attorno ai 35-37 anni, ma allora si eseguivano anche moltissimi tamponi nelle scuole (dove emergevano anche dei positivi asintomatici, abbassando di fatto l’età media dei nuovi contagi).

I numeri danno un quadro più concreto: su un totale di 1.416 nuovi contagi censiti in Bergamasca nell’ultima settimana, 284 si sono registrati nella fascia dei 50-59 anni, 265 tra i 60-69enni, 199 tra i 70-79enni, ben 145 tra gli ottantenni, e infine 37 casi tra gli ultranovantenni; più del 25% dei nuovi casi, in altri termini, è stato segnalato tra i bergamaschi oltre i 70 anni, età particolarmente a rischio.

Di contro, sono emersi solo 15 casi nei bambini fino a 11 anni, altri 12 positivi negli adolescenti di 12-15 anni e appena 9 contagi tra i ragazzi di 16-19 anni.

Un’evidenza, quella dell’«identikit del contagio», che dovrebbe spingere ulteriormente verso la quarta e quinta dose per i più fragili. «È un tema su cui insistiamo da sempre, anche i medici di base hanno un grande impegno su questo fronte – premette Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo –. Purtroppo sembra che le adesioni rimangano ferme, non vedo una particolare corsa alle vaccinazioni».

Da alcuni mesi, la domanda è sempre la stessa: perché la quarta dose non attecchisce? «È stata fatta molta confusione sul piano comunicativo, la gente è disorientata – riflette Marinoni –. Sono stati dati dei messaggi di liberi tutti, come se la pandemia fosse finita. Intendiamoci: alcuni provvedimenti improntati a una maggiore libertà sono corretti, perché adeguati alla situazione attuale, ma vengono letti in modo troppo semplicistico. Bisogna invece ribadire che la quarta dose è importante, e lo è anche la quinta per la popolazione a cui è indicata: questo ulteriore richiamo è dedicato agli over 60 che abbiano ricevuto da almeno 120 giorni la quarta dose con il vaccino non aggiornato, cioè quello che veniva usato prima dell’introduzione del vaccino bivalente aggiornato alle nuove varianti di Omicron; la quinta dose, che avviene appunto col vaccino aggiornato, dà una protezione ottimale rispetto alle nuove varianti». Il «bivalente» è appunto aggiornato a Omicron 4 e Omicron 5, con una buona risposta anche contro le varianti – sempre della «famiglia» Omicron – che sono al momento diffuse in Cina.

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Guardando al confronto con le precedenti fasi della campagna vaccinale, si aggiunge una ulteriore considerazione: la gran parte della popolazione ha ricevuto la terza dose un anno fa, un cuscinetto temporale ormai ampio che porta a una perdita di efficacia della protezione conferita dal vaccino. «Soprattutto gli anziani piano piano si stanno “scoprendo” – osserva Marinoni –. Per questo va ribadito il messaggio. È vero che nei giovani l’infezione di solito, e sottolineo “di solito”, non dà conseguenze gravi, ma nemmeno loro devono sottovalutare il problema. A maggior ragione non devono sottovalutare il problema gli anziani, dove la malattia può avere ancora forme severe. I medici di base stanno spronando ancora i pazienti, come fanno dall’inizio della campagna».

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